NOTIZIE, CURIOSITA’, ANEDDOTI, LUOGHI

la TRUFFA nell'OTTOCENTO

la TRUFFA nell’OTTOCENTO:

Il documento è stato rintracciato a Torino nei polverosi archivi di Corso Vittorio Emanuele. Ma si trova pure nell’Archivio di Stato di Palermo.
In una nota, il delegato della Sicilia, nel sottolineare l'”efficienza” della polizia borbonica, segnala la scoperta di una truffa del lotto ben articolata grazie anche alla (le talpe ci sono sempre) complicità di un impiegato regio di Palermo, don Giuseppe Naccari, e del titolare del botteghino lotto di Porta Termini, Antonio Campanella, che avrebbe fruttato agli organizzatori la bella somma di circa 10 mila ducati in tre anni.
Dalla Sicilia sia Naccari che Campanella scoperti evitarono l’arresto fuggendo e rifugiandosi a Genova al quartiere Quarto, ma vi sarebbero rientrati – segnala il delegato – partecipando – e diventando così perfino eroi – alla spedizione dei Mille di Garibaldi.(!!)
I particolari della truffa sono raccontati in una lettera inviata a Torino il 20 settembre 1858 dal Luogotenente Generale della Sicilia, Principe di Castelcicala, al Ministro per gli Affari di Sicilia, Don Giovanni Cassisi. Nella missiva si ricostruisce come gli impiegati infedeli del “Regio Lotto” siano riusciti a frodare l’erario utilizzando due metodi. Il primo consisteva nel consegnare ai loro compari alcune ricevute in bianco, su cui venivano SUCCESSIVAMENTE trascritti i numeri estratti. Furono intensificati i continui controlli che resero estremamente rischiosa la riscossione della vincita. Gli organizzatori della truffa ripiegarono allora su un sistema più artigianale: venivano giocati numeri singoli (ad esempio 2), che dopo le estrazioni diventavano doppi (ad esempio 82, 52, 42 ecc) grazie alla complicità degli impiegati infedeli che modificavano anche le matrici, dividendosi così i guadagni.
Il Naccari morì a Palermo nel 1860, in seguito a ferita riportata combattendo nel convento dei Benedettini.
Il Campanella si suicidò ad Arma di Taggia il 6 dicembre 1868.

Cartoline di Gioia Tauro

Cartolina di Gioia Tauro – NUMERI del LOTTO

Al Vecchio Lotto

Al Vecchio Lotto

A San Giovanni una rustica, accogliente trattoria partenopea ospitata all’interno di un’antica ricevitoria del lotto con pavimenti in cotto, soffitto in legno e stampe Alinari della vecchia NapoliMEMORIE STORICHE di FAVARA

La febbre del lotto

di Carmelo Antinoro

All’inizio del 1900 nel popolo favarese regnava una grande effervescenza. Quasi tutti i devoti del lotto, ed erano molti, giocavano e qualche volta prendendo belle vincite. Nel 1904, da un sommario conto nei botteghini, risultò una vincita di circa 200.000 lire. In quei tempi di fame e miseria, questa inaspettata pioggia di denaro era un grande refrigerio, da un canto rappresentava una vera manna dal cielo, dall’altro però si capiva che in breve tempo i giocatori avrebbero riversato le vincite nuovamente nei banchi del lotto. Dopo la vincita vistosa, il popolino inebriato, credendo di avere già aperte le porte della fortuna, giocava a più non posso. I botteghini erano presi d’assalto, erano pieni zeppi di giocatori e più di giocatrici che gridavano, gesticolavano, facevano guerra a gomiti e bestemmie. Finiti i libri di registro e chiusi i banchi, le donne correvano, come dissennate, a giocare in Girgenti. Non si ricorda mai in Favara un simile parossismo, una febbre psicologica così infuocata. Quello del lotto era diventato un gioco birbone, seduttore, espoliatore e dissanguatore del povero popolo.

Nella metà di aprile 1904 si è toccato l’apice; si dovettero chiamare i carabinieri per tenere l’ordine. Tutto il popolino favarese era intento a giocare il terno 5, 12 e 26. Questi numeri erano stati pronosticati da don Isidoro, monaco francescano forestiero, da molti anni stabilitosi in Favara. Morendo intorno al 1882, fra Isidoro aveva lasciato detto che appena morta la sua perpetua, dovevano uscire i tre numeri. La serva è morta il 13 aprile e si scatenò l’inferno. Il popolino prese d’assalto i botteghini fino a notte. Esauriti i registri si dovettero richiamare nuovamente da Girgenti e da Palermo. La prima settimana il popolo giocò 15 mila lire e 14 mila lire la seconda. I poveri forsennati, per giocare vendettero pure abiti, utensili, scarpe, perfino la minestra.

Le lotterie adescavano principalmente i poveri e li spogliavano, anzi, qualche volta li portavano alla follia e al suicidio. La vergognosa bugiarda, anzi delittuosa reclame degli impostori cabalisti continuava sempre, si ammantava di religione, ponendo per cabalisti pure i monaci. Anche i giornali, organi della pubblica opinione, per solo guadagno venale, pubblicavano conti, avvisi e certe storielle relative a matematici e cabalisti da far trasecolare.

ESTRAZIONI di un TEMPO

*LOTTOLOGIA VERA, TEMPI ANDATI*

 “Antò guarda… guarda ‘a cchist’ che razza ‘e ‘nsalata sta cumbinann’…”. Il corsivo è d’obbligo perché questa fu una frase che Domenico Manna ci rivolse nel pieno di una delle tante interminabili conversazioni basate sulla Ciclometria che avemmo la fortuna di operare con il grande maestro scomparso. Per chi non masticasse il dialetto partenopeo, la traduzione letterale è la seguente: “Antonio guarda… guarda costui che razza di insalata sta combinando…”, dove per insalata si intende un miscuglio di ingredienti senza né capo né coda. Certo, il senso e l’ironia delle espressioni dialettali sono quasi impossibili da tradurre in Lingua, ma in questo caso crediamo sia facile da cogliere. Nel momento in cui concludeva un suo pensiero, o ci esponeva una sua scoperta, era solito chiudere il discorso con frasi di questo tipo, che chiarivano meglio di mille parole come la pensasse su certe cose: “Je me faccio ‘o tarallo accussì cu ‘a matematica pe lle da’ dignità di scienza vera e poi vedo che pe ffa’ ‘a ciclometria basta ca se mettono ‘e nummarielli ‘n croce…”. Apriva un giornale qualsiasi e commentava coloritamente le performances degli ormai innumerevoli “scienziati” di Ciclometria che in tanti anni non avevano (e non hanno…) saputo produrre null’altro che reiterate quadrature (i numeri in croce…), oppure disegnini ormai stantii (è incredibile ma sono sempre gli stessi dai tempi di Vitale ad oggi, al di là delle patetiche rivendicazioni di paternità che si leggono in giro), incuranti del progresso scientifico e quindi incapaci di crescere, di saltare su un gradino più elevato, convinti di essere già “arrivati” (ma dove? E a cosa???). Oggi poi con l’avvento di internet la situazione è, se possibile, addirittura peggiorata. Provate a digitare la parola “ciclometria” su un qualsiasi motore di ricerca e vi renderete conto da soli. Vi risulteranno centinaia, quando non migliaia di riferimenti. Ma la sostanza? Poca (a voler essere generosi!), e gran parte di quella poca è talmente elementare che se apriste un giornale di 30 anni fa ci trovereste le stesse, identiche cose. Poi provate a fare un’altra ricerca, aggiungendo “manna” alla parola ciclometria. Risultato? Una quantità di riferimenti che si contano sulle dita di una mano sì e no, e questo la dice lunga. I giornali poi, non ne parliamo. Ormai totalmente votati all’impero dei numeri telefonici a pagamento (e che pagamento, a dir poco 1,50 € al minuto!), con i lettori continuamente bombardati di titoloni sull’imminente uscita del massimo ritardatario e quindi invogliati a telefonare per sapere “quando” il birbantello vedrà la luce. In tutto questo chi sa qualcosa di Lotto, di Caso e di azzardo (cioè i collaboratori, quelli che consentono a costoro di uscire puntualmente in edicola con il giornale…) che spazio ha per farlo arrivare a quei lettori cui non interessa un fico secco dei vari 166? Potete verificarlo da soli, sfogliate qualcuno dei giornali che vanno per la maggiore dalla prima pagina e a dir poco troverete una quindicina di pagine tra pubblicità varie e tabelle statistiche (la gran parte totalmente inutili ai fini pratici, ma pubblicate solo per aggiungere una pagina in più rispetto al concorrente…) prima di trovare un VERO articolo. E’ per questo che diciamo che tra i giornali che si editavano 20/30 e più anni fa e quelli di oggi passa letteralmente un abisso di qualità. Dalla storica “la Fortuna” di Napoli al famoso “Calcolo Vincitore” dei f.lli Pasini, passando per il “Corriere dei Giochi” di Giorgio Boschero, per “Lottoroscopo” e per “la Fortuna al Lotto e al Totocalcio” di Bollini-Botti, fino ad arrivare alle 2/3 pagine che “Totocorriere” dedicava al gioco del Lotto negli anni ‘80. Grandi periodici con materiale sempre interessante, che addirittura si facevano pubblicità l’uno con l’altro (alla faccia della concorrenza!), che avevano estremo rispetto per l’intelligenza dei lettori. Addirittura non era raro assistere alla riproduzione di articoli già comparsi da altre parti, con tanto di citazioni (oggi non ci si può neanche azzardare a fare il nome di qualche studioso che scrive da qualche altra parte, pena la censura…). E poi gli autori, letteralmente di un altro pianeta (e forse anche di un’altra galassia), gente che:

  1. quando apriva bocca sapeva perfettamente cosa dire (qualità rara oggi);
  2. che sapeva scrivere (idem);
  3. che conosceva la matematica innanzitutto (come sopra);
  4. che faceva della cultura lottologica VERA (vedi punto precedente).

Citiamo alla rinfusa i vari Manfredonia, Berti, Gorgia, Pittoni, Trivulzio, Fabarri, Boschero, Manna, Vitale, Amena, Tessadri e tanti, tanti altri. Chissà che un giorno qualcuno non decida di andare controcorrente e faccia un giornale che possa far tornare la voglia di leggere e di apprendere, soppiantando quella di “guardare” (sì perché i giornali di oggi chi li compra li guarda e basta…). Noi siamo convinti che anche solo 8/12 pagine basterebbero a fare un giornale con tutti i crismi, e al diavolo una volta per tutte la concorrenza e la sete di ricchezza che sfociano in pagine inutili e specchietti per le allodole.
Antonio FIACCO

 

Chiesa di San Giovanni Battista dei Celestini EX CASA DELLA VITE

  Una dea bendata bionda per celebrare i 500 anni del Lotto

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In tutto il mondo, ha lo stesso significato: fortuna! Anche se il gioco così denominato, può essere differente all’estero (per esempio negli Stati Uniti si usa spesso chiamare Lotto una semplice lotteria) da noi è corrisponde alla consueta estrazione settimanale di palline numerate su determinate ruote (ovvero, città!). E quest’anno Poste Italiane ricorda il 500° anniversario della nascita di questo popolarissimo gioco con un francobollo da 0,60€ in uscita il 6 ottobre. E’ il profilo di una ragazza bionda e “bendata”, a campeggiare sul prossimo francobollo da 0,60€ che Poste Italiane emetterà il 6 ottobre per ricordare i 500 anni dalla nascita del gioco Lotto, popolarissimo “gioco di sorte” che tutti gli italiani almeno una volta nella loro vita hanno provato, con la segreta speranza di… sbancarlo! L’etimologia della parola Lotto non è chiara. C’è chi vuol farla derivare dalla parola “hleut” di origine germanica che significa, sinteticamente, proprio “sorte”. Qualcun’altro crede, invece, possibile un origine dal termine franco “lot”, che ha praticamente lo stesso significato. Una cosa è certa: con la parola Lotto si identificano in tutto il mondo giochi di sorte basati sull’estrazione di numeri. Gli inglesi hanno addirittura coniato un verbo vero e proprio: To Lot, significa proprio assegnare dei premi tramite sorteggio. L’origine del gioco quindi è remotissima: pare che giocassero a qualcosa di molto simile, persino Egizi e antichi Romani (anche se il loro gioco si avvicinava alla moderna tombola). Il bollettino stampa di Poste Italiane non è affatto prodigo di informazioni: l’unico riferimento che abbiamo trovato al gioco del Lotto andando indietro di ben 500 anni è quello che si giocava ad Amersfoort, vicino Amsterdam, proprio nel 1500. Qui alcuni cittadini pensarono di approfittare della loro passione per questo gioco per risolvere alcuni problemi di spartizioni di alcune proprietà altrimenti indivisibili. Da quel momento questo gioco ebbe il nome di “Lotto di Olanda” e fu regolamentato ufficialmente. Il gioco del Lotto naturalmente si è evoluto in cinque secoli arrivando ad essere il supertecnologico gioco di sorte che si può giocare in ogni tabaccheria italiana. E se non è bastata l’introduzione di una seconda estrazione settimanale, in queste settimane è stato anche lanciato un ulteriore gioco derivato: il Lotto Istantaneo. L’estrazione la fa “istantaneamente” il computer nello stesso momento in cui è effettuata la giocata. Comunicato Ufficiale di Poste Italiane del 22 settembre 2006 Venerdì 6 ottobre 2006, sarà emesso il francobollo celebrativo del 500° anniversario del gioco del lotto. Il francobollo nel valore di € 0,60 nasce da un bozzetto di Gaetano Ieluzzo, che raffigura il profilo di una donna bendata che simboleggia la fortuna e sullo sfondo alcuni numeri sovrapposti con la leggenda “5° CENTENARIO GIOCO DEL LOTTO”. Completano il francobollo la scritta “ITALIA” e il valore “€ 0,60”. Il francobollo è stampato dall’Officina Carte Valori dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. in rotocalcografia, su carta fluorescente, non filigranata; formato carta: mm 40 x 30; formato stampa: mm 36 x 26; dentellatura: 13 x 13 ¼; colori: cinque più inchiostro interferenziale trasparente-oro; tiratura: tre milioni e cinquecentomila esemplari; foglio: cinquanta esemplari, valore “€ 30,00”. Il Negozio “Spazio Filatelia” – Piazza San Silvestro 20 – Roma e lo Sportello Filatelico della Filiale di Napoli utilizzeranno, il giorno di emissione, il rispettivo annullo speciale realizzato a cura della Divisione Filatelia; inoltre metteranno in vendita una cartolina raffigurante particolari contenuti nella vignetta del francobollo celebrativo, al prezzo di € 0,52, oltre il valore del francobollo.
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Questo vicolo deve il nome al termine napoletano che definisce il gioco del lotto. E’ risaputo che da epoca antica, forse greco-romana, esistevano antiche lotterie. Da un documento del 1520 si apprende che le “Beneficiate” erano affidate al controllo degli eletti, quindi da beneficiate a “bonafficiata”. Il termine divenne per i napoletani la serie di cinquine fortunate che veniva affissa (afficiata) con caratteri cubitali sulle porte delle ricevitorie. Si presume che il toponimo assegnato al vicolo sia legato al fatto che nel 1700 in questa zona vi fosse una prima ed importante ricevitoria. Naturalmente la Smorfia napoletana è quella che vanta la tradizione più ricca in fatto di figure e rappresentazioni in bilico tra mistero e ironia. Prendiamo ad esempio “ ‘O Munaciello”, ovvero il personaggio più nominato e più temuto dai napoletani. Spiritello dispettoso, è lui l’entità più citata nelle leggende, anche perché, al comportamento curioso, spesso si accompagnano benevoli “lasciti” in moneta contante. ‘O Munaciello, infatti, suggerisce ai suoi protetti i numeri da giocare al Lotto, oppure, fa scherzi che possono essere trasformati in numeri vincenti da giocare. Attenzione però, se ricevete la visita di ‘O Munaciello, no lo dite a nessuno: si potrebbe innervosire e non lasciarvi più stare…E non è tutto, ‘O Munaciello ama le case e oltre a dover fare attenzione a non offenderlo, la famiglia che lo ospita non deve mai contraddirlo e lasciargli sempre una sedia libera, nel caso volesse sedersi. Una vecchia leggenda napoletana racconta che : “Moltissimi anni fa, in un appartamento in Piazza Garibaldi a Napoli abitava una giovane vedova con figli. La donna viveva una vita di stenti, ma nella sua casa alloggiava anche un ospite occulto, ‘O Munaciello, che era trattato con rispetto e riverenza. Commosso dalle lacrime della donna e soddisfatto per le attenzioni ricevute, decise di darle una mano. La donna cominciò a trovare denaro nei punti più disparati dell’appartamento e suo fratello corse subito a giocare i numeri al Lotto: soldi 14, meraviglia 15, fantasma 1. Centrò un terno secco sulla ruota di Napoli e con il ricavato acquistò un fabbricato al Corso Umberto, lo adibì ad albergo ed i proventi servirono al sostentamento suo, della sorella e dei nipoti.”

Cu ‘o juoco
d”a bonafficiata
nisciuno mai
s’è sistemato;
chi joca sempe
tutt”e semmane,
‘na vranca ‘e cicere
se trova ‘mmano!
..Chist’è ‘o juoco
d”o sugnatore,
e ‘o cagna’ vita
resta nu suonno;
tutta ‘na vita
spera nel botto
d’una agognata
quaterna al lotto

tempesta d'amore

Accadeva il 4 settembre 1965… le prime estrazioni del lotto su ARD

ESTRAZIONI LOTTO TEDESCO
Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia

La televisione tedesca cominciò a trasmettere
diretta le estrazioni del lotto a partire dal 4 settembre 1965. All’epoca il lotto era il gioco più amato in tutta la nazione e aveva così l’occasione di presentarsi al grande pubblico con i suoi importanti protagonisti: 49 piccole sfere, sei delle quali ricoprivano il ruolo principale. E sin da subito furono milioni gli spettatori a seguire le trasmissioni, nella speranza che le palline gli cambiassero la vita. Prima, quando questo gioco per tentare la fortuna si chiamava Lotto di Genova e il sorteggio si svolgeva sulle piazze durante le feste paesane, erano i bambini a estrarre le palline dal contenitore. L’Hessischer Rundfunk, allora incaricata dal Lotto tedesco di effettuare l’estrazione, decise di realizzare un programma più professionale. A partire dal 4 settembre 1965 le estrazioni del Lotto trovarono uno spazio regolare nella programmazione televisiva del sabato sera.Le estrazioni del lotto, secondo i criteri attuali piuttosto grigie e vetuste, divennero presto un’istituzione molto amata, il cui indistruttibile punto di riferimento era rappresentato dalla “fatina del Lotto” Karin Tietze-Ludwig che, soltanto nel gennaio 1998, dopo ben 30 anni di onorato servizio, passò lo scettro alla sua sostituta.„A scommettere sono quasi sempre le stesse persone. Fanno sempre la stessa puntata e temono che, proprio quella volta che dimenticassero di giocare, potrebbero vincere. Quelli, in un certo senso, sono gli “afecionados”. Ce ne sono alcuni che scommettono da oltre 20 anni. Altri che lo fanno perché magari il vicino di casa ha vinto. E per lo più si tratta di uomini”, racconta una signora che da ben 30 anni lavora in una ricevitoria del lotto.Ogni settimana milioni di tedeschi sono colti dalla febbre del gioco: realizzare tanti soldi con un piccolo gesto. Eppure mettere le crocette è uno dei metodi meno certi per attirare la grande fortuna. Le statistiche dimostrano che un “6” al lotto si raggiunge ogni 13.983.816 giocate. In pratica non ci sono quasi possibilità di vincita ma la gente, comunque, vuole provarle tutte.Ecco la testimonianza di un giocatore della prima ora: “Ho giocato sfidando la fortuna e ho sempre sperato di vincer qualcosa. Anche se all’epoca i premi non erano così alti come oggi. Ora si parla di milioni. All’epoca il massimo corrispondeva ai 250 000 euro di oggi. E poi facevamo un gruppo di gioco. Eravamo sei uomini e ognuno versava 50 pfennig a settimana. In tutto avevamo 3 marchi a disposizione. Una volta abbiamo avuto fortuna e abbiamo realizzato un cinque: abbiamo vinto 5 800 marchi e rotti. Così ognuno ne ha avuto un po’ e io riuscii anche comprare il mio primo frigorifero“.Il denaro rende avidi. Quanto più alto diventa il montepremi tanti più sono i giocatori. È per questo che chi gestisce il lotto inventa ogni volta metodi nuovi per equilibrare la distribuzione dei premi in denaro. Nel 1985 è stato introdotto il jackpot. Fino a quel momento, se in tutto il paese non si realizzava un “6” nell’estrazione del lotto del sabato, il premio più alto, di massimo 1,5 milioni di euro attuali, andava ai giocatori delle categorie successive. A partire dal 1985, invece, se non si vince il montepremi, questo rimane e si va ad accumulare con il successivo come le montagne di monetine di Zio Paperone.Nel 1991, dopo la  riunificazione tedesca e con un numero di giocatori ancora più alto, il sistema è stato ulteriormente modificato con un piccolo trucco. Chi vuole intascare il primo premio, oltre ai sei numeri deve avere anche la giusta cifra finale del numero della ricevuta della giocata. Per questo “super numero” c’è una estrazione a parte.
Le probabilità di vincere si sono così ulteriormente ridotte di dieci volte. Ma poco importa a quell’infinito numero di giocatori che sperano che un paio di palline possano cambiare la propria vita
la CASSAZIONE

In tema di giuoco e scommesse, con la sentenza n. 20622, depositata il 7 ottobre 2011, la Corte di cassazione ha stabilito che, in caso di perdita, non ha diritto alla restituzione del danaro, il soggetto che anticipa i soldi all’amico per delle giocate del lotto. Secondo il giudizio della Corte, infatti, il singolo contributo alle puntate comuni è un rapporto “privato” fra i giocatori: non opera dunque l’art. 1935 c.c. Secondo la ricostruzione della vicenda, una donna conveniva ingiudizio una sua amica chiedendo la condanna al risarcimento del danno, in rimborso della metà della somma da essa anticipata per giocare la lotto sul numero ritardatario 14 sulla ruota di Genova, fra il settembre 2001 e il marzo 2002. La donna spiegava che la sua amica si era impegnata a dividere con lei in parti uguali l’importo delle giocate e dell’eventuale vincita e che essa aveva anticipato le somme delle puntate senza che il numero uscisse. Tuttavia nel marzo 2002 aveva abbandonato il gioco, divenuto troppo costoso. La sua amica aveva rifiutato di rimborsare la metà dei soldi spesi nelle scommesse negando che fosse intervenuto l’accordo ed eccependo in giudizio l’incoercibilità della pretesa promessa, ex art. 1933, trattandosi di debito di gioco. Dopo che il rigetto da parte dei giudici di merito delle pretese della “creditrice”, la terza sezione civile, investita della questione, ha confermato tali decisioni spiegando che la regola di cui all’articolo 1935 c.c. non può valere per gli accordi meramente privati fra i giocatori, che si svolgono con modalità normalmente inidonee a fornire alcuna certezza in ordine ai relativi contenuti e avvengono sotto la spinta di motivazioni largamente influenzate da fattori irrazionali. Le leggi sul gioco del lotto dettano regole precise all’unico fine di garantire la certezza del rapporto, l’individuazione del giocatore, l’entità minima e massima di ogni giocata e le proporzioni fra la giocata e la vincita, così modulando il gioco in vista delle finalità per cui è stato istituito, e contemporaneamente delimitando il rischio corso dal giocatore a quello chiaramente predeterminato.
Consulta il testo della sentenza n.20622/2011
Autore: Luisa Foti

 

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Vittorio CivitilloCULTURA E GIOCO DEL LOTTO
Che cosa dice un «grande dizionariodella Lingua Italiana»
 

Il gioco del Lotto è stato effettuato per secoli su basi irrazionali, affidandosi a cabala, superstizione e interpretazione dei sogni. L’atteggiamento della cultura nei confronti dei suoi appassionati, di conseguenza, è stato sempre improntato a denigrazione, commiserazione, moralismo; e non sembra che le cose siano cambiate di molto, nemmeno dopo che l’introduzione del calcolo delle probabilità e della statistica ha offerto a questo gioco, in verità per un numero ancora limitato di giocatori e in tempi abbastanza recenti, una base matematica e razionale. Di tale situazione è un fedele specchio il monumentale «Grande Dizionario Della Lingua Italiana», in 21 volumi, di Salvatore Battaglia – mio indimenticabile professore di letteratura italiana all’Università di Napoli – edito dalla casa editrice torinese U.T.E.T. Quest’opera, insostituibile nel suo genere, ha il grandissimo pregio di non limitarsi alle definizioni ma di offrire, per ogni voce e per tutti i suoi significati, le più importanti testimonianze, dalla prima apparizione in un’opera nota fino ai nostri giorni.Consultando le voci che si riferiscono al gioco del lotto dobbiamo però dire di aver riscontrato una omissione e una meno difficilmente giustificabile inesattezza. Ma procediamo con ordine, riportando subito alcune delle pregevoli testimonianze storico-letterarie offerte dal «Dizionario». Aprendo il IX volume alla pagina 231, appendiamo che il lotto, originariamente, era una speciale imposta, introdotta dai Fiorentini nel 1530, che veniva riscossa abbligando i cittadini più facoltosi all’acquisto di polizze sulle quali erano indicati come premi, che sarebbero stati vinti dai possessori delle polizze estratte a sorte, tagli di panni, drappi e poderi incamerati dallo Stato attraverso requisizioni e confische.Benedetto Varchi, nella sua «Storia Fiorentina», ci informa infatti che: «Avevano i Fiorentini, per far danari in tutti que’ modi e per tutti que’ versi che sapevano e potevano, fatto un lotto d’ beni de’ rubelli, al quale si metteva un ducato per polizza, e, perchè non v’intervenissero fraudi, …eletto commessari sopra i lotti Simone Ginori e Cristofano Rinieri». In lotterie di tal genere la vincita, chiamata «beneficiata», poteva, alle volte, riservare delle sorprese. Riferisce, ad esempio, Alessandro Tassoni, nelle sue «Lettere»: «Si sentono con tutto ciò di quando in quando uscire delle beneficiate, come nei lotti che tocca un diamante a una vecchia, uno scrittoio a uno scarpinello, una pezza di drappo ad un frate». Il Lotto vero e proprio viene però introdotto per la prima volta a Genova: «L’altra specie di Lotto è quello di Genova, usato ogni anno in Italia sopra l’estrazione delli senatori e deglialtri magistrati di quella repubblica» (De Luca). In esso vincevano coloro i quali avevano indovinato i numeri corrispondenti ai senatori e ai magistrati che risultavano eletti.L’atteggiamento della cultura nei confronti di questo gioco è bene illustrato da significative citazioni. Eccone, rapidamente, un campionario. «Evvi un giuoco detto il lotto, / ch’è di numeri novanta, / dove ognor più d’un merlotto / vi si attrappa e vi si spianta». (C.I. Frugoni)«Il lotto è immorale perchè tradisce la povera gente ignorante e spoglia le loro famiglie del necessario». (Rosmini)  «”Lotteria”: nè la Crusca nè Alberti registrano questa parola di tutta origine francese (‘loterie’). A noi basta la voce `lotto’, anzi ne avanza; che meglio sarebbe non si conoscesse nè il giuoco nè il segno che lo rappresenta» (F. Ugolini)   «Il giuoco in complesso / è un vizio bestiale, / ma il lotto in se stesso / ha un che di morale: / ci avvezza indovini, / … / diventi un signore / con pochi quattrini». (Giusti) «Si profitta dell’ignoranza della plebe per trarre un milione l’anno di guadagno dallo infamissimo giuoco del lotto». (Settembrini)«Garibaldi, in quell’anno (1860), abolì in Napoli perfino la fonte settimanale delle speranze e dei sogni della povera gente, il giuoco del lotto». (B. Croce)Alla voce «ambo», troviamo un’altra citazione del Giusti: «La pappa condita / cogli ambi sognati / sostenta la vita / di mille affamati». E apprendiamo che l’espressione toscana: «Che tu possa vincere un ambo al lotto!»: è un’imprecazione perchè chi ha vinto un ambo seguita a giocare e si rovinkk  Alla voce «estrazione» troviamo l’unica citazione che adombri una qualche conoscenza del calcolo delle probabilità: «Se per avventura nel lotto di Vinegia venissero estratti i cinque numeri 1, 2, 3, 4, 5 nel loro ordine naturale, ognuno farebbe le maraviglie; sebbene sì fatta estrazione non è più facile nè più difficile a comparire di qualunque altra». (Riccati)  Per il resto, gli unici metodi di previsione di cui si trova notizia sono la cabala, di cui il «Dizionario» dà la seguente definizione: «Sistema per scoprire i numeri che saranno estratti nel gioco del lotto; l’operazione stessa di ricavare i numeri del lotto», e l’interpretazione dei sogni.  «’A capa ‘e Pascale» … se l’invochi con fede, la notte t’appare e ti dà i numeri pel lotto, e anche le signore di Toledo e di Chiaia le recano fasci di fiori». (Ojetti)   «Giocherò anch’io al lotto i numeri ricavati dai miei morti per costringere l’attesa alla fine di ogni settimana come un solo giorno di speranza». (Comisso)  Un qualche dubbio sull’efficacia di tali metodi di previsione è adombrato da una ironica considerazione del Baldini: «È garantito che i sogni che si fanno oggi non sono i sogni che si facevano una volta. Non si sa nemmeno più come cavarne i numeri del lotto».Ma non si va oltre questo dubbio. Se possiamo fare un appunto al «Dizionario», dobbiamo infatti notare che esso, nella ricerca delle testimonianze relative al gioco del lotto, ha limitato l’indagine al solo campo storico-letterario, non tenendo conto, sia nelle definizioni che nelle testimonianze, delle moderne tecniche statistiche e matematiche che hanno dato una nuova fisionomia, meno folcloristica, a questo gioco. Conseguenza di questa scelta è la mancanza, nel «Dizionario», della voce “ambata” , termine con il quale si indica il gioco di un solo numero, definito anche estratto. La dimenticanza è difficile da giustificare se si pensa all’origine quasi secolare del termine ed al suo frequente uso anche sulla stampa non specializzata, ad esempio in occasione di forti ritardi nell’estrazione di qualche numero, oltre che nel linguaggio comune dei giocatori.Dobbiamo riconoscere, tuttavia, che si tratta di un peccato veniale, di omissione. Meno facile da giustificare è l’affermazione, contenuta nella parte espositiva delle regole del moderno gioco del lotto in Italia, secondo la quale: «…se il giocatore indovina i numeri usciti, riscuote poi la vincita (di ammontare proporzionato al complessivo montepremi)»! È sfuggito, infatti, ai curatori della voce “lotto” che in questo gioco le vincite sono pagate secondo parametri fissi, indipendentemente dal numero dei vincitori. Nonostante questi appunti, la trattazione della voce “lotto” sul «Grande Dizionario della Lingua Italiana» della casa editrice U.T.E.T. illustra bene l’atteggiamento della cultura nei confronti di questo gioco, così come viene comunemente praticato dalla maggioranza degli appassionati, ed è ben documentata e godibile per quanto attiene alla scelta delle testimonianze. VITTORIO CIVITILLO L’articolo è stato pubblicato il 10 Giugno 1978 sul N.270 del “Corriere dei Giochi”, “primo giornale di matematica e filosofia dei giochi”, diretto dal grande Giorgio Boschero, alias Bosko. Successivamente è stato ripreso dalla rivista letteraria “Nuovo Frontespizio” N. 4, Ottobre – Novembre 1978, e da settimanali di sistemistica.

Mazzamauriello è ditte pure giallo napoletanointo paradisoGRAN BOLLITOil crollo del campanile di san marco

AUSTRIA 1987 - 200° GIOCO DEL LOTTO

Venezia Gioco del Lotto cartolina 2

La Hummer H3 realizzata con i biglietti del lotto!

Decreti di istituzione della Collettoria del Lotto di Spilamberto
Decreti di istituzione della Collettoria del Lotto di Spilamberto
Decreti di istituzione della Collettoria del Lotto di Spilamberto

Via dei prefetti La Madonna del Lotto

ci sposeremo a capri

Smorfia Gastronomica

1

Baba’.

31

Burro.

61

Fagioli freschi.

2

Liquore.

32

Pizza fritta.

62

Noce mascata.

3

Aglio.

33

Salame.

63

Noci.

4

Uova fritte.

34

Pignolate.

64

Grano.

5

Casatiello.

35

Cannella.

65

Peperoni.

6

Origano.

36

Verdura.

66

Piselli.

7

Olio.

37

Pizza rustica.

67

Pan di spagna.

8

Alloro.

38

Tagliatelle.

68

Zucchine.

9

Mandorle.

39

Sfogliatelle.

69

Mozzarella.

10

Cioccolata.

40

Cacao.

70

Taralli.

11

Uova marce.

41

Patate.

71

Vongole.

12

Lattuga.

42

Capperi.

72

Salsicce.

13

Uova al tegame

43

Fagioli secchi.

73

Baccala’.

14

Vermicelli cotti.

44

Pesce.

74

Vino bianco.

15

Capretto.

45

Pollo.

75

Zeppole.

16

Ricotta.

46

Pizza ripiena.

76

Fave.

17

Tonno.

47

Cozze.

77

Cassata.

18

Scarola.

48

Finocchio.

78

Sale.

19

Pepe.

49

Prosciutto.

79

Limone.

20

Fragole.

50

Uovo.

80

Latte.

21

Olive di Gaeta.

51

Fegatini.

81

Sanguinaccio.

22

Cedro e canditi.

52

Carne.

82

Farina.

23

Riso.

53

Pizza Margherita.

83

Menta.

24

Alici.

54

Gnocchi.

84

Spinaci.

25

Zucchero.

55

Cavolfiore.

85

Pane.

26

Vermicelli crudi.

56

Uova sode.

86

Cipolla.

27

Lievito di birra.

57

Pomodori.

87

Chiodi di garofano.

28

Funghi.

58

Basilico.

88

Calamari.

29

Castagne.

59

Miele.

89

Aragosta.

30

Panna.

60

Gamberi.

90

Prezzemolo.

NOTIZIE, CURIOSITA’, ANEDDOTI, LUOGHIultima modifica: 2012-02-12T23:30:00+01:00da io-ei90numeri
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