dalle ORIGINI all’ATTUALE GIOCO del LOTTO

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il LOGO del LOTTO

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La ruota della fortuna (miniatura del XII secolo)

Il gioco del lotto

(o semplicemente lotto) è un gioco d’azzardo, e probabilmente il gioco a premi più diffuso in Italia. Il gioco è disciplinato dalla legge n. 528 del 2 agosto 1982 e dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 560 del 16 settembre 1996. La sua gestione è affidata all’Ispettorato Generale per il Lotto e le Lotterie, Direzione Generale delle Entrate Speciali, che ha sede il Ministero delle Finanze. La gestione della raccolta delle giocate e dei pagamenti delle vincite è affidata in concessione a Lottomatica.

Etimologia

La parola “lotto” deriva dal francese “lot”, che significa sia “porzione” che “sorte”. Il termine, giunto nella penisola iberica, è documentato come “lote” in spagnolo e “loto” in portoghese. Il verbo francese “lotir”, inoltre, significa “dividere la sorte” o “assegnare la sorte”. Ma analogo lemma si ritrova nell’antico inglese “hlot” (“cosa toccata in sorte”), cui corrispondono “Los” nel tedescomoderno e “lot” nel danese. È prevalente la teoria secondo cui il termine arriva in Francia dal mondo germanico, diffondendosi poi negli altri paesi dell’area romanza. .

Caratteristiche del gioco

Consiste in tre estrazioni settimanali (martedì, giovedì e sabato) che vengono effettuate a partire dalle ore 20:00 per dieci ruote: Bari, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma,Torino, Venezia e Nazionale. Precedentemente al 16 giugno 2009 le estrazioni avvenivano contemporaneamente nelle dieci città italiane, una per ogni ruota, tranne Roma in cui si estraeva l’omonima ruota e quella Nazionale. Da questa data le urne, tutte automatizzate dal 2009, sono state raggruppate in tre sedi estrazionali, allo scopo di ridurre i costi di gestione e di consentire un più efficace controllo delle operazioni.[senza fonte] Dal 16 giugno 2009, a Roma sono ospitate le urne di Cagliari, Firenze, Roma e Nazionale. Dal 23 giugno 2009, a Milano sono presenti le urne di Genova, Milano, Torino e Venezia. Dal 15 settembre 2009, a Napoli si svolgono le estrazioni di Bari, Napoli e Palermo. Ogni ruota dispone di un’urna dedicata e non intercambiabile con le altre: l’estrazione della ruota, ad esempio, di Bari avviene sempre con la stessa urna automatica e mai con altre (tranne in caso di guasto). Ciò, secondo molti esperti di lotto, è comunque garanzia di continuità statistica.[senza fonte] Per ogni ruota vengono estratti 5 numeri tra l’1 e il 90 senza reimmissione, nel senso che un numero una volta estratto non viene reimmesso nell’urna. L’estrazione è effettuata su tutte le ruote attraverso un’urna meccanica che mischia le palline con un getto di aria compressa e le cattura con una nicchia rotante ai bordi dell’urna. Il gioco consiste nello scommettere sui numeri estratti sulle varie ruote. Si può scommettere di indovinare, su una ruota, su più ruote o su tutte le ruote:  l’ambata, o estratto semplice, ovvero un solo numero (l’ordine di estrazione non conta);  l’estratto determinato, ovvero un numero e la posizione in cui viene estratto;  l’ambo, ovvero due numeri;  il terno, ovvero tre numeri;  la quaterna, ovvero quattro numeri;  la cinquina, ovvero cinque numeri. Si possono giocare fino a 10 numeri sulla stessa scheda. La vincita è pagata a quota fissa e dipende da quanti numeri si sono indovinati, da cosa si è giocato e da quanti numeri sono stati messi in gioco .

Vincite e probabilità

La probabilità che esca un singolo numero su una determinata ruota è di 1 su 18 (5/90). La vincita pagata da Lottomatica, unica concessionaria ufficiale delgioco del Lotto, ammonta a 11,232 volte la posta, da cui deve essere detratta la trattenuta diretta del 6%. Nella seguente tabella viene indicata la vincita lorda che si ottiene giocando 1 euro su 1 ruota e indovinando tutti i numeri in gioco. .

Numeri giocati

Numeri indovinati

Vincita lorda (euro)

Probabilità di vincita

1

1

11,23

1 su 18

2

2

250,00

1 su 400,5

3

3

4500,00

1 su 11 748

4

4

120 000,00

1 su 511 038

5

5

6 000 000,00

1 su 43 949 268

La tabella mostra anche che da un punto di vista matematico il gioco del lotto è un gioco definibile “non equo”, laddove per gioco equo si intende un gioco che paga al vincitore una vincita pari alla posta giocata moltiplicata per l’inverso della probabilità di vincita; in questo caso 18€ per una ambata, mentre invece si può notare che la “iniquità” del gioco cresce al crescere della “difficoltà” del gioco in quanto il ratio vincita equa/vincita reale segue il seguente trend: 1,6, 1,6, 2,61,4,26, 7,32, e se si considera la trattenuta del 6% sulla vincita tali valori sono ancora più alti. In generale, giocando su N ruote (1 ≤ N ≤ 10) la vincita lorda risultante è quella indicata in tabella divisa per N. Giocando M numeri (1 ≤ M ≤ 10) la vincita risultante è quella indicata in tabella divisa per il numero delle combinazioni che si ottengono combinando tra loro X elementi (dove X vale 1, 2, 3, 4, 5 a seconda che si giochi per ambata, ambo, terno, quaterna, cinquina) su M posizioni; in formula: .

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dove

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è il coefficiente binomiale. .

Nel caso più generale, giocando M numeri su N ruote la vincita risultante è

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Con una sola schedina la vincita massima lorda consentita è 6 milioni di euro. .

Vincite record

Sette sono state le vincite che finora in Italia hanno superato il milione di euro al gioco del Lotto: 1. Cinquina da 3 069 500 € realizzata a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) nel gennaio 2007 2. Cinquina da 3 064 750 € realizzata a Roma nel settembre 2007 3. Cinquina da 3 062 375 € realizzata a Siano (Salerno) il 10 luglio 2008 4. Cinquina da 3 062 250 € realizzata a Surbo (Lecce) nell’aprile 2005 5. Cinquina da 3 031 250 € realizzata a Vernole (Lecce) il 14 febbraio 2008 6. Quaterna da 2 400 000 € realizzata a Morgano (Treviso) il 10 giugno 2008 7. Quaterna da 2 000 000 € realizzata a Roma il 5 settembre 2009 (il fortunato gocatore ha centrato una quaterna sulla ruota di Roma dove aveva puntato 10 euro, il resto della vincita è stato realizzato dai terni, su quali ha puntato 190 euro). .

Cenni storici

Sulla genesi del lotto in Italia non ci sono elementi certi e molti sono i “progenitori” di questo gioco. Nel 1448 si ha notizia a Milano delle cosiddette “borse di ventura” che in sostanza possono ritenersi un primo abbozzo delle scommesse caratterizzanti il vero lotto. Di certo l’abitudine a scommettere si diffuse largamente in ogni angolo del Paese ed ogni avvenimento pubblico diede vita a grande attività di gioco, tanto che a Genova nel 1588 uno Statuto lo proibiva totalmente decretando che non si poteva far gioco sulla vita del Pontefice, dell’imperatore, dei re, dei cardinali, sulla riuscita degli eserciti, sull’esito delle guerre, sui matrimoni, sulle elezioni dei magistrati o dei dogi e addirittura sulla peste. Le prime notizie certe intorno al gioco del Lotto vengono fatte risalire al 1620: da quell’anno in poi, proprio a Genova, il lotto trova una precisa regolamentazione; del resto, nella città ligure un gioco simile al moderno lotto e basato sui numeri era già nato proprio in relazione alle scommesse che si facevano sull’elezione dei senatori della città. Negli altri Stati italiani e nello Stato Pontificio, invece, il gioco del lotto era osteggiato per motivazioni di ordine morale. Nel 1728 il Papa Benedetto XIII arrivò addirittura a minacciare la scomunica per chiunque vi avesse partecipato, ma tre anni dopo il gioco fu riammesso dal suo successore Clemente XII e nel 1785 Pio VI ne decise la destinazione a favore delle opere pie. A Venezia il gioco del lotto compare per la prima volta – a quanto si sa – nel 1734 e si svolge sotto l’egida del Governo della Repubblica. Nel resto d’Italia, la liceità del gioco del lotto viene ammessa gradualmente e trova via via una regolamentazione ufficiale: considerati i notevoli introiti derivanti dalle giocate, le Autorità pubbliche pongono il gioco sotto il proprio monopolio. Nel 1863 ormai il gioco del lotto è diffuso in tutta l’Italia e da quell’anno viene giocato su 6 differenti ruote (Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Torino e Venezia) che arriveranno a 7 nel 1871, dopo l’annessione di Roma all’Italia e a 8 nel 1874 con l’introduzione della ruota di Bari. La struttura a 10 ruote viene inaugurata l’8 luglio 1939 con l’introduzione delle ruote di Cagliari e Genova; L’introduzione della ruota Nazionale risale al 4 maggio 2005. Le estrazioni, un tempo limitate a due o tre all’anno, si fanno più frequenti diventando quindicinali nel 1807, settimanali nel 1871, bisettimanali nel 1997 e trisettimanali nel 2005.[1] .

Teoria della probabilità

Il lotto può essere analizzato con la teoria della probabilità. Le estrazioni del lotto sono eventi indipendenti l’uno dall’altro, tecnicamente vengono definiti eventi senza memoria. Ciò significa che non vi è alcuna correlazione tra una estrazione e la successiva. Ciò porta ad una conclusione che non lascia adito a fraintendimenti: non esiste alcun metodo matematico che possa predire le successive estrazioni. Esiste tuttavia una pseudoteoria sui numeri ritardatari, che cerca appoggio nella legge dei grandi numeri. Il problema fondamentale è che tale teorema fa esplicitamente riferimento all’operazione di limite, ovvero ad un numero infinito di estrazioni ed il tentativo di estrapolare dell’informazione basandosi su un numero finito di estrazioni è privo di fondamento matematico. L’errore fondamentale dei “ritardisti” è di confondere l’analisi a priori con quella a posteriori. Supponiamo di effettuare 100 lanci di una moneta bilanciata. Normalmente ci attendiamo circa 50 testa e circa 50 croce (analisi a priori). Ora supponiamo di fermarci al lancio 40. Se io non fornisco alcuna informazione su quanto è accaduto nei lanci precedenti, normalmente una persona si aspetta di ottenere 30 testa e 30 croce nei 60 lanci mancanti (analisi a priori). Se però ora io dico che in realtà nei 40 lanci precedenti ho avuto 40 testa, un “ritardista” dirà che allora, per riequilibrare le cose, qualche strana forza imporrà alla moneta di uscire con maggiore probabilità con croce. E questa è una analisi a posteriori, che tenta di aggiustare le cose in modo tale da far risultare corretta la prima analisi a priori (50 e 50). Una tipica obiezione a questo argomento è che bisogna fornire tutta l’informazione su cosa sia accaduto prima. Qualcuno potrebbe affermare che prima dei 100 lanci ce ne furono altri 1000 ottenendo 900 testa. E alla nuova conseguente previsione altri potrebbero nuovamente obiettare che prima dei 1100 lanci ce ne furono altri 10000 ottenendo 9000 croci, cambiando nuovamente le carte in tavola. Tale scenario presenta pertanto un assurdo balletto di previsioni nel tentativo di bilanciare testa e croce. Un altro modo proposto per dimostrare che tale teoria è sbagliata è di analizzare cosa accade se io faccio 4 lanci di una moneta bilanciata. Le possibili successioni di risultati sono le seguenti: TTTT, TTTC, TTCT, TTCC, TCTT, TCTC, TCCT, TCCC, CTTT, CTTC, CTCT, CTCC, CCTT, CCTC, CCCT, CCCC. Supponiamo che i primi 2 risultati siano testa (TT). Le successioni valide rimangono: TTTT, TTTC, TTCT, TTCC. Osserviamo attentamente le ultime due successioni (senza TT iniziale): TT, TC, CT, CC. Come si può notare, le possibili ultime 2 successioni sono identiche alle possibili successioni che si avrebbero lanciando solamente 2 volte una moneta, e questo indipendentemente da ciò che è accaduto prima (non si può cambiare il passato e il passato non può influenzare il futuro). Ciò è dovuto proprio al fatto che il lancio di una moneta come le estrazioni del lotto sono eventi privi di memoria. Altro aspetto che porta spesso ad errori è quello di non considerare le estrazioni singolarmente, confondendo il ritardo con il fatto secondo cui è più facile che un numero esca oggi anziché in futuro: sempre basandoci sul lancio di una moneta bilanciata, la probabilità che esca su un singolo lancio T o C è pari a 1/2. Se però consideriamo n estrazioni consecutive, la probabilità che esca per la prima volta T dopo n estrazioni è sicuramente minore rispetto al primo caso. Questi esempi sono stati fatti con il lancio di una moneta per semplificare la spiegazione, ma possono essere riportati senza problemi nel dominio del lotto. Come ultima prova sulla fallacia della teoria dei “ritardisti”, se effettivamente fosse possibile estrarre informazione sulla probabilità relativa ad eventi futuri privi di memoria dagli eventi passati, allora sarebbe anche possibile creare algoritmi di compressione lossless con tasso di compressione maggiore di quanto permesso dall’entropia di Shannon, cosa palesemente assurda. [senza fonte] .

Teoria dei numeri ritardatari

Come detto, in presenza di un’estrazione non truccata, su una data ruota ogni numero ha sempre la stessa probabilità di uscire, pari a 5 su 90 (ovvero 1/18), essendo 5 i numeri estratti e 90 i numeri contenuti nell’urna. Sulla base di tale premessa si può concludere che giocare sui ritardatari è privo di senso: il fatto che un numero non sia uscito per molte estrazioni precedenti non aumenta in nessun modo la probabilità che venga estratto alla successiva estrazione, rimanendo essa sempre pari a 1/18. Nonostante la persistente popolarità della “teoria dei ritardatari”, nessuno è in grado di prevedere numeri estratti con maggiore probabilità di successo di un giocatore completamente “casuale”. La cronaca spesso ha riportato storie di persone che hanno accumulato ingenti debiti giocando sui ritardatari, talvolta giungendo fino all’esito più drammatico del suicidio. Gli appassionati al gioco sui numeri “ritardatari” si basano sui precedenti della storia del lotto. La probabilità che un dato numero esca almeno una volta nell’arco di 18 estrazioni è all’incirca del 64%. La serie storica dice che un ritardo medio-massimo per un estratto arriva alle 90 estrazioni, raramente oltre le 140 estrazioni, dieci volte soltanto ha superato le 180 e di queste solo due volte ha superato le 200 nei 135 anni di storia del lotto moderno (dal 1871 ad oggi un numero è uscito con un ritardo di 201 estrazioni il 23 agosto 1941 e un altro con un ritardo di 203 il 1º aprile 2006). Queste osservazioni e questi fatti non contraddicono le conclusioni precedenti. Il fatto che l’evento “ritardo per 200 estrazioni del numero x” sia molto improbabile non implica che, una volta avvenuti 199 ritardi di x, esso abbia probabilità maggiore di 1/18 di uscire nell’estrazione successiva. L’evento “il numero scelto non viene estratto in una successione fissata di 200 estrazioni”, per quanto improbabile, ha probabilità 17 volte maggiore dell’evento “il numero scelto non esce per 199 volte e viene estratto alla duecentesima”. È necessario inoltre mettere in evidenza che, indipendentemente da quale strategia venga adottata, la probabilità di andare in perdita aumenta esponenzialmente in funzione delle giocate effettuate: la stragrande maggioranza dei giocatori è destinata ad andare in perdita ed è su questo presupposto che si basano tutti coloro che propongono dei giochi d’azzardo (qualsiasi società pubblica o privata che lo organizzi). In altri termini, per ogni singolo turno d’estrazione, il monte complessivo delle puntate è di norma superiore alle vincite pagate: come si dice, “il banco vince sempre”. .

Trucchi e brogli

Certamente, l’unica possibilità per vincere a colpo sicuro consiste nel truccare le estrazioni. Voci e sospetti su trucchi o brogli in tutti i giochi d’azzardo e in particolare nel lotto non sono mai mancati, a torto o a ragione. Una prima truffa venne ideata alla fine degli anni novanta, quando esisteva ancora il vecchio sistema delle palline: il bambino incaricato dell’estrazione veniva addestrato a riconoscere alcune palline che erano state collocate a lungo in un frigorifero da campeggio nascosto negli uffici della società, e che risultavano perciò avere una temperatura più fredda rispetto alle altre. Il piano fallì.[senza fonte] Si sospetta che estrazioni ‘pilotate’ siano avvenute in Lombardia, dove si sono registrate con insospettata frequenza plurivincite di ambi ed estratti determinati, soprattutto nella zona di Milano. Oggi la sicurezza delle operazioni di estrazione è garantita da sistemi di controllo e notifica dell’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato. .

I numeri più ritardatari

La classifica dei dieci numeri più ritardatari nella storia del Lotto dal 1871 ad oggi.

Numero

Ruota

Estrazioni attese

Data di uscita

34

Cagliari

203

1-4-2006

8

Roma

201

23-8-1941

55

Bari

196

12-3-1960

82

Bari

193

27-11-1943

67

Venezia

191

18-10-1924

71

Cagliari

191

26-6-1971

47

Bari

189

13-11-1917

28

Bari

187

26-7-1902

53

Venezia

182

9-2-2005

11

Torino

181

22-3-1931

Da questo elenco si nota come nella storia del Lotto, dal 1871 ad oggi, nessun numero abbia mai superato la soglia delle 203 estrazioni di ritardo, primato che appartiene al numero 34 sulla ruota di Cagliari, il quale ad aprile 2006 ha battuto il longevo record che apparteneva dal 1941 al numero 8 sulla ruota di Roma. La probabilità che un numero prefissato abbia un ritardo di 203 estrazioni su una ruota prestabilita è circa di 1 su 109443 per una serie di esattamente 203 estrazioni (evento comunque circa 402 volte più probabile rispetto a indovinare una cinquina su una singola estrazione) e scende a circa 1 su 410 per una serie di 5000 estrazioni. Finora il ritardo medio-massimo per un estratto è arrivato alle 90 estrazioni, raramente oltre le 140 estrazioni e quasi mai oltre le 200. Negli anni più recenti ci sono stati ben due “casi”, come la classifica sopra riportata evidenzia: il 53 sulla ruota di Venezia, uscito nel febbraio 2005 dopo 182 turni, e addirittura il record assoluto del già menzionato 34 sulla ruota di Cagliari: ogni volta che si registrano ritardi così significativi, invariabilmente, il lotto diventa un vero fenomeno di costume, capace di catalizzare mass media ed opinione pubblica, aumenti delle giocate (le cui tasse vanno ad arricchire le entrate fiscali), e spesso anche episodi da cronaca nera (suicidi, usura, truffe, fughe, ecc.). Secondo la statistica relativa agli ambi ritardatari, il capolista assoluto fra questi è l’ambo 17-56 sulla ruota di Bari, unico mai estratto dall’introduzione del lotto a 10 ruote e comunque mancante dal 28 luglio 1923, con un ritardo che a maggio 2009 supera le 5300 estrazioni. .

Curiosità

Il matematico e statistico Bruno de Finetti, a proposito del lotto e dei giochi basati sulla sorte, parlò di “tassa sugli imbecilli”. .

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10eLOTTO

È un nuovo gioco legato al Lotto, nato il 28 luglio 2009; su una schedina si scelgono 10 numeri dall’1 al 90 e, inoltre, si può scegliere tra estrazione immediata eestrazione del Lotto. Nell’estrazione immediata, dopo la convalida della giocata il terminale estrarrà casualmente 20 numeri. Nell’estrazione del Lotto, invece, la combinazione vincente viene determinata dai primi due numeri delle ruote del Lotto, esclusa la ruota Nazionale; in caso di numeri ripetuti si partirà dalla terza colonna iniziando dalla ruota di Bari e proseguendo in ordine alfabetico. In questo gioco si possono giocare da 0,50 € a 10 €. Dal 15 dicembre 2009 si può anche giocare con la modalità estrazione ogni 5 minuti dove dalle 7:00 alle 24:00 di ogni giorno, ogni 5 minuti vengono estratti 20 numeri. L’estrazione è verificabile sul monitor all’interno delle ricevitorie abilitate che ad oggi sono circa 10.000 su tutto il territorio nazionale. Inoltre dal 23 settembre 2010 si possono giocare non soltanto tutti e dieci i numeri ma anche da 1 a 10 ed il primo premio passa da 500.000 € ad 1.000.000 €. .

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Scommesse e Bonafficiate

L’inestimabile patrimonio di bancali e di documenti dell’Archivio Storico dell’Istituto Banco di Napoli-Fondazione, ci da l’opportunità di accompagnarvi in un singolare ed ineguagliabile percorso sul gioco della “Bonafficiata” (l’odierno gioco del Lotto) dal XVII al XIX secolo, da un punto di vista fino ad oggi sconosciuto, che va dalle Bancali emesse come versamento di una dote a 5 ragazze nubili e bisognose abbinate ai 5 numeri estratti, al canone di “arrendamento” (affitto) del gioco corrisposto alla Regia Camera, agli stipendi degli impiegati. Si va a delineare, pertanto, un affresco di una delle tradizioni più diffuse a Napoli già nella prima metà del 1600, intrisa di rituali, speranze e illusioni ,che le testimonianze del tempo, raccontano come tratto comune a tutta la popolazione, senza distinzione di classe e ceto sociale, dai sovrani agli indigenti, dai nobili al clero. Tale accanimento al gioco, ha catturato, nell’arco dei secoli, l’attenzione di illustri personaggi storici, da Matilde Serao a C.Dickens, da Don Bosco a Carlo Borromeo, dividendo la critica in accaniti detrattori e appassionati sostenitori; ponendo problemi morali e religiosi; creando tensioni con la Chiesa, la quale però, non si è mai sottratta nè dal giocare, nè dal partecipare alla gestione dell’impresa. Proveremo attraverso le nostre testimonianze storiche, a catapultarvi indietro di ben quattro secoli, e a raccontarvi avvenimenti che mettendo in moto la vostra immaginazione, riuscirete a rivivere le atmosfere e l’esoterismo che questo gioco porta con sè dalla sua nascita, che nessuno fino ad oggi è riuscito ancora ad indagare, nonchè, le speranze di coloro che hanno messo a repentaglio il proprio patrimonio, nel tentativo di dare una svolta al proprio destino, oppure per provare quel brivido che solo le scommesse sono capaci di procurare.

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Le origini del Lotto

Le tracce storiche documentate sul Gioco del Lotto, ci portano al 1448, precisamente a Milano, dove troviamo il gioco delle “borse di ventura”, da molti storici considerato il precursore al lotto moderno. Ogni cittadino poteva acquistare il biglietto per partecipare a questa lotteria, che consisteva nell’assegnazione di 7 borse, contenenti: 300, 100, 75, 50, 30, 25 e 20 ducati, tramite l’estrazione di sette biglietti corrispondenti alle sette borse di ducati, a cui corrispondevano i nomi di sette giocatori. Nel 1576, a Genova, troviamo invece “Il Gioco del Seminario” (dal nome dell’urna in cui avveniva l’estrazione). Questo gioco risulta essere il vero e proprio precursore del Lotto moderno: nel XVI secolo a Genova 5 membri del “Maggior Consiglio della Repubblica”, venivano estratti a sorte su un totale di 120 cittadini particolarmente meritevoli. Qualche anno dopo i possibili candidati all’elezione di membro del “Maggior Consiglio della Repubblica” furono ridotti a 90, quindi i nomi dei candidati furono sostituiti dai 90 numeri. Inizialmente le giocate nacquero spontaneamente tra la cittadinanza, ma in poco tempo nacquero delle vere e proprie società che “tenevano il banco”, e che definirono inoltre le prime regole ufficiali del gioco stesso. Alcuni individuano l’origine del termine “lotto”, dalla parola “hleut”, di antichissima origine germanica, che designava i giochi a sorte basati su un’estrazione. Il vocabolo, infatti, veniva usato per chiamare l’oggetto, simile a un disco, che veniva estratto gettato, per decidere divisioni di proprietà e simili. Altre versioni vorrebbero che derivi dal francese “lot”, il cui significato è premio, sorte; o dal “Gioco dell’Otto”, la cui unione delle lettere col passare del tempo, avrebbe generato il “lotto”.

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Vico Bonafficiata vecchia

Svolgimento del gioco del Lotto

La prima sede dell’ Impresa del Lotto a Napoli, era situata nell’attualevico Bonafficiata Vecchia, in un palazzo di proprietà del Pio Monte della Misericordia. Una sede temporanea, dato che, verso la fine del’700, l’ Impresa fu spostata prima in Rua Catalana, e successivamente nell’abolito Sedile di Nido, attuale Pallonetto a Santa Chiara; il fabbricato, che era stato di proprietà del Sedile di Nido, fu censito dalla Regia Corte per 9 ducati l’anno, poi ridotti a D. 7,20. La sede era adibita alla stampa dei biglietti recanti i numeri, i nomi e l’importo delle puntate, e le matrici dei biglietti erano conservate in un armadio, che veniva sigillato e riaperto solo dopo ogni estrazione, per effettuare le operazioni di spoglio e di controllo delle vincite. Erano conservati inoltre, il denaro delle puntate, raccolto in sacchi e poi depositato al Banco, il bacile d’argento utilizzato per le estrazioni, e il cofanetto che conteneva i numeri estratti; questi venivano portati di volta in volta a Castel Capuano da un facchino in carrozza il giorno delle estrazioni. Dai Bandi risalenti alla seconda metà del 1500, si desume che nel Regno di Napoli prima ancora dell’affermazione del Lotto avvenuta nel 1682, erano ampiamente diffusi tutti i tipi di gioco d’azzardo, ed in particolare vari tipi di “beneficiate” (più comunemente soprannominate dal popolo “bonafficiate”), consistenti in lotterie pubbliche su sorteggi di oggetti di qualsiasi tipo, quali viveri, beni immobili, e in molti casi, anche preziosi [… ori, argenti…robe di abiti, biancherie, merletti…], la cui valutazione era effettuata da un perito; abbiamo testimonianza di tale prassi nel nostro Archivio Storico, allorchè scopriamo che il Corpo degli Eletti, decretò i crismi della valutazione dei beni messi all’asta dalla nobildonna Laura Carafa, sposa di Alfonso Caracciolo, Conte di Oppido, per il valore di 5.000 ducati. Si ha, anche, prova di scommesse su avvenimenti di vita reale, quali il sesso dei neonati, l’elezione di un Pontefice (27 Agosto 1590, Urbano VII) o persino il suo decesso; praticamente la mania del gioco contagiava tutta la popolazione, dalle classi meno agiate, che giungevano ad indebitarsi fino alla rovina, ai nobili in balia di una febbre incontenibile nell’illusione di una vincita, per arrivare per giunta al viceré Don Pedro de Toledo. Le beneficiate furono anche motivo di dispute fra il Corpo degli Eletti e il Vicerè, poiché, nonostante i continui bandi e i tentativi di abolizione dei giochi d’azzardo, dalle puntate derivava un munifico introito annuo di tassazione indiretta, al quale era impossibile rinunciare, ed alla cui ripartizione, molti avevano brama di partecipare. In seguito, quando gli agenti degli impresari degli stati esteri ove il Lotto era già in funzione, come la Repubblica di Genova, il ducato di Milano e quello di Savoia, si recarono a Napoli per raccogliere le puntate e trasferire il danaro agli appaltatori forestieri, favorirono la diffusione del gioco stesso. Le puntate sugli stati esteri continuarono anche quando il gioco fu impiantato nel Regno di Napoli nel 1682 dall’appaltatore napoletano Goffredo Spinola,di origine genovese, il quale fu autorizzato a ricevere puntate sulle ruote di Genova  e Milano, città da cui arrivavano le liste stampate con l’indicazione di nomi, numeri e poste, e fu concordato che il tasso di cambio sarebbe stato fissato dalla Regia Camera, per evitare confusioni e disguidi verificatisi precedentemente all’emanazione del provvedimento. Quando, nel 1737, le estrazioni di Napoli furono portate a nove, l’aumentata possibilità di soddisfare le esigenze dei giocatori del Regno, tolse mordente alle estrazioni forestiere, a parte quelle del confinante Stato Pontificio, con il quale mantenevano rapporti i commercianti ed il clero. Al fine di disciplinare i rapporti descritti, nel 1753, don Giovanni Ruffo elaborò un progetto secondo cui la Regia Impresa di Napoli avrebbe dovuto gestire direttamente le puntate sulla ruota di Roma, in modo da incrementare le entrate fiscali, stroncare il gioco clandestino e favorire i giocatori esonerandoli dalle spese postali occorrenti. Il progetto non fu approvato, in quanto sarebbero state necessarie anche assunzioni di nuovi impiegati stipendiati, e ciò avrebbe comportato solo incidenze sugli introiti di Napoli e nessun guadagno, poiché si sarebbe presentata una fuga di danaro verso lo Stato Pontificio. Nel 1764 la Regia Camera si dichiarò favorevole al progetto, ma solo nove anni dopo, nel 1773, il Re autorizzò i sudditi del Regno a giocare a Napoli sul Lotto di Roma, attraverso un conto personale della Corona. Reciprocamente fu impiantato a Roma il gioco di Napoli, per cui si ebbero due lotterie. A Napoli, in Castelcapuano un incaricato della Nunziatura, attendeva le estrazioni, per poi farle trascrivere in un atto pubblico, consegnato ad un corriere appositamente inviato da Roma, ma dal 1809 il generale Miollis, Presidente della Consulta Romana, chiese ed ottenne che il certificato di estrazione fosse spedito a Roma attraverso una staffetta, al fine di economizzare le spese del corriere. Il numero delle estrazioni annue non era fisso, difatti nel 1682 se ne fece una sola, mentre se ne fecero due nel 1683 e nel 1684, e tre nel 1685. Nel 1688, quando il gioco fu abolito in occasione del terremoto, vennero fatte soltanto due estrazioni, per essere riportate a quattro nel 1713 con la ripresa del gioco, ma subito si ritornò a due, sino al 1734. Con la demanializzazione dell’arrendamento del 1737, le estrazioni furono portate a nove, e nel 1798 quelle di Napoli furono raddoppiate e abolite le puntate sulla ruota di Roma. Nel 1804 arrivarono a ventiquattro, per salire a venticinque del 1805, e ventisei nel 1806; fino a quando Ferdinando IV nel 1816, ritornato sul trono di Napoli, autorizzò altre ventiquattro estrazioni, denominate della “Lotteria straordinaria”, in sostituzione di quelle di Palermo. Le estrazioni arrivarono quindi a cinquanta, e si mantennero tali fino all’unificazione d’Italia. Così come il numero delle estrazioni, anche i giorni in cui esse avvenivano, erano decisi dagli arrendatori e potevano essere effettuate in un giorno qualsiasi della settimana. Solo dal 1737 furono fissate definitivamente al sabato. La cerimonia dell’estrazione era attesa con grande ansia dal popolo, soprattutto dalle classi meno abbienti, che riponevano in essa le loro speranze e le loro aspettative di vincita. Ad attendere con trepidazione le estrazioni, erano anche le giovani zitelle che dal Lotto attendevano la dote per potersi sposare. Il bussolo dei numeri era di color cremisi (rosso vivo), mentre il fanciullo designato per l’estrazione , vestiva di giallo. Il rosso e l’oro predominavano anche negli addobbi dei due palchi che si erigevano a Castel Capuano, sede della Regia Camera Sommaria, dove su uno dei palchi, prendeva posto il magistrato più alto in grado presente all’estrazione, e su di un’altro, dove era situata l’urna, erano presenti i Consiglieri della Regia Camera, l’avvocato fiscale e il Cancelliere. Si procedeva poi all’elezione dei deputati, scegliendoli tra i presenti in sala. Quando tutti gli intervenuti avevano preso posto, sul palco saliva il fanciullo prescelto per estrarre inumeri, sul cui braccio destro era allacciato un braccialetto contenente sacre reliquie: in precedenza, a propiziarne la scelta, era stata celebrata una messa solenne nella Chiesa di Santa Caterina a Formiello. Uno dei magistrati leggeva ad alta voce i novanta numeri, ciascuno abbinato al nome di una donzella, li chiudeva man mano in altrettanti contenitori di forma sferica e li inseriva nell’urna. Dopo le preghiere di rito, il parroco di S. Caterina benediceva l’urna e il fanciullo e, un consigliere della regia Camera prima, e l’Avvocato fiscale poi, sollevavano l’urna agitandola, fin quando dal pubblico si gridava: “Non più, non più!”. A questo punto il cancelliere apriva l’urna e il fanciullo, bendato, estraeva i cinque biglietti che venivano letti ad alta voce, controllati e poi esposti in un’apposita tabella. Dopo l’estrazione di ciascun numero, una persona del popolo, presente nel salone, si affacciava da una finestra e annunciava il numero estratto al resto della folla presente per strada che non era riuscita ad entrare nella sala di Castel Capuano. I premi venivano pagati immediatamente tramite le banche che custodivano i fondi del gioco, anche nei giorni festivi, secondo un dispaccio reale del 1° Ottobre 1778, che ordinava al Consigliere del Banco di S. Giacomo di richiamare in sede il “fedista” (cassiere), che era solito recarsi in campagna, oppure provvedere alla sua sostituzione; era assolutamente vietato, inoltre, ai postieri, accettare danaro da parte dei vincitori, od operare trattenute nelle vincite. Nell’anno 1687 le ricevitorie di Napoli si trovavano rispettivamente: in via S. Brigida, a Port’Alba, a via Toledo e a Porta S. Gennaro, ma nella prima metà dell’Ottocento le ricevitorie erano ormai arrivate al considerevole numero di 123, ed era in vigore l’usanza di effettuare una trattenuta del 5% sulle vincite a titolo di offerta volontaria.

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Estrazione delle zitelle-maritaggi

Il Gioco del Lotto ha, da sempre, alimentato speranze di un fortuito arricchimento. In origine, intorno al XVI secolo, quando veniva chiamato “Gioco del Seminario”, esso si svolgeva tramite scommesse che la popolazione piazzava sui nomi dei senatori al cui nome era abbinato un numero, in seguito con l’introduzione del “Lotto della Zitella”, tramite l’abbinamento ai numeri, dei nomi di ragazze bisognose. Esso nacque per volontà dei gestori delle scommesse, ed era teso a migliorare la sorte di ragazze povere e nubili con la donazione dei proventi della lotteria sotto forma di dote per il matrimonio. La condizione della donna, sul finire del 1600 era molto incerta – sottomessa all’uomo e prigioniera di uno status meramente strumentale – e la dote rappresentava, dunque, l’unica via d’uscita da questa situazione, e trasformava la donna in un buon partito. Poiché senza la dote, c’erano davvero poche possibilità che essa riuscisse a sposarsi, sia lo Stato, che la Chiesa, si impegnarono a favorire la costituzione dotale. Il numero delle fanciulle bisognose di dote era elevato, ed imponeva la necessità di ricorrere all’estrazione a sorte. Già prima del 1682, anno in cui venne istituito il Lotto a Napoli, erano in vigore i “maritaggi”. Troviamo infatti un precedente nel 1520, anno in cui , G.B. Cavallo organizzò una beneficiata per assicurare il maritaggio alla propria nipote Beatrice Baiola. Se in principio i nomi delle zitelle venivano scelti dalla Regia Camera (dal 1682 al 1688), in seguito la scelta passò nelle mani degli impresari; il numero delle fanciulle che l’appaltatore imbussolava non poteva essere inferiore ad 80 né superiore a 90, e a suo giudizio egli poteva accrescere o diminuire tale numero. Per la scelta della fanciulla venivano privilegiati i conservatori. Successivamente il numero delle zitelle che potevano porsi in lista fu fissato in 90. Unitamente al numero delle fanciulle, durante gli anni cambiarono anche il numero di estrazioni che venivano effettuate durante l’anno e la determinazione dei giorni in cui veniva svolta l’estrazione. Quando nel 1737 l’arrendamento del lotto fu demanializzato, il Re Carlo III, permise ad alcuni Conservatori e Ritiri, paragonabili agli attuali orfanotrofi, di indicare i nomi delle orfane ospitate presso gli stessi, i quali venivano scelti direttamente dal Direttore del Ritiro. Nel 1816 una grave crisi economica colpì i luoghi pii, al punto che i Conservatori di Napoli non erano più in grado di dare aiuto alle loro alunne, cosicché Ferdinando IV, con Decreto del 29-5-1816 decise di concedere il beneficio, che permetteva alle orfane di entrare a far parte della lista delle donzelle che ricevevano il maritaggio, a tutti i Conservatori di prima classe della città, ripartendo i novanta numeri per i vari Conservatori: • da 1 a 30 alle alunne del Reale Albergo dei Poveri • da 31a 60 a quelle della Casa Santa dell’Annunziata • da 61 a 70 a quelle dell’Ospizio di San Gennaro dei Poveri • da 71 a 80 a quelli del Ritiro di San Vincenzo Ferreri e Immacolata Concezione • da 81 a 90 a quelle del Conservatorio di Sant’Eligio e della Maddalenella. Succedeva spesso che, molte ragazze che venivano estratte, e che godevano quindi del maritaggio, non avessero ancora trovato marito, mentre, altre che erano già state chieste in spose non avessero avuto la fortuna di essere estratte. Queste ultime  , purtroppo, rimanevano in Conservatorio anche se pronte a sposarsi. Tale contingenza, non era gradita ai Conservatori, che erano interessati a liberare quanto prima gli alloggi per poter ospitare altre ragazze bisognose. Per risolvere questa situazione di stallo, alcuni Istituti anticipavano le somme alle ragazze estratte, riservandosi il diritto di incassare la cifra in questione al momento della loro estrazione. Un’altra soluzione adottata dopo il 1816 fu di devolvere il maritaggio delle ragazze estratte, ma che non avevano ancora trovato marito, alle ragazze non estratte che erano pronte a sposarsi . Un altro problema da risolvere, era quello delle ragazze del Conservatorio che una volta estratte, invece di sposarsi entravano in convento per diventare suore. Un decreto del 1816, stabiliva che esse non dovevano essere inserite nelle liste dell’estrazione del Gioco delle Zitelle, in quanto ad esse non spettava il maritaggio. I Governatori dei Conservatori però non erano d’accordo con questo provvedimento, perché sostenevano che la monacazione era paragonabile al matrimonio. La loro opposizione fu accolta, e i nomi delle ragazze che prendevano il velo furono inseriti nelle liste, ed il maritaggio loro spettante venne convertito in “monacaggio”. L’ammontare dell’importo erogato in dote, era pari a 25 ducati, e rimase immutato durante gli anni, fino alla sua soppressione nel 1865. Questa somma, che veniva corrisposta alle fanciulle, prendeva il nome di “maritaggio”, e successivamente il termine diventò di uso comune nel Regno di Napoli, per indicare la dote che la donna portava con sè quando contraeva matrimonio. Il pagamento dei maritaggi veniva effettuato tramite “bancali”, dei veri e propri titoli di credito nominativi trasferibili, paragonabili agli attuali assegni di conto corrente, che venivano emessi subito dopo l’estrazione. Le polizze di pagamento dei maritaggi alle donzelle scelte dagli appaltatori, venivano intestate alle stesse, e potevano essere riscosse a seguito dell’identificazione notarile delle beneficiarie, previa esibizione del certificato di matrimonio. Al contrario le polizze di pagamento dei maritaggi alle ragazze del Conservatorio, venivano a loro intestate, ma erano incassate dal rappresentante dell’istituto, a seguito della girata delle beneficiarie. Il gioco delle Zitelle era accompagnato, inoltre, da molti rituali religiosi e riti propiziatori che venivano effettuati prima delle estrazioni. Tali consuetudini non entravano in conflitto con lo spirito cristiano in quanto, oltre che per i giocatori i quali guadagnavano unicamente del denaro, si pregava anche per delle giovinette povere, che, grazie al maritaggio ottenuto, disponevano dei mezzi necessari per poter contrarre matrimonio. Era un culto talmente sentito che, nel 1740, il Re dispose che per ogni estrazione venissero prelevati dal Fondo del Lotto 20 ducati per la celebrazione di duecento messe. Con decreto del 12 dicembre 1865, le somme destinate alle opere di beneficenza della città di Napoli, vennero cancellate dal bilancio dello Stato, quindi dal 1 gennaio 1866 i maritaggi non furono più concessi. Dopo varie proteste e controversie sull’abolizione dei maritaggi, nel 1915 con decreto legge si stabilì che i vecchi fondi dotali venissero devoluti all’Opera Nazionale Orfani di Guerra (O.N.O.G.), per consentire la “concessione di sussidi dotali ad orfane di guerra che abbiano contratto matrimonio non oltre il 25° anno di età”, che “le somme eventualmente esuberanti per la concessione di sussidi dotali saranno destinate all’assistenza in genere degli orfani di guerra” ed inoltre che “quando lo scopo dell’assistenza agli orfani di guerra verrà a cessare totalmente o parzialmente , il reddito delle fondazioni dotali ritornerà alla originaria destinazione”.

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Arrendamento del Lotto

Con il termine arrendamento si intende l’affitto del gioco del Lotto, dal termine spagnolo “arrendar”, (letteralmente affittare). Gli impresari gestivano l’arrendamento attraverso un’amministratore, da essi nominato, fino al 1714 quando, in seguito a controversie insorte fra diversi impresari, il Re, nominò un proprio amministratore e un Credenziere per tutelare al meglio gli interessi della Corte, ai quali furono aggiunti, nel 1717, un Attuario e un Postiere. Anche per l’arrendamento del Lotto, come per tutti quelli della Corte, era designato un Regio Commissario, magistrato della Regia Camera della Sommaria, il quale si occupava di tutte le cause civili, penali, attive, passive, riguardanti gli impresari e i loro dipendenti, nonché i giocatori e i debitori, e inoltre egli assisteva alle estrazioni insieme al Presedente della Regia Camera e all’Avvocato fiscale. Il denaro raccolto veniva incassato dal Cassiere di fiducia degli impresari, e depositato in banca su fedi di credito. La figura del Regio Commissario venne poi sostituita nel 1735, da quella del Soprintendente, che fu poi denominatoIspettore Generale dei Lotti, e sostituito a sua volta nel 1807, dal Direttore Generale dei Lotti. Nel 1816 Ferdinando IVriassettò l’organizzazione, nominando un Direttore Generale dei Lotti da cui dipendevano i Postieri di Napoli, un Ispettore con il compito di sorveglianza sulla cassa e sulla contabilità generale, e un Ispettore Compartimentale con la funzione di vigilare sull’operato contabile dei Postieri. Il Direttore generale e i due Ispettori formavano la Commissione del Lotto. Per ciascuna delle provincie fu poi preposto un Amministratore del Lotto, al quale furono affiancati diversi collaboratori che svolgevano le più svariate mansioni, come il facchino, che in carrozza riportava al palazzo dell’Impresa i numeri estratti in Castel Capuano, e il bacile d’argento utilizzato per le estrazioni. L’impresa aveva alle sue dipendenze cassieri, dipendenti addetti al bollo col quale si timbravano i biglietti delle giocate, e altri adibiti alla composizione e alla stampa dei biglietti stessi. Durante il periodo francese il generale francese De Gambs vinse un terno di 350 ducati, ma la vincita gli fu negata, poiché non era in possesso del biglietto definitivo stampato e vidimato. Era accaduto che il funzionario, il “Regissore”, aveva vietato la stampa del biglietto in quanto, sulla nota provvisoria aveva riscontrato delle macchie d’inchiostro che impedivano la giusta lettura del testo, sia i numeri che i nomi delle donzelle. Il De Gambs ricorse alla Commissione dei Titoli, la quale riconobbe fondate le sue ragioni e condannò il Regissore a pagare la vincita. Durante il periodo in cui l’arrendamento venne concesso in affitto a privati, i ricevitori erano nominati indistintamente dall’arrendatore, e il Regio Commissario delegato, gli conferiva la reale autorizzazione; quando, di contro, l’arrendamento fu gestito dalla Corte, i ricevitori della città erano nominati dal Sopraintendente, e quelli delle province e dei vari distretti di Napoli, erano nominati dagli appaltatori, detti anche amministratori. Questi ultimi, ricevevano in appalto l’amministrazione delle ricevitorie per quattro anni, ed avevano il dovere di depositare una cauzione, amministrare le ricevitorie comprese nell’aggiudicazione ed avevano anche facoltà di aprirne di nuove. L’appaltatore, inoltre, aveva diritto ad una percentuale sugli incassi delle singole ricevitorie e nel caso in cui questi superassero le vincite, doveva versare la differenza alla Regia Impresa. Il versamento poteva essere effettuato in due soluzioni, entro la prima e la seconda settimana successiva all’estrazione; tale dilazione del pagamento costituiva un beneficio per l’appaltatore, il quale, durante le due settimane, poteva utilmente negoziare il danaro. Nel caso in cui, invece, le vincite avessero superato gli incassi, la Regia Impresa sopperiva ai pagamenti differenziali. I ricevitori, erano tenuti a pagare, solo le vincite in conformità dei biglietti stampati e bollati, e nel caso in cui, quest’ultimi avessero riportato errori o discordanze con i libri della ricevitoria sui quali erano annotate le giocate, dovevano immediatamente restituire ai giocatori l’importo delle giocate, rimettendo i biglietti all’Impresa per esonerarla da obblighi verso giocatori in caso di vincita. In caso di inadempimento, rispondeva l’appaltatore, il quale era esposto ad una enorme responsabilità verso la Regia Impresa per tutto l’operato contabile e amministrativo dei ricevitori.

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L’organizzazione dell’arrendamento

L’esercizio del Lotto si svolgeva attraverso la stessa procedura riguardante l’estrazione dei dazi. Esso non era gestito direttamente dagli organi amministrativi appartenenti alla Regia Corte, ma veniva concesso in appalto ai privati secondo il sistema d’arrendamento. Gli arrendatori erano degli appaltatori, con il compito assegnatogli dalla Regia Corte, di concedere ai privati il privilegio di produrre o vendere un prodotto, o di esercitare una determinata attività come appunto il gioco del lotto, la cui amministrazione, sarebbe spettata alla Regia Camera della Sommaria, poiché si trattava di un arrendamento aggregato al Real Patrimonio. Il gioco del Lotto fu denominato di volta in volta “gioco delle zitelle”, arrendamento “seu jeus prohibendi del gioco delle donzelle di Napoli”, “Beneficiata di Napoli”, “Regia Impresa del Lotto”, “Nuovo Real Lotto”; durante l’occupazione francese poi, cessati gli arrendamenti, l’amministrazione del gioco fu denominata “Reggia del Lotto” e dopo la restaurazione borbonica “Amministrazione della Real Lotteria”. Per l’affitto dell’arrendamento si teneva una gara che veniva aperta dai bandi emanati dalla Regia Camera in Napoli nel Regno; In quest’ultimi si fissavano le condizioni della gara, il prezzo base ed il giorno dell’asta, che aveva luogo in Castelcapuano, sede della Regia Camera Sommaria, talvolta con l’intervento del viceré; la procedura era stata instaurata con la prammatica 13 settembre 1631 emanata a Napoli da Filippo IV; l’aggiudicazione spettava al miglior offerente pervenuto all’atto in cui si spegneva la candela accesa tre volte durante la licitazione, non era però definitiva in quanto poteva essere revocata a seguito di un aumento dell’offerta dell’aggiudicazione stessa. Abitualmente l’affitto dell’arrendamento era aggiudicato per persona da nominare: il concorrente, una volta avvenuta l’aggiudicazione, depositava la lista contenente i nomi dei caratari (soci), obbligati per le rispettive carature, e dell’impresario principale; quest’ultimi venivano accettati solo se di gradimento alla Regia Camera, la quale emetteva un decreto con cui autorizzava il deposito del capitale, pattuito a garanzia della Corte per il pagamento dell’estaglio (fitto), e dei giocatori per il pagamento delle vincite. Una volta emesso il pagamento, il Presidente della Regia Camera, con il Consigliere delegato dell’arrendamento e l’Avvocato fiscale, si recava presso la sede dell’Impresa, dove ogni anno veniva verificato il bilancio dell’arrendamento, cosicchè nel fascicolo dei conti restavano inseriti tutti i provvedimenti relativi alla destinazione, e all’impiego delle somme pagate dagli arrendatori della Regia Corte. Il primo impresario che lo ottenne in fitto, per D.13.200 annui, fu Goffredo Spinola, il quale, ne riottenne l’affitto dal 1686 al 1691 per D.22.200 annui; In quel periodo storico il delegato dell’arrendamento era don Stefano Padiglia, Consigliere della Regia Camera, un uomo ritenuto integerrimo, ma che fu accusato di cointeressenza nell’affitto. Fu così che il Vicerè aprì un inchiesta guidata dal Presidente della Regia Camera Cortes, il quale sequestrò in casa dello Spinola i libri contabili ove erano annotate le partite di utili e le relative ripartizioni. Tra queste apparivano alcune somme corrisposte a beneficiari non specificati e si pensò fossero state percepite dal Pariglia, e per questo motivo Cortes ordinò la carcerazione dello scritturale e dello Spinola, il quale riuscì ad evitarla rifugiandosi in Chiesa per godere del “coniugio”, un tipo di immunità che spettava a coloro che, ricercati per debiti o delitti, si rifugiavano in Chiesa e non potevano essere arrestati nel luogo sacro con violenza, atto punibile con la morte. L’affitto su risolto a danno dello Spinola e, a seguito di nuova gara, l’affitto fu aggiudicato aLodovico Brunelli per D.24.300 annui. Dal 1688, per le conseguenze del terremoto del 5 giugno, il gioco rimase abolito fino al 1712, anno in cui fu aggiudicato l’affitto quadriennale a Giovanni Crisci e Aniello di Martino per D.32.325 annui. Nello stesso anno però, in seguito ad un aumento dell’offerta da parte di Giacinto Antinori e soci, l’affitto passò al su scritto, il quale ne fu affittuario per il quadriennio 1714-1717. Negli otto anni successivi fu aggiudicato a Domenico Angioletti che per il primo quadriennio lo tenne in società con Bernardo Francese e Bartolomeo Mercati; nel 1725, tuttavia, proprio alla scadenza dell’affitto,Benedetto XIII condannò il gioco del Lotto con l’emanazione di due bandi: uno del 2 marzo e l’altro del 18 settembre, che comportò la perdita immediata di offerenti disposti a concorrere alle stesse condizioni dell’affitto precedente. Per questo motivo l’Angioletti chiese ed ottenne dalla Regia Camera, una clausola all’interno del contratto d’affitto, in cui si annotava una garanzia in caso di perdita; Il 14 ottobre 1726 Benedetto XIII, emanò un terzo bando penale contro i giocatori del Lotto, ed il 12 agosto 1727 procedette addirittura alla scomunica. Tutte queste azioni perpetrate dal pontificato, causarono gravi riscontri nel Regno di Napoli, tanto che l’Angioletti non se la sentì di rinnovare l’affitto, cedendo il posto a Lodovico Paglierini e Filippo Chiozza , contro cui fu avanzata un’offerta di aumento da parte di don Paolo Montini. Con l’arrivo di Carlo di Borbone a Napoli, il Montini chiese ed ottenne dalla Regia Camera la sospensione del gioco; durante il periodo borbonico si tentò, senza risultato, di tornare al sistema dell’affitto, ritenuto finanziariamente dannoso, poichè, essendo forestieri molti degli impresari e dei caratari, la valuta del Regno defluiva all’estero. Solo durante l’occupazione francese il gioco fu dato nuovamente in affitto a Carlo Emanuele Guebard per il periodo dal 1807-1813 con estaglio annuo di 286.000 ducati, ma l’esperimento si rivelò disastroso sia per l’arrendatore che per il Fisco: il contratto fu anticipatamente risolto nel 1810 e il Lotto fu nuovamente demanializzato.

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GIUSEPPE GARIBALDI

Il gioco del Lotto: abolizione e ripristino

Il gioco del Lotto fu ufficialmente autorizzato nel Regno di Napoli nel 1682, in seguito alla constatazione dei considerevoli utili che già derivavano all’Erario dall’arrendamento delle beneficiate ed alle necessità finanziarie dovute alle contingenze politico-militari. Gli oneri della guerra di Messina avevano costretto la Corte ad accentuare l’inasprimento fiscale: nel 1676 l’imposizione di una nuova tassa detta “volontaria”: nel 1679 con l’arrendamento dell’acquavite ed infine nel 1682 con quello dello spago, delle cordelle, delle micce e del gioco del Lotto, che non ebbe un facile percorso. Nel 1688 fu abolito in occasione del terremoto del 5 giugno: erano le ore 21 quando la città avvertì le prime scosse che provocarono dissesti ed un elevato numero di morti e feriti; la sera del 9 la città fu poi flagellata da un nubifragio, mentre le repliche sismiche durarono fino al 17 giugno. La popolazione fu terrorizzata: i benestanti abbandonarono le loro dimore per rifugiarsi presso gli spazi aperti della città come il Largo del Castello e quello dello Spirito Santo o lungo la spiaggia di Chiaia in baracche di legno o nelle carrozze padronali, ma a causa della tempesta anche da li dovettero fuggire. Si fecero numerose processioni in cui si enunciavano pubblicamente i peccati commessi e tra questi il più citato fu quello di aver venduto l’anima al diavolo per vincere al gioco del Lotto. In Seguito a ciò l’Arcivescovo ed il Vicerè ordinarono l’immediata sospensione dello stesso con la convalida del provvedimento giunto da Vienna. Nel 1707 con la dominazione austriaca di Carlo VI, il Regno di Napoli dovette far fronte alle esigenze amministrative interne per cui si ricorse all’inasprimento fiscale con la conseguenza che il deficit dell’Erario stazionava su valori preoccupanti. Per questo il viceré don Carlo Borromeo pensò di arrendare nuovamente il gioco del Lotto: bisognava però rimuovere le difficoltà di indole religiosa che nel 1688 avevano fatto abolire il gioco del Lotto cosicché il viceré riuscì ad ottenere in seguito ad una consulta il consenso dei teologi che dichiararono il su scritto moralmente lecito. Pertanto, con Real Carta del 29 novembre 1712, fu revocata la prammatica del 1688 e ristabilito l’arrendamento del Lotto. Intanto nello Stato Pontificio il gioco fu vietato nuovamente da Benedetto XIII con la costituzione del 12 agosto 1727, comminandosi la scomunica a coloro che partecipassero al gioco, ma anni dopo fu restaurato da Clemente XII autorizzando ben nove estrazioni annuali. Quando nel 1734 si insediò Carlo di Borbone a Napoli, fu autorizzata una terza estrazione annuale, e si arrivò fino a nove nel 1737, anno in cui fu modificata l’amministrazione del gioco essendone abolito l’affitto, con conseguenti maggiori introiti per l’Erario. Il Lotto prosperò nel Regno durante tutto il secolo, ma si temette per le sue sorti durante il periodo dell’occupazione francese, e negli anni seguenti, soprattutto nel 1860 con l’ingresso trionfale di Giuseppe Garibaldi nella città partenopea, in una delle ultime tappe della celebre spedizione dei Mille. Quattro giorni dopo il suo arrivo a Napoli difatti, esattamente l’11 settembre, fu sancito il “Decreto di abolizione del gioco del Lotto” e fissata la decorrenza della cessazione dal 1 gennaio 1861. Dopo la sua partenza, i rappresentanti del Fisco, prefigurando le ingenti perdite derivanti dall’abolizione del gioco, ottennero dal Luogotenente Generale del Re nelle Province napoletane, il 10 dicembre 1860 ildecreto n.80 col quale si stabiliva che, fino a nuova disposizione, rimaneva sospesa l’esecuzione del decreto dittatoriale di Garibaldi. Con successiva legge del 27 settembre 1863, Vittorio Emanuele II confermava che il Lotto veniva provvisoriamente mantenuto e riordinato col Regio Decreto 5-11-1863 n.1534, nelle varie province del Regno. Tra i successivi provvedimenti legislativi, particolare importanza ebbe la L.5-6-1939 n.973, che tolse al Lotto il carattere di provvisorietà instaurandone quello di permanenza portandolo quindi tra le attività stesse dello Stato.

 

Decreto Garibaldi

Decreto di abolizione del Gioco del Lotto

Archivio di Stato di Napoli – Sez.Dipl.  – Decreti Originali, vol 644 del 1860 – pag.39-Decreto dell’11 Settembre 1860, ordinanza di abolizione del Lotto, firmata da Giuseppe Garibaldi.

Trascrizione

Italia e Vittorio Emanuele
                 Il Dittatore Decreta


Il Giuoco del Lotto sarà gradatamente abolito finché totalmente cessi per il primo di gennaio 1861.


È istituita in Napoli una Cassa Centrale  di risparmio la quale terrà un’ufficio presso ciascuno dei dodici Quartieri della Città di Napoli.

È fatta facoltà ad ogni Municipio di chiedere l’istituzione di una sede filiale della centrale in Napoli.

Gl’impiegati presso il cessante ufficio del Lotto saranno preferibilmente applicati al servizio della cassa suddetta e delle sue dipendenze
Il Ministro delle Finanze è incaricato dell’esecuzione del presente decreto.

Napoli 11 Settembre 1860

G.Garibaldi 

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57 – O’ scartellato (Il gobbo)

Il Gioco del Lotto a Napoli

Dr.ssa Tina Marasca

Un Po’ Di Storia…

Napoli paese di magia, di superstizioni e numeri ha un forte legame con il gioco del lotto, e sebbene tale gioco si è diffuso tardi nella nostra città, solo nel 1682, Napoli è pur sempre stata considerata la capitale del banco lotto. Il gioco del lotto è nato a Genova nel 1539 dalle scommesse illegali che si facevano sui novanta nomi dei candidati che sarebbero usciti dalle urne per le elezioni al Senato e da allora nei secoli a seguire è stato fortemente ostacolato dalla Chiesa e dalle autorità governative in quanto ritenuto un gioco pericoloso e immorale. Persino noti personaggi storici lo abolirono, tra cui Vittorio Amedeo II nel 1713 e Giuseppe Garibaldi nel 1860. Ma, successivamente per far fronte alla continua crisi finanziaria il governo decise di legalizzarlo per trarne i dovuti profitti e dal 1817 fu stabilito che le estrazioni avvenissero ogni sabato. Oggi il gioco del lotto è regolato dal Ministero delle Finanze. Cultura, Leggende e Fatalismo… In campo letterario il gioco del lotto è stato aspramente condannato da molti scrittori per lo più di origine partenopea, specie dalla scrittrice e giornalista Matilde Serao (1856-1927), nata in Grecia ma di origini napoletane da parte di padre. Da grande osservatrice della cultura partenopea la Serao nel suo capolavoro Il paese di cuccagna(1891) esamina tutti i mali morali, sociali, economici e psicologici che il gioco del lotto ha apportato presso la società napoletana. Esso più che arricchire un povero uomo in beni materiali finisce col fargli perdere tutto ciò che possiede, poiché egli sfidando la propria sorte e sperando di essere sostenuto dalla Dea Bendata per una eventuale vincita punta tutti i suoi beni in assurde scommesse. La scrittrice dunque riprende il discorso già affrontato in una sua precedente opera Il ventre di Napoli (1884), dove dedica ben due capitoli al gioco del lotto e rivela che: “Il lotto è il largo sogno, che consola la fantasia napoletana: è l’idea fissa di quei cervelli infuocati; è la grande visione felice che appaga la gente oppressa; è la vasta allucinazione che si prende le anime. […] Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l’acquavite, non muore di delirium tremens; esso si corrompe e muore pel lotto. Il lotto è l’acquavite di Napoli.” Il gioco del lotto di conseguenza va inteso come la “fabbrica dei sogni” per il popolo partenopeo e non, in momenti di difficoltà economica si ricorre spesso a questo gioco con la speranza che una bella vincita possa far cambiare in meglio la vita del giocatore. Diventa dunque un po’ il gioco del “paese dei balocchi”; il gioco associato alla speranza di una grossa vincita che permette di sognare e fantasticare l’impossibile… Specie ai tempi tristi e magri delle due Grandi Guerre mondiale, gli italiani all’epoca speravano maggiormente di arricchirsi coi numeri al lotto per poter così sfuggire da una cruda e meschina realtà, ricca di violenza e di dolore. Stando all’antica tradizione il popolo partenopeo ricorre frequentemente alla smorfia o alla cabala del lotto per interpretarne i sogni, i segni più vari o le lettere dell’alfabeto a cui vengono assegnati per l’appunto uno o più significati numerici, e da essi poi si ricavano i numeri corrispondenti per giocarli al lotto. La kabbala deriva dall’etimologia ebraica qabbalah che significa tradizione e trae origine dalle correnti mistiche, filosofiche e teologiche ebraiche. Oltre al gioco del lotto, abbiamo tanti altri giochi tipici: Superenalotto, gratta e vinci, totocalcio, totogol, lotterie varie, il bingo e la tombola napoletana (definita da Luca Torre “lotto casereccio”); tipico gioco natalizio basato sull’estrazione dei 90 numeri per la realizzazione dell’ambo, terno, quaterna, cinquina e tombola. Ad ogni numero come consuetudine corrisponde una leggenda, una storia, una figura o addirittura un santo, basti ricordare i numeri più noti: 8 “ ‘a Madonna”; 13 “Sant’Antonio”; 33 “ll’Anne ‘e Cristo” (Gli anni di Cristo); 48 “‘Omuorto che parla” (Il morto che parla); 57 ‘O scartellato (Il gobbo); 75 Pulcinella; 85″L’anema d’o priatorio” (l’anima del Purgatorio); 37 “‘O munaciello” (il monaco). Sulla natura del munaciello esiste una leggenda folkloristica napoletana che narra di un piccolo monaco alla cui entità sono stati attribuiti vasti poteri magici. Alcuni tradizionalisti ritengono che a secondo delle circostanze lo spiritello possa assumere o atteggiamenti maligni e dispettosi o atteggiamenti benigni e propiziatori; egli può presentarsi alle persone anche in veste umana, ossia come un bambino nano con sembianze da vecchio mostruoso

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I femminielli di Napoli e il Lotto

By leogio

il Femminiello è , in buona sostanza, un uomo che “fa” la donna, portando fortuna al popolo e “azzeccando” i numeri del lotto. Si parla dei femminielli in molti dei libri sulla tradizione partenopea del lotto perché legati anche ad un altro elemento tipico del gioco, ovvero la smorfia. Il Femminiello napoletano per tradizione “porta bene” perché è carico di una valenza magica, lascito di tradizioni popolare per cui i diversi (in questo caso un uomo/donna allo stesso tempo), fossero detentori di potere sovrannaturali. La sua condizione però, quasi come una maledizione, non può essere sfruttata per scopi personali, ecco perché è sempre propenso a dispensare numeri, e significati simbolici, legati appunto alla smorfia tradizionale partenopea. Certo non è da tutti avere la fortuna oggi di incontrare uno di questi folcloristici personaggi e di farsi aiutare nella compilazione di una schedina del lotto, anche perché il fenomeno, purtroppo, è ancora relegato a parte del sud Italia. Ma a loro sembra si deve la resistenza del gioco del lotto e la sua diffusione fino a stratificarsi come pratica prettamente partenopea. Benché il gioco del lotto abbia avuto origine in Italia intorno al 1539 a Genova infatti, è oggi fortemente legato alla città di Napoli, nonostante vi sia stato introdotto,relativamente tardi, nel 1682 ed abbia avuto acerrimi nemici, soprattutto negli intellettuali del tempo, una per tutte Matilde Serao. E, pare, il merito sia di questi pittoreschi personaggi, che con maestria degna di popolari oratori abbiano convinto chi contava che il lotto a Napoli non poteva fare che bene. Se si dovesse avere l’occasione di visitare Napoli ed i suoi borghi lontano dai turisti, il gioco del lotto e la compilazione della schedina è di certo un rito da celebrare, in compagnia magari di un femminiello, o facendosi raccontare dagli anziani del posto, storie divertenti e spettacolari sui femminielli di un tempo.

 

di Mario Pirone

Lotto, “pazzo chi joca o pazzo chi non joca”. Di fronte a questo assioma c’è, o forse ci sarebbe, poco da dire; sono due verità inconfutabili dalle quali non si sfugge. Certo in una città come Napoli dove la vita si inventa giorno dopo giorno, dove i sogni la fanno da padrone, dove la fantasia del quotidiano galoppa su un bianco cavallo per interminabili prati, dove la tradizione è radicata come l’edera, non poteva non attecchire il gioco del Lotto. La ritualità che accompagna le “fatidiche” estrazioni dei cinque numeri l’incantesimo della mano innocente del fanciullo bendato che li estrae dall’urna, le tradizioni, le credenze, le abitudini, le superstizioni, le divinazioni ad esso legate, sono inscindibili dal fascino che emana. Se venisse a mancare tutto ciò, ci troveremo di fronte ad una sterile estrazione di una qualsiasi lotteria, come accade altrove. Noi napoletani, diversamente da altri popoli, ancora oggi, alle soglie del terzo millennio, riponiamo nel gioco del lotto le più segrete fantasticherie del nostro animo. Un antico motto diceva così: “ ‘A speranza è ‘o pane d’ ‘e puvurielle” Chiara la metafora? Dal 1576 già praticato nella repubblica di Genova, il gioco del lotto approdò a Napoli dopo un secolo circa. Citiamo da: Franco Strazzullo – “I giochi d’azzardo e il lotto a Napoli” Liguori editore: “A Napoli, dove pullulano le bonafficiate, fu breve il passo dalle lotterie private alla lotteria di stato, cioè al lotto. Avvenne nel 1672 e ad introdurlo fu determinante un grave fattore politico. La Spagna aveva bisogno di 350.000 ducati. Il viceré, Marchese di Astorga, per non gravare di balzelli il popolo, andava escogitando “qualche espediente per scorticare e non guastare la pelle nel ritrovarli”. Ci fu, allora “un erudito ingegno forastiero che propose d’introdurre la beneficiata all’uso di Venezia e di Genua, affinché con il lecco di vincere alcuna cosa per le cartelle che si mettono da’ particolari, si venghi a fare il guadagno poi di alcun milione”. L’idea convinceva e non convinceva: “questo va sussurrato con qualche secretezza, però si attende a quello che riuscirà”. A nulla son valse le innumerevoli traversie di carattere politico, economico, religioso che nei secoli hanno cercato disperatamente di minare le sorti del gioco a Napoli. Farne la cronaca potrebbe risultare noioso e monotono considerando che tutte le trasformazioni e qualche volta addirittura la repressione, sono state, come appena detto, la risultanza del sistema regnante, degli interessi economici e del potere politico. Non per questo, però, sorvoleremo dal pubblicare una serie di straordinarie testimonianze del gioco del lotto a Napoli. È d’obbligo una precisazione, per rendere più comprensibile quanto di seguito pubblichiamo. Poiché, in quel tempo, come abbiamo poc’anzi accennato, intorno al gioco vi erano numerose diatribe, infiniti decreti ed inenarrabili interessi, fu stabilito di abbinare ad ogni numero una persona. Questo serviva a giustificare ed a rendere “lecito” il gioco, poiché la persona abbinata, chiaramente un povero, beneficiava di un premio laddove fosse stato estratto il numero a cui era stato abbinato. Ecco perché, tra l’altro, sovente si adoperava il termine “beneficiate”. Questa usanza datata 14 agosto 1520 risale alla più antica “bonaficiata” napoletana, e precisamente alla concessione rilasciata a: Giovan Battista Cavallo “per subventione et subsidio del maritaggio di Beatrice Bayola de Andreana sua nipote”. Va ricordato che nel XVII secolo l’estrazione avveniva due o tre volte l’anno. Solo dal 1737 furono aumentate il numero di estrazioni e divennero 9; poco dopo il 1797 salirono a 18. Va inoltre notato che curiosamente in quell’anno furono abolite le estrazioni tra il 20 gennaio ed il 27 giugno, fatta salva solo quella dell’8 giugno in cui furono estratti i numeri: 23 – 3 – 40 – 8 – 74. Con il 1806 la lotteria venne tirata con regolarità 2 volte al mese e dal 1817 ogni sabato. Infine, è dei nostri giorni 1998, la cadenza bisettimanale del mercoledì e del sabato. Ognuno ha quel che si merita! E Napoli, tra la fine dell” 800 e l’inizio del ‘900, ha avuto Luigi Callegari, in arte “Cagli-Cagli” professione: “assistito per combinazione”. Prima che si estraesse un numero egli il più delle volte lo prediceva: – 18 -, e 18 usciva; – 24 -, e 24 veniva fuori; – 37 -, e 37 annunciava il funzionario addetto all’estrazione. Figurarsi ciò che accadeva! In men che non si dica, “Cagli-Cagli” divenne l’idolo dei giocatori. “Assistito da spiriti benefici” che gli suggerivano i numeri “certi”, lo si spiava, lo si seguiva, lo si controllava. Muoveva una mano? 5! Rideva? 19! Saliva su un tram? 18! Guardava l’ora? Che ora è? Le 10? E questo era il numero da giocare! Insomma non era più considerato un uomo, ma un numero, anzi tutti i novanta numeri contenuti nella fatidica urna. Tutti sappiamo che oggi l’estrazione dei numeri avviene negli uffici dell’Intendenza di Finanza in presenza dei suoi funzionar! in ciascuna città facente parte le cosiddette “ruote”, e cioè: Bari, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia, ma anticamente? A Napoli, l’estrazione avveniva dapprima in Rua Catalana, poi al Vico Mezzocannone, intorno al 1650 fu trasferita presso la Regia Camera della Sommaria, e via via altre sedi, prima di giungere al palazzo del lotto sito in Via Grande Archivio, dove ha sede attualmente.

Una Ricevitoria dei Reali Lotti in una stampa del 1835

 

Una Ricevitoria dei Reali Lotti in una stampa del 1835

Biglietto giocato il giorno 11 luglio 1863

Biglietto giocato il giorno 11 luglio 1863

Siamo agli albori del regno d’Italia ed i biglietti del Lotto sono ancora del tipo borbonico. Un’attenta lettura del documento ci fornisce le seguenti informazioni: il n. 31, che si legge sotto la data 11 lug 1863, si riferisce alla validità della giocata e cioè alla 31-esima estrazione dell’anno. Il premio da pagarsi, in caso di vincita, sarà per l’ambo 1 e 3/5 volte la posta mentre per il terno 22 e 1/2. Infine sappiamo che i numeri giocati furono: 2 – 50 – 84 a ciascuno dei quali era abbinato un nominativo di persona bisognevole (coll. M. Pirone).

biglietti risalenti agli anni 20Biglietti risalenti agli anni '20

Biglietti risalenti agli anni ’20 del secolo passato. In alto sono riportati i bolli stampigliati sul retro degli stessi ed indicano la cifra della massima giocata (coll. M. Pirone). Pirone).

 

Serie di biglietti di epoca moderna. il diverso colore, elemento distintivo della validità massima della giocata, trae origine da antichi biglietti così realizzati al fine di essere riconosciuti anche dagli analfabeti (coll. A. Gamboni).

il monaco cabalista

 

Il monaco cabalista (coll. A. Gamboni)

… andò per il 6, trovò il 29

Personaggio – ieratico – fu ‘O monaco ‘e San Marco. Che fosse veramente monaco, lo sa soltanto Iddio, o meglio il Diavolo, trattandosi di una figura che di monacale aveva solo l’abito… Quando si dice che l’abito non fa il monaco, in questo caso, l’abito lo faceva … e come! Lavorava nel quartiere dei Cristallini, dove godeva fama di buon vaticinatore. I numeri, nota bene, li dava solo alle donne ritenendo, le donne essere le solo meritevoli dell’assistenza divina. E di donne sotto la sua finestra ve ne erano sempre una infinità, provenienti anche da altri rioni, tutte chiedevano di essere ricevute per avere da lui i numeri – certi -. Ma lui, i numeri non li pronunciava mai! Non si comprometteva. Operava nello stesso modo del tanto famoso e tanto diverso “Cagli-Cagli”, e cioè per gesti, lasciando alle sue – protette – la fatidica divinazione cabalistica. Ma … quali erano i suoi gesti? Quelli spontanei ed ingenui del buon Cagli-Cagli, che si esprimevano con mosse aggraziate e spettacolari o con strane parole? No di certo! ‘O monaco ‘e San Marco, si muoveva in tutto altro modo e con tutt’altro scopo. Toccava le donne senza troppi riguardi, e costoro dovevano dedurre, i numeri,in base alle zone del corpo in cui venivano toccate. Per cui le “predilette” che riuscivano ad ottenere la “grazia” o la “fortuna” di essere ricevute, dovevano stare ben attente, non tanto a se stesse, (poiché ogni mossa del monaco era ritenuta santificata) bensì alle parti del loro corpo in cui il monaco le – palpava -. Dove si posavano, dunque le mani? È facile intuirlo (consultando la cabala) dagli ambi che le signore giocavano: 6 e 16; 6 e 28; 16 e 28. Ma, un giorno, accadde l’inverosimile. Un marito sospettoso che aveva subdorato il fatto, travestitesi da donna, e perfettamente attrezzato di tutti i più appariscenti ingredienti anatomici femminili, riuscì a farsi ammettere alla presenza del buon monaco la cui mano, però ebbe di che deludersi, visti i numeri che ne vennero fuori: 5 e 29!

 

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Le origini del Gioco del Lotto sono molto lontane.

I giochi infatti, in senso lato, si possono considerare parte integrante dell’indole dell’uomo, per questo motivo, non è possibile attribuire una data certa al Gioco del Lotto. Molteplici forme si sono avvicendate nel corso dei secoli e nei diversi paesi. Molto spesso i governi, cercarono di impedirne lo svolgimento, poiché ritenuto immorale, ma inermi davanti al dilagare del gioco clandestino, decisero in differenti momenti di legalizzarlo, trattenendo una parte dei proventi a favor della “ragion di stato”, destinando questi incassi a scopi umani o a fini di pubblica utilità, di volta in volta specificati nei differenti regolamenti. Attualmente è ciò che si verifica anche nei giochi moderni, in particolar modo in Italia, per il Gioco del Lotto: una parte generata dalla raccolta delle puntate viene destinata al Ministero dei Beni e delle attività Culturali. Ecco le informazioni più dettagliate, di cui si registra una traccia storica documentata, sul Gioco del Lotto, nelle sue differenti sfacettauture: 1448 – Milano – si ha il gioco delle “borse di ventura”, da molti storici considerato il precursore al lotto moderno. Il gioco consisteva nell’assegnazione di 7 borse, contenenti: 300, 100, 75, 50, 30, 25 e 20 ducati. Ogni cittadino poteva acquistare il biglietto per partecipare a questa lotteria: si utilizzavano due recipienti: uno con i nomi dei giocatori e uno con una serie di biglietti bianche e i sette biglietti corrispondenti alle sette borse di ducati. A questo punto veniva nominato uno “scrutatore”, che aveva il compito di estrarre un biglietto per ciascun recipiente: al nome del giocatore corrispondeva quindi o un biglietto bianco (in questo caso non aveva vinto nulla) o una delle sette borse con il relativo premio in ducati. 1500 – nasce in Olanda e più precisamente a Amersfoort, l’idea dei Lotti. Alcuni cittadini per appianare alcuni dissidi su lotti terrieri decidono di sfruttare la passione per il gioco, e successivamente il tutto viene regolarizzato con il relativo regolamento: “Lotto di Olanda”. 1530 – Firenze – Numerosi poderi, case o oggetti di valore, erano state confiscate dall’allora Governo per ragioni politiche; lo stesso Governo decise di applicare un’imposta “straordinaria” nella quale venivano tra l’altro assegnate a ciascun cittadino, delle polizze numerate. A questo punto a parità di ricchezza dei diversi possessori di queste polizze, si procedeva all’estrazione dei suddetti beni. 1576 – Genova – Il Gioco del Seminario e la legalizzazione del Gioco – Questo gioco risulta il vero e proprio precursore del Lotto moderno, vediamolo in dettaglio: nel XVI secolo a Genova 5 membri del “Maggior Consiglio della Repubblica”, venivano estratti a sorte tra una serie di cittadini particolarmente meritevoli su un totale di 120. I vari giocatori scommettevano in modo illegale sul risultato di questa estrazione casuale, successivamente, visto il dilagare di questa pratica fu deciso di renderla legale, da qui il “Giuoco del Seminario”, che si svolgeva due volte all’anno. Ben presto l’interesse dei cittadini dilagò e qualche anno dopo i possibili candidati all’elezione di membro del “Maggior Consiglio della Repubblica” furono ridotti a 90, quindi i nomi dei candidati furono sostituiti dai 90 numeri. Inizialmente le giocate nacquero spontaneamente tra le persone, ma con il passar del tempo vennero raccolta da vere e proprie società che “tenevano il banco” a particolari condizioni e definirono inoltre le prime regole ufficiali del gioco stesso. Queste società inoltre ampliarono le possibili scommesse, dando così vita alle puntate di estratto (un nome) ambo (due nomi) terni (tre nomi), che per molto tempo furono le combinazioni su cui si baso il gioco. 1600 – a Venezia si ha traccia di una lotteria chiamata “Lotto del Ponte di Rialto”: l’antico Senato Veneziano, ovvero il consiglio dei Pregadi, ideò questa lotteria il cui premio, anche in questo caso, erano lotti immobiliari, con un montepremi complessivo molto elevato. Tutti i cittadini potevano acquistare i relativi “biglietti o bollettini” e sperare quindi nella dea bendata. XVII secolo – nella seconda metà di questo secolo si diffuse il “Lotto della Zitella”. Si passò dai numeri dei candidati politici del Giuoco del Seminario, a delle ragazze povere alle quali era data la possibilità, tramite un’estrazione, di aggiudicarsi una dote consistente in denaro. Anche questa nuova versione del Gioco ebbe grande successo e si deve a Giacomo Casanova la sua “esportazione” in Francia. Nel secolo successivo (seconda metà del XVIII secolo) esso si diffuse in gran parte dell’Europa: dall’Austria al Belgio, dall’Olanda alla Prussia, sino in Danimarca. 27 settembre 1863 – L’Italia è ormai unita e il Gioco del Lotto entra a far parte della cultura del nuovo Stato, anche se con differenti caratteristiche a seconda delle varie regioni. Inoltre diventa una voce importante del bilancio dello Stato. gennaio 1864 – un Regio Editto determinò un primo riordinamento del gioco del Lotto: le ruote erano 6 e le giocate possibili erano quelle per la sorte dell’ambo semplice, del terno e della quaterna. 1871 – Le estrazioni del Gioco del Lotto diventano settimanali e con 8 ruote. 1891 – il regolamento delle poste in premio venne nuovamente modificato, nella forma valida fino alle modifiche del 2005. I premi divennero: • estratto semplice: 11,236 volte la posta • ambo: 250 volte la posta • terno: 4250 volte la posta • quaterna: 60.000 volte la posta. 1933 – venne inserita un’ulteriore sorte di puntata quella relativa alla cinquina, con premio corrisposto in caso di vincita pari a 1.000.000 di volte la posta, e aumento del premio della quaterna da 60.000 a 80.000 volte la posta. 1939 – Altre due ruote si aggiungono alle 8 presenti: Cagliari e Genova. Si arriva così al Lotto a 10 ruote con la possibilità di giocata a Tutte le Ruote. 1997 – Si passa dalla classica estrazione settimanale fissata nel giorno del sabato, a due estrazioni settimanali: mercoledì e sabato. 2005 – I premi corrisposti in caso di vincita subiscono incrementi per le sorti di terno, quaterna e cinquina. Ecco quindi i nuovi premi in caso di vincita: • estratto determinato: 55,00 volte la posta • terno: 4.500 volte la posta • quaterna: 120.000 volte la posta • cinquina: 6.000.000 volte la posta A questa modifica relativa ai premi segue la modifica alla ritenuta sulle vincite passando dal 3% al 6%. 16 marzo 2005 – viene effettuata la prima estrazione in cui si ha la possibilità di puntare sulla sorte di estratto determinato, dando così ai Giocatori la possibilità di scegliere, oltre al numero, anche la posizione di sortita dello stesso; il premio in caso di vincita viene fissato in 55 volte la posta. 4 maggio 2005 – Dalle classiche 10 ruote di gioco si passa a 11, con l’inserimento della Ruota Nazionale. Si tratta di un comparto indipendente rispetto agli altri 10 e non concorre per le giocate su Tutte le ruote. Inoltre si passa all’automatizzazione delle estrazioni SOLO per due comparti: quello appunto della ruota Nazionale e quello della Ruota di Roma. 21 giugno 2005 – L’appuntamento con la fortuna per tutti gli appasionati aumenta, si passa da 2 a 3 estrazioni settimanali fissate nei giorni di: martedì, giovedì e sabato. 31 maggio 2007 – prima estrazione automatizzate per la ruota di Napoli 12 giugno 2007 – anche la ruota di Milano “saluta” il bambino bendato e le estrazioni avvengono tramite venus (estrazioni automatizzate). 10 giugno 2009 – viene firmato il decreto per la concentrazione in sole tre sedi estrattive delle estrazioni di tutte le 11 ruote del gioco del Lotto, con date di inizio differenti e l’automatizzazione di tutti i comportati: • la sede di Milano: dove vengono estratte le ruote di Genova, Milano, Torino e Venezia • la sede di Roma: dove vengono estratte le ruote di Cagliari, Firenze, Roma e Ruota Nazionale • la sede di Napoli: dove vengono estratte le ruote di Bari, Napoli e Palermo 16 giugno 2009 – le estrazioni del gioco del lotto delle ruote di Cagliari, Firenze, Roma e Nazionale sono eseguite dal concessionario in Roma, presso la sala G. Belli di Via Anicia n. 11 in un’unica sede e anche le ruote di Cagliari e Firenze salutano il bambino bendato; 23 giugno 2009 – le estrazioni del gioco del lotto delle ruote di Genova, Milano, Torino e Venezia sono eseguite dal concessionario nella sede di Milano, viale F. Testi n. 117, con la relativa automatizzazione delle ruote di Genova, Torino e Venezia; 15 settembre 2009 – le estrazioni del gioco del lotto delle ruote di Bari, Napoli e Palermo sono eseguite dal concessionario nella sede di Napoli, via A. Vespucci n. 170, con tutte e tre le ruote automatizzate.

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Sulla genesi del gioco del lotto in Italia non ci sono elementi certi e molti sono i “progenitori” di questo gioco. Nel 1448 si ha notizia a Milano delle cosiddette “borse di ventura” che in sostanza possono ritenersi un primo abbozzo delle scommesse caratterizzanti il vero lotto. Di certo l’abitudine a scommettere si diffuse largamente in ogni angolo del Paese ed ogni avvenimento pubblico diede vita a grande attivita di gioco, tanto che a Genovanel 1588 uno Statuto lo proibiva totalmente decretando che non si poteva far gioco sulla vita del Pontefice, dell’imperatore, dei re, dei cardinali, sulla riuscita degli eserciti, sull’esito delle guerre, sui matrimoni, sull’ elezioni dei magistrati o dei dogi e addirittura sulla peste. Le prime notizie certe intorno al gioco del Lottovengono fatte risalire al 1620: da quell’anno in poi, proprio a Genova, il lotto trova una precisa regolamentazione; del resto, nella citta’ ligure un gioco simile al moderno lotto e basato sui numeri era gia nato proprio in relazione alle scommesse che si facevano sull’elezione dei senatori della citta. Negli altri Stati italiani e nello Stato Pontificio, invece, il gioco del lotto era osteggiato per motivazioni di ordine morale. Nel 1728 il Papa Benedetto XIII arrivo’ addirittura a minacciare la scomunica per chiunque vi avesse partecipato, ma tre anni dopo il gioco fu riammesso dal suo successore Clemente XII e nel 1785 Pio VI ne decise la destinazione a favore delle opere pie. A Venezia il gioco del lotto compare per la prima volta- a quanto si sa – nel 1734 e si svolge sotto l’egida del Governo della Repubblica. Nel resto d’Italia, la liceita’ del gioco del lotto viene ammessa gradualmente e trova via via un regolamento ufficiale: considerati i notevoli introiti derivanti dalle giocate, le Autorita pubbliche pongono il gioco del lotto sotto il proprio monopolio. Nel 1863 ormai il gioco del lotto e’ diffuso in tutta l’Italia e da quell’anno viene giocato su 6 differenti ruote, che arriveranno a 8 dopo il 1870, con Roma Capitale d’Italia. Le estrazioni del lotto, un tempo limitate a due o tre all’anno, si fanno piu frequenti diventando quindicinali nel 1807 e settimanali nel 1871.

Sulla nascita del gioco del lotto, non ci sono certezze storiche, e molti giochi simili possono essere definiti comunque i “precursori”, o meglio i “progenitori” del lotto come lo conosciamo noi oggi. A Milano, intorno al 1448, ci sono dei resoconti storici che vengono definite “borse di ventura”, che in sostanza possono ritenersi un primo abbozzo delle scommesse caratterizzanti il vero lotto. L’abitudine di scommettere prese piede in ogni angolo del Paese, scommettendo su ogni avvenimento che a quei tempi poteva permettere tale attività. La “mania” delle scommesse si diffuse talmente tanto, che a Genova, nel 1588, uno Statuto lo vietava, e decretava che era proibito scommettere sulla vita del Pontefice, dell’Imperatore, dei Re, dei Cardinali, sulla riuscita degli eserciti, sull’esito delle guerre, sui matrimoni, sulle elezioni dei magistrati o dei dogi e addirittura sulla peste. Le prime notizie “valide” sul gioco del lotto le si hanno intorno all’anno 1620, infatti, proprio da questa data, e proprio a Genova, il gioco del lotto prende dei connotati ufficiali, avvalendosi di una formale e specifica regolamentazaione. In alcuni Stati italiani e nello Stato Pontificio, invece, il gioco del lotto era mal visto e proibito per motivazioni di ordine morale. Papa Benedetto XIII, nell’anno 1728 il Papa Benedetto XIII, minacciò i partecipanti del gioco di scomunica, ma Clemente XII, dopo tre anni, eliminò tale veto, permettendo quindi il gioco e il lotto dei tempi. Pio VI nel 1785, decise la destinazione a favore delle opere pie. A Venezia il gioco del lotto fa la sua prima comparsa intorno al 1734 e si svolge sotto l’egida del Governo della Repubblica. Nel resto d’Italia, la libertà del gioco del lotto viene ammessa lentamente e pian piano, trova una regolamentazione ufficiale. Visti i considerevoli incassi derivati dalle giocate, le Autorità pubbliche pongono il gioco sotto il proprio monopolio. Nel 1863 ormai il gioco del lotto è diffuso in tutta l’Italia e da quell’anno viene giocato su 6 differenti ruote (Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Torino e Venezia) che arriveranno a 7 nel 1871, dopo l’annessione di Roma all’Italia e a 8 nel 1874 con l’introduzione della ruota di Bari. La struttura a 10 ruote viene inaugurata l’8 luglio 1939 con l’introduzione delle ruote di Cagliari e Genova; L’introduzione della ruota nazionale risale al 4 maggio 2005. Le estrazioni, un tempo limitate a due o tre all’anno, si fanno più frequenti diventando quindicinali nel 1807, settimanali nel 1871 e bisettimanali nel 1997. A partire poi dal 21 giugno del 2005, le estrazioni divennero 3 a settimana, ossia martedì, giovedì e sabato. Introdotta la terza estrazione, sono cambiati anche i parametri di pagamento delle vincite.

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RUOTA di BARI

Alla sua nascita, la ruota di Bari, diventa l’ottava ruota ufficiale del gioco del Lotto; esistevano già, infatti, le ruote di : • Firenze • Milano • Napoli • Palermo • Roma • Torino • Venezia Di tutte le ruote, quella di Napoli è la più vecchia. Le estrazioni persero la loro cadenza “casuale” e assunsero la regola dell’estrazione settimanale. La ruota di Bari venne inserita tra le Ruote del Lotto esattamente il 2 maggio 1874. A titolo di cronaca ricordiamo anche quale fu la prima cinquina estratta sulla ruota di Bari, ossia: 69 – 90 – 3 -14 -25 A differenza di altre ruote, la ruota di Bari non sospese le estrazioni durante la seconda Guerra Mondiale. Alcune curiosità (Statistiche): Una delle grandi caratteristiche della ruota di Bari è quella di privilegiare i numeri ritardatari. Ricordiamo il 55 che tra il 1956 e il 1960 non venne estratto per ben 197 estrazioni. “Recentemente” invece (siamo nel 2000) ci fu il numero 31 che alla sua uscita regalò circa 1000 miliardi a causa della “febbre” del 31 che spingeva milioni di italiani a giocare questo numero

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RUOTA di CAGLIARI

La prima estrazione sulla ruota di Cagliari avvenne l’8 Luglio del 1939. La ruota di Cagliari fu l’ultima ruota inserita insieme a quella di Genova. La prima cinquina ad essere estratta su questa ruota fu: 52 – 62 – 77 – 49 – 87 Le estrazioni su questa ruota, durante la Seconda Guerra Mondiale avvennero ad intermittenza. Negli anni del conflitto mondiale, le estrazioni avvenivano generlamente il Lunedì. Verso l’anno 1944 la ruota di Cagliari subì diverse fermate, la più lunga duro 10 mesi. Sulla ruota di Cagliari il ritardatario storico più famoso è il numero 71, il quale latitò tra il ’67 e il ’71 per ben 192 estrazioni.

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RUOTA di FIRENZE

Il Gioco del Lotto a Firenze nacque nel 1556, per iniziativa di Cosimo I e di alcuni ricchi mercanti. Nel 1688, per proteggere il Lotto nazionale, fu proibito ai cittadini di prendere parte al “Gioco del Seminario” di Genova. Oltre che a Firenze le estrazioni avvenivano anche a Pisa e a Livorno. Le “prenditorie”, ovvero le antiche ricevitorie, erano obbligate a registrare tutte le giocate, proprio come avviene al giorno d’oggi. Nel 1784, l’amministrazione del Lotto passò dai privati allo Stato senza che il regolamento subisse fondamentali variazioni. Il gioco continuò senza ulteriori riforme anche nel 1802, quando al Granducato successe il Regno d’Etruria, mentre più tardi fu introdotta la Lotteria Imperiale di Francia con le sue regole. L’antico Lotto fiorentino ritornò di pari passo con la restaurazione del Granducato, nel 1814. Nel 1821 Ferdinando III di Lorena corresse nuovamente il gioco, e introdusse una impostazione che sarà in seguito presa ad esempio dal Lotto del Regno d’Italia. Ad ogni 4000/5000 abitanti corrispondeva una ricevitoria e i ricevitori potevano nominare dei sostituti per la raccolta del gioco nelle zone circostanti. Le giocate possibili erano l’estratto semplice, l’estratto determinato, l’ambo, l’ambo determinato ed il terno. Le estrazioni erano 48, una metà in Toscana, le altre a Roma. Ai 90 numeri estratti corrispondeva il nome di una fanciulla bisognosa, nubile e di provata moralità, alla quale in caso di sorteggio favorevole veniva attribuita una dote di 100 lire.

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RUOTA di GENOVA

Nei primi anni del 1500, apparve il “Gioco del Seminario” (detto anche “Seminajo). Il nome del seminario derivava da quello con cui il popolo chiamava il contenitore in cui venivano imbussolati i centoventi nomi dei cittadini più in vista della potente repubblica marinara. Tra questi venivano estrati conque nomi che entravano a far parte del Senato. L’onda della Rivoluzione Francese toccò anche il gioco del Lotto. L’aggressvità del nuovo gioco prese di contropiede il governo che fu costretto a ricorrere a nuove forme di repressione. Nonostante le numerose prove di forza, il governo non riuscì mai ad intaccare seriamente l’incremento del gioco. Così in data 22 settembre 1643 i Serenissimi Colegi fecero un clamoroso £dietro-front”. Su proposta della camera, l’organo statale che curava la buona salute delle finanze, i Serenissimi Collegi decisero di appaltare il gioco, ribadendo al contempo l’assoluto divieto di effettuare privatamente raccolte e giocate. Nel marzo del 1644 fu assegnato l’appalto per la gestione del gioco che continuò a chiamarsi “giuoco del seminario”.I giocatori potevano puntare sull’estrato semplice, sull’estratto determinato (il primo nome eletto in ordine di estrazione), sull’ambo e sul terno. La ricevuta che venica consegnata al giocatore a riprova dell’avvenuta giocata, si chiamava “firma”. Nel 1735 si registrò la novità dell’importazione da Torino del “Gioco delle Zitelle”. Venivano imbussolati novanta nomi di giovani ragazze da marito. Ai cinque nomi estratti veniva riconosciuta una dote di cento lire. Per ntrodurre in Genova questo gioco, gli appaltatori si impegnarono a riconoscere un compenso annuo di diecimilalire. Nel 1805 la repubblica di Genova passò, come quasi tutta l’Europa occidentale, sotto il controllo delle armate francesi ed il lotto venne soppiantato dalla “lotteria Imperiale Francee”, peraltro assai simile al gioco del lotto. Dissoltosi l’impero Napoleonico, il lotto genovese confluì prima in quello del Regno di Sardegna e poi in quello italiano.

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RUOTA di MILANO

E’ nel XVII che venne introdotto a Milano il gioco del Lotto, probabilmente sulla scia del “Giuoco del Seminario” di Genova. NAche a Milano ci fu per un breve periodo il divieto al gioco, ma presto si capì che tale giocopoteva “arricchire” le casse dello Stato, e il divieto venne rimosso. Nonostante tutto però, non ebbe il boom sperato, e spinse quindi ad affidare a gestori extra-stato le scommesse su Lotto. Nel 1688 fu reintrodotto il divieto al gioco al Lotto di Milano, ma i giocatori aggirrarono l’ostacolo puntanfdo sulle estrazoni del Lotto di Genova.E che questo sia accaduto realmente n’è prova l’impennata degli introiti registrati in quegli anni dal gioco nella vicina repubblica ligure. Venne posto il divieto alle scommesse sul Loto di Genova, ma vista l’infruttuosità di tale proibizione, il 27 Marzo 1696 il Governatore di Milano pose rimedio a questa “fuga di capitali all’estero”, concedendo la privativa della raccolta del gioco di Genova sulla piazza di Milano ad una sola persona, tal Francesco Ripamonti, in cambio di ben 40.000 lire annue. Nel 1706 si passò dall’amministrazione spagnola a quella austriaca ma questo non interruppe e non turbò il regolare svolgimento del gioco, anzi, il governo austriaco volle la diffusione di tale gioco per far si che si sviluppasse., arricchendo le casse dell’erario. Per questo, venne creato il lotto Milanese a tutti gli effetti, slegando di fatto i milanesi dalle scommesse sul lotto di Genova. Con un editto del 22 dicembre 1768, Maria Teresa d’Austria fissò nuove regole, concedendo la licenza alla famiglia Minonzi dietro il pagamento di un canone annuo di 150.000 lire. L’editto stabiliva che fossero svolte 11 estrazioni l’anno mediante l’imbussolamento di 90 numeri. Contestualmente era anche concessa la licenza di raccolta del “Gioco del Seminario” di Genova. A partire dal 1787 il numero delle estrazioni salì a 26, di cui tredici si svolgevano a Milano e tredici prendevano come riferimento i numeri estratti a Torino. A Milano, come in altre città, si stabilirono limiti di gioco e si adottarono alcuni sistemi diretti a limitare le spese eccessive per le vincite, come ad esempio il controllo delle giocate elevate (il “castelletto”) o addirittura il divieto per i ricevitori di accettare ulteriori puntate su determinati numeri. Con l’invasione napoleonica il lotto milanese restò sostanzialmente invariato anche se le tariffe vennero allineate alla “lotteria imperiale” in uso in Francia. Nel 1817, dopo la caduta di Napoleone a Waterloo, l’imperatore Francesco I tornato sul trono del regno lombardo-veneto, emanò un decreto con cui regolamentò in maniera organica l’intera materia. A seguito della vittoria nella battaglia di Villafranca, le truppe piemontesi conquistarono definitivamente il regno ed il lotto di Milano confluì prima in quello di Torino e poi in quello italiano.

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Una volta si giocava al lotto solo nelle ricevitorie autorizzate. Queste trascrivevano i numeri scelti scrivendoli a mano su dei bollettini come questo. Esempio di giocata su un vecchio bollettino di £ 5.000 suddivisa per ambo e terno

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Ed ecco il retro dello stesso bollettino.

disobbedienza gioco lotto

Nel 1848, quando si combattono le 5 giornate di Milano, contro gli austriaci. I democratici filo-mazziniani, infatti, lanciano un’esortazione alla disobbedienza, alla resistenza civile e a non pagare dazi e gabelle agli invasori: viene proclamato lo sciopero del gioco del lotto che rappresentavano allora una delle maggiori entrate per l’erario asburgico, un milione e settecentomila lire per il lotto.

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la STORIA del LOTTO

Il concetto di fortuna, di sorte , accompagna l’uomo fin dagli albori della civiltà, in un eterno dialogo fatto di speranze, di rispetto, di sfida… E questo rapporto si è spesso incarnato nelle forme del gioco e del giocare. Va da sé che sia possibile seguire un percorso nella storia dell’Umanità, attraverso tutte le epoche e le culture, ripercorrendo l’evoluzione dei giochi di sorte e, in particolare, del Gioco del Lotto. Negli approfondimenti potrai scoprire tante novità sulle origini del Gioco del Lotto e sul rapporto che ebbero i popoli occidentali, dalla Roma repubblicana alle signorie rinascimentali al Regno d’Italia, con l’innata tendenza umana a sfidare la fortuna al gioco. Radici, etimologia, varianti, curiosità: una finestra sull’insolita storia di un gioco avvincente, che da secoli fa parte della nostra vita. .

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Distribuzione utili del nuovo Lotto – Papa Clemente XIII, Roma, coll. privata. .

Etimologia

La parola “lotto” sembra derivare dalle antiche lingue germaniche. Il termine “hleut” identificava, infatti, i giochi di sorte basati sull’estrazione. In gotico la parola “hlauts” significava “sorte” o “porzione assegnata” e designava anche un ciottolo che veniva estratto o gettato a terra per predire, sotto l’influsso divino, questioni di ordine quotidiano.

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La giuocatrice di Lotto. Memorie di Madame Tolot all’Abate Pietro Chiari, Venezia 1810, coll. privata.

Una seconda ipotesi fa derivare la parola dal termine franco “lot”: premio, sorte. Anche in questo caso il termine, che indicava il premio in palio, identificava anche il metodo di estrazione vero e proprio. Nonostante le fonti storiografiche non siano pienamente attendibili, è possibile affermare che la diffusione della parola sia stata simile presso tutti i popoli proto-europei, come dimostra il significato comune del termine nelle diverse lingue moderne.

In tedesco “los” indica non solo “sorte” o “destino” ma anche la divisione in lotti di terreni e beni; inoltre “los” indica anche il “biglietto della lotteria” e il verbo “losen” significa “tirare a sorte”. In danese il sostantivo “lod” significa “estrazione” e il Gioco del Lotto si chiama “Lotto”. In inglese “lot” sta per “destino” o “sorte”, mentre il verbo “to lot” significa “assegnare in base a sorteggio”. In francese “bien loti” significa “favorito dalla sorte” e, come in italiano, la parola “loto” ha tre significati: lotto di terreno, partita di merce e gioco. In francese “bien loti” significa “favorito dalla sorte” e, come in italiano, la parola “loto” ha tre significati: lotto di terreno, partita di merce e gioco. In spagnolo il sostantivo “lote” indica la partita di merce, “loto” il gioco . .

Origini del Gioco

Ci abbandoniamo alla Sorte? Già i nostri progenitori lo facevano! Pur non essendo possibile attribuire l’invenzione del Gioco del Lotto a una persona precisa o ad un dato momento storico, esso rappresenta e contiene l’evoluzione di diverse forme di giochi di sorte che, più o meno legalmente, erano molto diffuse sin dall’antichità. Il Gioco del Lotto ha infatti origini lontanissime e, nella sua forma moderna, non è poi così cambiato dai suoi antichi antenati. Già molti secoli prima di Cristo gli Egizi e i Caldei amavano giocare di sorte, una tradizione che pare essersi diffusa anche nel mondo occidentale grazie alle popolazioni nomadi e alle guerre di conquista. Anche a Roma, durante i Saturnali di dicembre, venivano organizzate lotterie in cui si estraeva un numero tra quelli distribuiti ai partecipanti su tavolette di legno. Il progenitore della nostra tombola, ma anche del moderno Bingo insomma…

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Roma, Istituto Nazionale per la Grafica-Calcografia Nazionale Pigalle Edme Jean, La Loterie, 1828.

L’IDEA DEI LOTTI

L’abbinamento di giocate a premi costituiti da “lotti” sembra avere origine olandese. Ad Amersfoort, non lontano da Amsterdam, nel 1500 alcuni cittadini pensarono di sfruttare la passione del gioco per regolare alcune proprietà non facilmente divisibili. L’idea ebbe successo, ed in seguito venne regolamentato il “Lotto di Olanda”. A Venezia, verso la metà del ‘600, veniva organizzata dal Consiglio dei Pregadi, l’antico Senato veneziano, una lotteria il cui montepremi era appunto “un lotto” di immobili. La lotteria venne chiamata “Lotto del Ponte di Rialto”, e il montepremi complessivo aveva un valore vicino ai centomila ducati: una vera fortuna per l’epoca. Si poteva partecipare all’estrazione acquistando “bollettini” al prezzo di due scudi ciascuno.

MISURE E CONTROMISURE

L’innata tendenza umana al “giocare di sorte” fu a più riprese ritenuta immorale. In epoche diverse i governanti cercarono di vietare i giochi ma, non ottenendo altri risultati che quello di favorire la diffusione dei giochi clandestini, spesso iniqui e gestiti dalla malavita, cercarono quanto meno di regolamentarli per evitare facili speculazioni. Così molti stati giunsero alla monopolizzazione, curando in proprio lotterie nazionali e giochi di sorte. Spesso fu l’intento umanitario a convincere i governi a legalizzare il gioco, e in primis il Lotto. Ogni statuto, bando o decreto che lo regolava, infatti, stabiliva che il ricavato dalla gestione del gioco fosse destinato a fini di pubblica utilità e scopi umanitari di volta in volta specificati. Questo è quanto accade ancora oggi: una quota degli incassi del gioco è infatti destinata per legge al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per finanziare diverse opere di recupero e di conservazione del nostro patrimonio storico, artistico e paesaggistico. .

Giochi di sorte

VICENZA Dato il crescente successo dei giochi di sorte, nel 1339 a Vicenza venne promulgato uno Statuto per regolamentali. Questo Statuto: • stabiliva e limitava i luoghi e i giorni in cui essi si potevano svolgere • fissava una tassa per chi organizzava il gioco • elencava i comportamenti proibiti, l’ammontare delle eventuali multe e i limiti sulle diverse puntate. In questo periodo erano diffusi vari giochi: le carte, i dadi, la “Zara”, i giochi di sorte, che non avevano nulla in comune con il Lotto attuale.

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Roma, Istituto Nazionale per la Grafica-Calcografia Nazionale. Bartolomeo Pinelli, Interno di camera detto volgarmente botteghino, Roma Calcografia Camerale 1831.

MILANO Solo dal 1448 si ha notizia certa della diffusione, a Milano, delle cosiddette “borse di ventura”, indicate da molti storici come il primo nucleo di quello che più tardi diverrà il vero Gioco del Lotto moderno. Il gioco consisteva nell’assegnare sette “borse” contenenti, rispettivamente dalla prima alla settima, 300, 100, 75, 50, 30, 25, 20 ducati in contanti. Chiunque, pagando un ducato, aveva la possibilità di veder inserito in un recipiente di vimini un biglietto recante il proprio nome. Versando più ducati, si potevano avere più biglietti. In piazza Sant’Ambrogio, in un secondo recipiente, venivano depositati altrettanti biglietti, sette dei quali recavano l’ammontare dei diversi premi mentre i restanti erano in bianco. Nominato uno dei presenti ad effettuare le operazioni, veniva estratto un biglietto dal recipiente contenente i nomi, e uno da quello dei premi: se al nome estratto risultava abbinato un biglietto bianco, non si vinceva nulla; se invece ne veniva estratto uno recante un premio, l’ammontare di questo veniva consegnato al vincitore alla presenza di tutti i giocatori. Nel 1539 in Francia, sotto Francesco I, questa meccanica di gioco verrà ripresa con il nome “Blanque” (bianca).

FIRENZE Nel 1530 a Firenze apparve per la prima volta la “imposta straordinaria”. Dopo che si erano assegnate a ogni cittadino, in base alla ricchezza, delle polizze numerate e di ugual prezzo, si procedeva all’estrazione di alcuni premi rappresentati da oggetti di valore, case e poderi. In questo modo furono rimessi in circolazione beni confiscati per ragioni politiche. Il gioco stava conquistando, in forme diverse, tutti i popoli d’Europa! .

GIUOCO del SEMINARIO .

1576: SI LEGALIZZA IL GIOCO

Il Lotto: prima che un gioco… una previsione politica? L’attuale formula del Gioco del Lotto sembra derivare in maniera abbastanza diretta da una pratica in uso a Genova nel XVI secolo, presto estesa a tutta la penisola, che permetteva di scommettere sui nomi di cittadini candidati a cariche pubbliche. Inizialmente clandestino, ma ben presto divenuto legale, il gioco prendeva spunto da un “sistema elettorale” in vigore a Genova nel XVI secolo, che prevedeva l’estrazione casuale di 5 nomi di cittadini particolarmente meritevoli, su un totale di 120 “papabili”, che avrebbero assunto il ruolo di membri del Maggior Consiglio della Repubblica. Questa pratica prese quindi il nome di “Giuoco del Seminario”. Agli appassionati e numerosi giocatori veniva data 2 volte l’anno l’occasione di tentare la sorte con un’estrazione di cinque nomi (casi favorevoli) su centoventi imbussolati (casi possibili).

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Milano, Civica Raccolta Bertarelli Manifesto del Lotto Imperiale Viennese, 1841.

DAI NOMI AI NUMERI

Il sorteggio semestrale suscitò ben presto l’interesse del pubblico che cominciò a puntare somme di denaro su quali candidati sarebbero stati scelti tra i 120. Qualche anno dopo il numero dei candidati fu ridotto a 90, e ben presto i nomi furono sostituiti da numeri. Dapprima le giocate nacquero spontaneamente tra singoli, poi furono accettate giocate da più persone e, infine, si formarono società che tenevano banco a particolari condizioni e che definirono le prime regole ufficiali del gioco. I primi gestori del gioco non si limitarono ad accettare le puntate solo su un nome, ma le ampliarono dando vita a “estratti”, “ambi” e “terni” che, per molto tempo, furono le sole combinazioni su cui si basò il gioco. • .

Il Lotto della zitella

La voglia di giocare aumentava… Nella seconda metà del XVII secolo si diffuse il “Lotto della Zitella”. Invece che ai candidati alle cariche politiche, i numeri erano abbinati al nome di ragazze povere: le sorteggiate erano premiate con una dote del valore di 100 lire. Anche questa versione del gioco divenne famosa in tutta Europa e la sua diffusione in Francia viene attribuita nientemeno che a Giacomo Casanova. Ben presto il gioco entrò anche nelle grazie dei ministri delle Finanze che, dimentichi delle zitelle, reclamarono gli incassi per l’erario. Nella seconda metà del XVIII secolo il gioco si diffuse anche in Austria, Belgio, Olanda, Prussia, Danimarca. In seguito cadde in disuso, e nella versione “Zitella” sopravvisse soltanto in Italia ed Austria.

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Archivio di Stato di Roma, Bandi, Busta 468 Estrazione del 9 novembre 1805. .


Il lotto moderno

Proibito a più riprese per il dilagare delle giocate “clandestine”, ancora nelXVII secolo i Serenissimi Collegi, l’allora Ministero delle Finanze, ribadirono la non legalità del gioco d’azzardo. Allo stesso tempo, tuttavia, permisero l’esercizio del “Seminario” a chi ne avesse ottenuto la licenza, dietro pagamento di un diritto concessionario. Dovendo rendere conto di un giro di affari sempre più crescente, i concessionari del gioco si cautelarono dal rischio di pagare eventuali premi superiori all’incasso, costituendo un fondo premi chiamato “Monte delle scommesse” da ripartire fra i vincitori. In questo modo era assicurato agli organizzatori il margine di guadagno preventivato. Se nessun nome veniva indovinato, e questo accadeva piuttosto spesso, le puntate venivano restituite. I premi non distribuiti si sommavano al montepremi dell’estrazione successiva. La fama del Lotto si diffuse presto in tutta la Penisola e le giocate iniziarono ad arrivare anche dagli altri Stati Italiani. Il fascino del gioco di Genova, il brivido della scommessa e il miraggio di conseguire con la medesima posta diversi guadagni attraverso diverse probabilità, portarono il Lotto a una diffusione vastissima e a un ingente giro di giocate

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Archivio di Stato di Roma, Bandi, Busta 468. – Nota degli Ambi e dei Terni che vengono composti con 90 numeri, Roma XIX secolo. .


NASCE l’ITALIA: uno STATO, un LOTTO

Nel 1861 furono apportate alle poste in premio tre sostanziali modifiche: • fu abolito l’ambo nominato • il premio per la sorte del terno venne ridotto a sole 5.000 volte la posta • il premio per la sorte dalla quaterna fu ridotto a sole 60.000 volte la posta. Il 27 settembre 1863, quando ormai l’Italia era un regno unito, il Lotto entrò ufficialmente a far parte delle entrate previste nel bilancio statale. Da qui, il Lotto si diffuse in tutti gli altri stati italiani (Piemonte, Stato Pontificio, Veneto, Regno delle Due Sicilie, ecc) anche se con caratteristiche diverse.

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Roma, Collezione privata. – Lotteria del Regno d’Italia, ricevute 1872-1874.

Nel gennaio 1864 un Regio Editto determinò un primo riordinamento del gioco: le ruote erano appena 6 e le giocate possibili erano quelle per la sorte dell’ambo semplice, del terno e della quaterna. Soltanto nel 1871, a unificazione realmente avvenuta, furono scelte otto città italiane (Bari, Firenze, Milano, Palermo, Roma, Torino e Venezia) denominate comunemente ruote o compartimenti a cui si aggiunsero, nel 1939, Cagliari e Genova. Quasi trent’anni più tardi, nel 1891, il regolamento delle poste in premio venne nuovamente modificato, nella forma valida fino alle modifiche del 2005. I premi divennero: • estratto semplice: 11,236 volte la posta • ambo: 250 volte la posta • terno: 4250 volte la posta • quaterna: 60.000 volte la posta. L’8 luglio del 1933 venne introdotto anche il gioco della cinquina (pagato 1.000.000 di volte la posta), e aumentato il premio della quaterna (da 60.000 a 80.000 volte la posta). Era ormai nato il Gioco del Lotto che noi tutti oggi conosciamo.

LE RUOTE DEL LOTTO

Oggi sono 11 le ruote del Lotto sulle quali si può puntare. In origine, a partire dal 1871, erano solamente otto: quelle di Bari, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia. I compartimenti di Cagliari e di Genova, che completano il quadro delle ruote come le conosciamo oggi, vennero aggiunti soltanto nel 1939. Le ruote del Lotto sono 11. Dieci di loro sono storicamente situate nei capoluoghi di provincia segnati sulla cartina. L’undicesima ruota, detta Ruota Nazionale, non figura sulla mappa perché non è legata ad alcuna città. Ogni ruota “tradizionale” non rappresenta solo la città che la ospita, ma anche le province più vicine. .

 

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Le ruote del Lotto sono 11. Dieci di loro sono storicamente situate nei capoluoghi di provincia segnati sulla cartina. L’undicesima ruota, detta Ruota Nazionale, non figura sulla mappa perché non è legata ad alcuna città. Ogni ruota “tradizionale” non rappresenta solo la città che la ospita, ma anche le province più vicine. .

La SCHEDINA

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• Lo SCONTRINO .

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l’ESTRAZIONE

Una delle più importanti novità introdotte nel regolamento del Gioco del Lotto con la recente Legge Finanziaria, riguarda un sostanziale cambiamento nella modalità di estrazione dei numeri. Le estrazioni seguono un preciso rituale, che prevede la presenza di un’urna ovale al cui interno vengono inseriti e mescolati 90 bussolotti metallici, estratti da un fanciullo rigorosamente bendato. ESTRAZIONE AUTOMATIZZATA La nuova procedura è resa possibile da “Venus”, una macchina progettata per gestire le estrazioni con la massima affidabilità e trasparenza. I numeri sono sempre visibili in ogni fase, dalla loro immissione all’estrazione, grazie ai componenti in plexiglass della macchina. Il mescolamento avviene grazie a getti di aria compressa. Vi sono inoltre dei sistemi di protezione e sicurezza fisico/logica: • l’hard-disk estraibile del PC di gestione del sistema, custodito in cassaforte • il lettore che consente l’accesso al sistema solo tramite inserimento di apposita smart-card e di relativa password • le sfere numerate realizzate con materiale indeformabile, resistente alle sollecitazioni meccaniche e termiche e al cui interno non è possibile iniettare alcun materiale che ne possa alterare le caratteristiche stabilite .

le ULTIME NOVITA’

Il 2005 è stato un anno di grandi novità per il Gioco del Lotto: il 16 marzo, infatti, è stata effettuata la prima estrazione che prevedeva la nuova sorte dell’estratto determinato. Oltre a puntare sull’uscita di un singolo numero, i giocatori possono ora scegliere anche la posizione di estrazione di uno o più numeri prescelti. Sempre nel 2005, sono stati aumentati i moltiplicatori di vincita: a beneficiarne maggiormente è stata la cinquina, il cui moltiplicatore è passato da 1.000.000 a 6.000.000 di volte la posta. 6.000.000 di euro è ora la vincita massima ottenibile con un singolo scontrino di giocata. Dal 4 maggio 2005 alle 10 ruote tradizionali si è aggiunta la ruota Nazionale, le cui estrazioni hanno luogo a Roma. Inoltre, a partire dal 21 giugno 2005, la sorte può essere tentata più frequentemente poiché le estrazioni settimanali sono diventate tre: nelle giornate di martedì, giovedì e sabato. Il 2006 ha invece visto la nascita del Lotto Istantaneo una nuova modalità opzionale di gioco che permette al giocatore di concorrere con la stessa giocata effettuata per il Lotto tradizionale (numeri e sorti) a un’estrazione istantanea e personale. Per ogni giocata verranno estratti 5 numeri diversi, che saranno riportati su un apposito scontrino, grazie al quale il giocatore può confrontare i 5 numeri giocati con quelli estratti casualmente dal sistema e scoprire istantaneamente se ha vinto. .

ESTRATTO DETERMINATO

A partire dal 14 Marzo 2005 è divenuto possibile giocare su una nuova sorte, chiamata “Estratto Determinato”. Le regole della giocata: • È possibile puntare sulla posizione di estrazione di uno o più numeri prescelti (ad esempio: se la sequenza delle estrazioni sulla ruota di Bari fosse: 15, 26, 34, 45 e 67, e tu avessi puntato il 26 come secondo estratto determinato su quella stessa ruota, avresti vinto). • Per il numero o i numeri prescelti si possono indicare più posizioni di estrazione anche per importi diversi (ad esempio puoi puntare 1 euro sul 13 come terzo estratto sulla ruota di Milano e 2 euro per il 13 come secondo estratto sulla stessa ruota). • L’Estratto Determinato può essere giocato su una o più ruote (per esempio giocando il 5 come quinto estratto sulle ruote di Napoli e Roma). • L’Estratto Determinato può essere giocato usando la schedina o comunicando la giocata verbalmente al ricevitore. • Sullo scontrino sotto le attuali sorti sono indicate le cinque posizioni dell’Estratto Determinato (1° estr., 2° estr., 3° estr., ecc) ed il relativo importo giocato su ciascuna posizione. • Hai vinto nel caso in cui il o i numeri prescelti vengano estratti nella esatta posizione pronosticata. Il moltiplicatore di vincita è pari a 55 volte la posta. • Nel caso in cui vengano giocati più numeri sulla stessa posizione, la vincita si ottiene dividendo la posta per i numeri giocati e moltiplicando il risultato per 55. .

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LOTTO ISTANTANEO

A partire dal 14 Marzo 2005 è divenuto possibile giocare su una nuova sorte, chiamata “Estratto Determinato”. Le regole della giocata: • È possibile puntare sulla posizione di estrazione di uno o più numeri prescelti (ad esempio: se la sequenza delle estrazioni sulla ruota di Bari fosse: 15, 26, 34, 45 e 67, e tu avessi puntato il 26 come secondo estratto determinato su quella stessa ruota, avresti vinto). • Per il numero o i numeri prescelti si possono indicare più posizioni di estrazione anche per importi diversi (ad esempio puoi puntare 1 euro sul 13 come terzo estratto sulla ruota di Milano e 2 euro per il 13 come secondo estratto sulla stessa ruota). • L’Estratto Determinato può essere giocato su una o più ruote (per esempio giocando il 5 come quinto estratto sulle ruote di Napoli e Roma). • L’Estratto Determinato può essere giocato usando la schedina o comunicando la giocata verbalmente al ricevitore. • Sullo scontrino sotto le attuali sorti sono indicate le cinque posizioni dell’Estratto Determinato (1° estr., 2° estr., 3° estr., ecc) ed il relativo importo giocato su ciascuna posizione. • Hai vinto nel caso in cui il o i numeri prescelti vengano estratti nella esatta posizione pronosticata. Il moltiplicatore di vincita è pari a 55 volte la posta. • Nel caso in cui vengano giocati più numeri sulla stessa posizione, la vincita si ottiene dividendo la posta per i numeri giocati e moltiplicando il risultato per 55. .

STORIA della SMORFIA

 • ORIGINI IL SOGNO COME RIVELAZIONE 

Secondo alcune teorie, per ritrovare il contesto primordiale che ha dato origine alla Smorfia basta chiudere gli occhi, concedersi alla seduzione del sonno e iniziare a sognare. Perché proprio nel mondo delle visioni notturne si trovano le radici lontane della Smorfia, che sembrano derivare dalle versioni volgarizzate e ridotte degli antichi libri dei sogni. Le opere di personaggi come Artemidoro di Daldi (II sec. d.C.), in età bizantina diventano veri e propri manuali per svelare il mistero dei messaggi notturni.

SIGNIFICATI NASCOSTI

Altre teorie sono propense a credere che l’origine della Smorfia risieda all’interno della tradizione cabalistica ebraica. Secondo la Cabala (Qabbalah), nella Bibbia non vi è parola, lettera o segno che non abbia qualche significato misterioso correlato. Il mondo stesso non sarebbe altro che un insieme di simboli da decodificare. Per questo i cabalisti crearono una sorta di dottrina interpretativa per svelare i significati nascosti dietro alla realtà apparente.

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•Milano, Civica Raccolta Bertarelli. Bella, interprete dei sogni, ovvero la vera cabala aperta ai giuocatori del Lotto, 1880ca.

• Abraham Abulafia, mistico cabalista ebreo-spagnolo del XIII secolo, basandosi sul fatto che nell’ebraico ogni lettera corrisponde a un valore numerico, affidò proprio ai numeri la trascrizione delle sue meditazioni realizzando un’opera letteraria composta di sole cifre. A lui seguirono molti altri pensatori e mistici che contribuirono a formare la teoria secondo la quale è possibile desumere da ogni parola il valore numerico corrispondente. Questa teoria venne applicata anche per interpretare i sogni, ritenuti il luogo di contatto tra l’umano e il sovraumano.

SEGNI DEL DESTINO

Successivamente, visto che si pensava che le forze “super umane” comunicassero anche mediante accadimenti straordinari, qualsiasiavvenimento insolito (una caduta, un temporale estivo, ecc.) veniva considerato un segno del destino e subito tradotto in numeri. • Nel Rinascimento pensatori e filosofi come Cardano, Della Porta, Pico della Mirandola o Paracelso riscoprirono e riportarono in auge i testi di quei maghi- scienziati che studiarono e praticarono l’oniromanzia greca e la Cabala ebraica. E proprio a questi scritti si ispirarono gli autori, per lo più anonimi, dei manuali ottocenteschi da allora presenti in ogni ricevitoria del Lotto. • Il primo esempio di Smorfia (da Morfeo, dio dei sogni) si ha con il “Divinatore Universale del Lotto”, libro che i ricevitori dei Regi Lotti napoletani avevano sempre a portata di mano e dove sono indicati tutti i numeri corrispondenti a personaggi e avvenimenti. • .

CURIOSITA’

QUANDO GIOCARE

Prima di tutto è bene sapere quando giocare: la tradizione vuole infatti che le previsioni ricavate tramite un sogno vadano seguite per tre estrazioni successive. E senza sgarrare. Il sogno di vincere, però, non passa solo attraverso il sonno. Ci sono le date di compleanni, anniversari, ricorrenze, la vita di tutti i giorni, eventi felici e funesti a far scendere la sabbia nella clessidra del giocatore. L’abbinamento tra eventi e numeri si perde nella notte dei tempi e ancora oggi riveste un ruolo importante nel mondo legato all’estrazione dei 90 numeri. C’è chi esce di casa, al mattino, e già prima di prendere un caffè si ritrova per la testa un paio di numeri “buoni”. Perché per quelli “cattivi”, nel Lotto, non c’è vita né spazio.

QUALI NUMERI PUNTARE

Per scoprire il significato ed i numeri da puntare, relativi ad un qualsiasi riferimento terreno e non, è sufficiente consultare la Smorfia. La cosa, però, non finisce qui. Per mettere in gioco i numeri e far sì che i medesimi siano buoni occorrono alcuni astuti accorgimenti.

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Milano, Civica Raccolta Bertarelli. Bella, interprete dei sogni, ovvero la vera cabala aperta ai giuocatori del Lotto, 1880ca.

Se la ruota dove puntare i numeri non trova particolari riscontri nei fatti che abbiamo “smorfiato” (se, ad esempio, abbiamo sognato di essere in una spiaggia di Palermo è evidente che il gioco andrà effettuato sulla ruota siciliana), bisogna seguire un percorso mentale assolutamente preciso: se nella vostra regione c’è la città che corrisponde ad una delle dieci ruote valide per il Lotto, allora la scelta è molto semplice. Viceversa, se non è presente una delle dieci città, allora dovrete puntare quella più vicina (ad esempio gli abitanti di Aosta potranno giocare su Torino mentre quelli di Reggio Calabria su Palermo). Da non trascurare una puntata anche su Tutte le ruote. Anche per la scelta della ruota dobbiamo fare i conti con la Cabala che indica Bari come ruota “preferita” da sogni. E allora? Un pizzico di fantasia, di intuito, di fiuto, in casi come questi non guasta, ma è la Fortuna che alla fine guida!

LE COMBINAZIONI

A seconda dei numeri ricavati si punterà sulle varie combinazioni. Se da un sogno scaturiscono tre numeri, giocheremo gli stessi per ambo e terno. Se gli estratti da puntare sono cinque o più, giocheremo la forbice che vadall’ambo alla cinquina. Quando le giocate ci vengono suggerite dai sogni, le puntate debbono necessariamente essere “pure” senza l’aggiunta di altri estratti. La tradizione vuole anche che non si debba rivelare a chicchessia il “dono” ricevuto in sogno, pena annullamento della loro validità. Nel caso decideste di farli conoscere è bene rivelarli solo a persone molto vicine (madre, padre, fratello, ecc.). Se poi vi siete dimenticati di giocare per l’estrazione successiva al sogno, non puntate più perché – sempre secondo le antiche usanze del gioco – i numeri perdono il proprio valore. .

O’ Munaciello

QUANDO GIOCARE

Va da sé che la Smorfia napoletana sia quella che vanta la tradizione più ricca in fatto di figure e rappresentazioni in bilico tra il misterioso e il bizzarro. Prendiamo ‘O Munaciello, ovvero il personaggio più nominato e più temuto dai napoletani. Spiritello dispettoso, è lui l’entità più citata nelle leggende anche perché, al comportamento bizzarro spesso si accompagnano benevoli “lasciti” in moneta contante.

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‘O Munaciello, infatti suggerisce ai suoi protetti i numeri da giocare al Lotto, oppure, fa scherzi che possono essere trasformati in numeri vincenti ed essere giocati. Attenzione però: se ricevete la visita di ‘O Munaciello, non rivelate a nessuno l’incontro: potrebbe accanirsi e non lasciarvi più stare! E non è tutto: ‘O Munaciello ama le case e oltre a dover fare attenzione a non offenderlo, la famiglia che lo ospita non dovrebbe mai contraddirlo e lasciargli sempre una sedia libera, nel caso volesse sedersi. MA DOVE È NATO

Due, le leggende che lo riguardano. Siamo nel 1445 durante il regno Aragonese. Una storia d’amore contrastata: la bella Caterinella Frezza, figlia di un ricco mercante di stoffe, si innamora di Stefano Mariconda, di professione garzone. Naturalmente l’amore tra i due è fortemente contrastato e finisce in tragedia. Stefano viene assassinato nel luogo dei loro incontri segreti mentre Caterinella si rinchiude in un convento. Di lì a pochi mesi nascerà un bambino che le suore del convento adotteranno cucendogli loro stesse vestiti simili a quelli monacali con un cappuccio per mascherare le deformità di cui il ragazzo soffre. Di qui il nome con cui veniva chiamato per le strade di Napoli e per i poteri magici a lui attribuiti. La seconda leggenda vuole che O’Munaciello sia il gestore degli antichi pozzi d’acqua. Di qui il suo entrare con facilità nelle case passando attraverso i cunicoli che servivano a calare il secchio e, di qui, i dispetti che i proprietari del pozzo subivano. Da una vecchia cronaca napoletana si legge: “Moltissimi anni fa, in un appartamento in Piazza Garibaldi a Napoli abitava una giovane vedova con figli. La donna viveva una vita di stenti, ma nella sua casa alloggiava anche un ospite occulto, ‘O Munaciello, che era sempre trattato con rispetto e riverenza. Commosso dalle lacrime della donna e soddisfatto per le attenzioni ricevute, decise di darle una mano. La donna cominciò a trovare denaro nei punti più disparati dell’appartamento e suo fratello corse subito a giocare i numeri al Lotto: soldi 14, meraviglia 15, fantasma 1. Centrò un terno secco sulla ruota di Napoli e con il ricavato della grossa vincita acquistò un fabbricato sito a Corso Umberto, lo adibì ad un albergo ed i proventi servirono al sostentamento suo, della sorella e dei nipoti.” .

GLI INDOVINELLI DELLA SMORFIA

Per ciascun mese dell’anno, l’antica tradizione della Smorfia ha abbinato un indovinello.

GENNAIO Il tredici, il diciotto ed il quaranta Azzardate in Gennaio, o giuocatori; Aggiungete a questi il tre e l’ottanta E poi vedrete sortir fuora. 8 – 1 – 18 – 40 – 80

FEBBRAIO In sulli primi albor mi son levato Questa mane, e vid’io con istupore Il povero Fabrizio in uno stato Che mi fece venir il crepa-cuore. 26 – 30 – 64 – 12 – 9

MARZO Un nobile garzon di gran talento Maniaco impazzito per il Lotto, Mi propon di giuocare il mezzo cento, Il quattordici, sedici, trent’otto. 90 – 3 – 51 – 17 – 31

APRILE Non dubitate, amico, soddisfatto Infra il più breve spazio voi sarete, Debbo intascar col 7 primo estratto Alla prima estrazion buon monete. 19 – 10 – 79 – 60 – 20

MAGGIO Infelice Fabrizio! Ah, tu hai perduto La povera tua sposa in cinque dì: Il Fisico purtroppo antiveduto Aveva tale disgrazia e la predì. 5 – 16 – 35 – 31 – 61

GIUGNO Sono tre mesi e più che la quartana Mi travaglia alla peggio, ed io immagrisco A tal, che se da me non si allontana, Tra poco certamente intisichisco. 7 – 86 – 17 – 85 – 21

LUGLIO Nascondetevi pure, che ragione Avete, Caterina cattivella, Di sottrarvi alla vista di persone Che buona vi credeano quanto bella. 27 – 90 – 66 – 77 – 60

AGOSTO Quest’oggi alle quattr’ore uno stracciato Libro greco e latino presentato Mi venne da un libraio, e comperato Fu da me tosto, e tre franchi pagato. 88 – 10 – 24 – 2 – 64

SETTEMBRE Con il cinque, e il quattordici in iscacco Nel mese di Settembre assai contanti Guadagnai, quest’è vero, o dilettanti, Come è vero che a me piace il tabacco. 12 – 60 – 42 – 55 – 25

OTTOBRE Il teatro mi piace, il ballo pure Ed amo a un tempo le conversazioni, Il giuoco anco m’aggrada, ed ho sicure Cifre soventi per le sortizioni. 11 – 57 – 45 – 60 – 26

NOVEMBRE Con un coltello ed uno stilo in mano, A tutta possa corre un uom bislacco, Dice parole e a gesti d’insano Che pare propriamente un ubriaco. 87 – 89 – 44 – 63 – 19

DICEMBRE Una donna e tre uomini epuloni, Andaron, non ha molto, a un’osteria, E mangiaron di botto sei capponi Con pane senza fin, ch’il crederia? 35 – 70 – 30 – 49 – 7 .

la SMORFIA DIVENTA “ATTRICE”

La Smorfia è spesso stata fonte di ispirazione anche per il cinema diventando talvolta protagonista di dialoghi e sketch ideati e proposti soprattutto da attori napoletani. Indimenticabile l’errore commesso da Totò in “Totò e Peppino divisi a Berlino” del 1962. In una celebre scena Totò riferendosi alla cameriera afferma che gli piacciono molto i suoi “19”, riproducendo con le mani la forma dei seni. È un chiaro riferimento alla Smorfia Napoletana, dove però i seni fanno “28” e non “19”. Nella stessa pellicola, i russi, scambiando il libro “La Smorfia” per un documento scritto in un codice segreto in grado di fornire le coordinate dei voli-spia americani, obbligano Totò e Peppino a decifrare il testo. Non sapendo cosa fare, i due riferiscono ai russi i numeri dettati in sogno dalla zia di Totò. Elaborati i dati, i russi abbattono un proprio aereo e, resisi conto di avere a che fare con due “poveracci”, li cacciano via. È poi scontato ricordare che “La Smorfia” è diventato anche il nome con il quale si presentavano al grande pubblico, l’indimenticabile trio comico composto da Massimo Troisi, Lello Arena e Enzo De Caro. .

GLOSSARIO

A

Ambata: sinonimo di estratto.Ambo a divisore comune: ambo formato da numeri distanti tra loro 45 unità (1-46, 2-47, 3-48 e così via fino a 43-88, 44-89, 45-90). Con 90 numeri sono possibili 45 ambi a divisore comune. E’ sinonimo di “diametrale”.

Ambo complementare: ambo formato da numeri la cui somma dà 90 (1-89, 2-88, 3-87 e così via fino a 43-47 e 44-46; non si utilizzano ovviamente i numeri 45 e 90). Con i 90 numeri del Gioco del Lotto sono possibili 44 ambi complementari.

Ambo simmetrico: ambo formato da numeri la cui somma è 91.

Ambo: formazione numerica composta da due numeri. Un ambo su singola ruota paga 250 volte la posta.

C

Cadenza o finale: combinazione di 9 estratti aventi in comune la stessa cifra finale. Ad esempio, la cadenza 5 formata dai numeri 5-15-25-35-45-55-65-75-85.

Capogioco: numero fisso che si abbina ad altri numeri e che dunque è presente in tutte le combinazioni numeriche messe in gioco. Solitamente, come capogioco si utilizza un numero che presenta un ritardo molto elevato. Spesso è addirittura usato come sinonimo di “massimo ritardatario” di una ruota.

Centenari: numeri che hanno superato le 100 estrazioni di ritardo.

Complementare: numero che indica la differenza tra due estratti. Ad esempio il complementare a 90 del 71 sarà il 19 (infatti 90-71=19).

Ciclo teorico: numero di estrazioni entro le quali è prevista statisticamente l’uscita di una determinata combinazione. Per esempio: il ciclo teorico di un estratto su una determinata ruota è di 18 estrazioni perché, essendo i numeri 90 e venendone estratti 5 ogni volta, ogni numero dovrebbe uscire in media ogni 18 estrazioni. Ciclometria: metodologia di gioco basata sulla distanza geometrica e sulla suddivisione dei 90 numeri in gruppi, composto ciascuno da elementi equidistanti, che si possono iscrivere in una circonferenza detta cerchio ciclometrico.

Cifra: serie di 18 numeri aventi in comune una cifra. La cifra 6, ad esempio, composta dai numeri 6-16-26-36-46-56-60-61-62-63-64-65-66-67-68-69-76-86. Cinquina: formazione numerica composta da 5 numeri. Una cinquina su singola ruota paga 6.000.000 di volte la posta.

Cinquine pentagonali: gruppo di 18 cinquine ognuna delle quali è composta da 5 estratti distanti tra loro di 18 unità (1-19-38-57-76, 2-20-39-58-77 e così via).

Controfigura: serie di 9 numeri distanti tra loto di 11 unità.

La controfigura 1 è la seguente: 1-12-23-34-45-56-67-78-89. A partire dalla controfigura 3 si considera come ultimo elemento l’estratto gemello corrispondente al numero naturale. Ovvero il numero 91 sarà sostituito dall’11, il 92 dal 22 e così via.

D

Decina: serie di 10 estratti aventi in comune la cifra iniziale. Ad esempio, la decina 30-39 sarà composta dai numeri 30-31-32-33-34-35-36-37-38-39. Ai numeri che vanno da 1 a 9 viene aggiunto il 90 per completare la decina. Diametrale: coppia di numeri distanti tra loro di 45 unità (1-46, 2-47, 3-48 e così via fino a 43-88, 44-89, 45-90). Con 90 numeri sono possibili 45 ambi diametrali. E’ sinonimo di “ambi a divisore comune”.

Diametrali in decina: coppia di numeri, appartenenti alla stessa decina, distanti tra loro di 5 unità (ad esempio 20-25 o 53-58). Al 90 viene abbinato il numero 5.

E

Estratto: ognuno dei 55 numeri estratti sulle undici ruote del Lotto ad ogni estrazione. Un estratto indovinato paga 11,232 volte la posta.

Estratto determinato: l’estratto determinato è la nuova sorte del Lotto per centrare la quale è necessario prevedere l’esatta posizione di uscita di un dato numero sulla data ruota, e cioè se come primo, secondo, terzo, quarto o quinto estratto tra i cinque numeri sortiti. L’estratto determinato paga 55 volte la posta.

Estrazioni infrasettimanali: con tale espressione si intendono le estrazioni effettuate dal martedì al giovedì, e cioè tutte tranne quelle del sabato. Fino all’8 marzo 1997 le estrazioni del Lotto avvenivano infatti soltanto il sabato alle 12: da tale data si è aggiunta una nuova estrazione il mercoledì e l’orario si è spostato alle 20. Dall 21 giugno 2005 si è passati a tre estrazioni: il martedì, il giovedì e il sabato.

F

Figura: serie di 10 estratti distanti tra loro di 9 unità. La figura 4, ad esempio, è composta dai numeri 4-13-22-31-40-49-58-67-76-85.

Frequenza: la frequenza di un numero è data dal numero delle volte che tale numero è uscito diviso il numero delle estrazioni esaminate.

Fuori novanta: regola per la quale ogni volta che la somma di due numeri è superiore a 90, il giocatore sottrae al totale 90 per individuare un numero valido da giocare al Lotto.

G

Gemelli: serie di 8 numeri formata da estratti composti da due cifre uguali. Questa la serie completa: 11-22-33-44-55-66-77-88. Con gli otto numeri gemelli si possono formare 28 ambi diversi.

I

Indice di convenienza: l’indice di convenienza è dato dal rapporto tra ritardo cronologico attuale di un numero e la sua frequenza media.

Indice di uscita: coefficiente numerico risultante dalla divisione tra il ritardo attuale e il ciclo teorico di un dato numero. Un indice al di sopra di 1 indica che un numero è in ritardo. Infrasettimanali: vedi Estrazioni infrasettimanali.

Isocroni: con questo termine si identificano numeri o combinazioni uscite nella stessa estrazione su ruote diverse; i numeri usciti nella stessa estrazione sulla stessa ruota sono invece detti “sincroni”.

Isotopi: con questo termine si identificano due o più numeri estratti nella stessa posizione (ad esempio il primo estratto di Genova ed il primo estratto di Milano).

Istantaneo: vedi Lotto Istantaneo.

L

Lotto Istantaneo: modalità opzionale di gioco che permette al giocatore di concorrere con la stessa giocata effettuata per il Lotto tradizionale (numeri e sorti) a un’estrazione istantanea e personale. Si può giocare al Lotto Istantaneo solo in combinazione a una giocata tradizionale, puntando una somma che va da un minimo di 0,50 € a un massimo coincidente con la somma puntata sulla giocata tradizionale, con incrementi pari a multipli di 0,50 €. Per le vincite e le riscossioni dei premi valgono le stesse regole del Lotto tradizionale.

Lunghetta: serie di numeri.

N

Numerologia: scienza che studia e analizza il significato dei numeri, siano essi appartenenti a date o derivanti da interpretazioni di eventi.

Numeretti: con questo termine si identificano i numeri composti da una sola cifra e precisamente 1-2-3-4-5-6-7-8-9. Numeri simpatici: sono quei numeri che vengono maggiormente estratti a seguito della sortita nella precedente estrazione di un dato numero (detto “numero spia”).

Numeri spia: sono quei numeri che, su base statistica, annunciano l’uscita di altri numeri (detti numeri simpatici) nelle estrazioni successive. Ad esempio, la sortita del numero 82 sulla ruota di Bari preannuncia – dunque fa la spia – nell’estrazione successiva l’uscita dei numeri 65-87-55-19-22, ovvero i suoi numeri simpatici.

P

Pentambo: gruppo di cinque ambi. Piramide: tecnica con la quale si sommano le cifre che compongono un numero, al fine di ottenere un altro numero ad una sola cifra. Ad esempio, dal 2005 si ricava il numero 7.

Posta: somma che si punta su una determinata sorte del Lotto.

Q

Quadrato magico: tabella suddivisa in caselle contenti numeri in modo tale che la somma delle caselle orizzontali, verticali e diagonali dia sempre la stessa somma, detta costante.

Quartine radicali: sono 8 quartine ognuna delle quali composta da un numero in cadenza 9, uno in cadenza 0, un numeretto ed un gemello. Ad esempio la quartina radicale del 2 è la seguente: 2-20-22-29 quella del 7 sarà 7-70-77-79.

Quaterna: formazione numerica composta da quattro numeri. Una quaterna su singola ruota paga 120.000 volte la posta.

R

Radicali: quartina formata da un numeretto, un numero in cadenza 0, un gemello e un numero in cadenza 9 (ad esempio 1-10-11-19).

Ritardatario: numero o combinazione che non si presenta da un determinato numero di estrazioni, su una data ruota o su tutte.

Ruota nazionale: ruota introdotta il 2 maggio 2005 nel Gioco del Lotto, in aggiunta alle 10 tradizionali. Chi sceglie l’opzione “Tutte le ruote” gioca su queste ultime ma non sulla ruota nazionale.

S

Segnalimiti: estratti che escono con particolare frequenza prima di un determinato numero. Termine sinonimo di numero spia.

Serie classiche: tutte le formazioni più conosciute dai teorici del Lotto, ovvero decine, cadenze, figure, radicali etc.

Serie di Fibonacci: serie numerica in cui ciascun numero è la somma dei due che lo precedono (0,1,1,2,3,5,8,13,21,34,55,89,144,233 ecc.).

Sestine esagonali: gruppo di 15 sestine ognuna delle quali è composta da 6 estratti distanti tra loro di 15 unità (1-16-31-46-61-76, 2-17-32-47-62-77 e così via).

Sincroni: con questo termine si identificano numeri usciti nella stessa estrazione sulla stessa ruota, o anche combinazioni formate da numeri che hanno lo stesso ritardo.

T

Teorema di Bernoulli: “con l’aumentare del numero degli eventi (estrazioni) si ha una probabilità crescente che il rapporto tra quantità di eventi favorevoli e contrari non si allontani dal rapporto delle rispettive probabilità entro un certo limite”.

Terna: sinonimo di “terno”.

Terno: formazione numerica composta da tre numeri. Un terno su singola ruota paga 4.500 volte la posta.

Terno consecutivo: formazione numerica composta da tre numeri consecutivi (ad esempio 1-2-3 oppure 45-46-47). Terzina dispari: formazione numerica composta da tre numeri dispari consecutivi (ad esempio 1-3-5 oppure 45-47-49).

Terzina pari: formazione numerica composta da tre numeri pari consecutivi (ad esempio 2-4-6 oppure 46-48-50). Terzine simmetriche: gruppo di trenta terzine ognuna delle quali composta da tre numeri distanti tra loro di 30 unità (1-31-61, 2-32-62, 3-33-63 e così via).

V

Vertibili: serie di 28 ambi. Ogni coppia si compone di due numeri aventi le cifre invertite (es. 14-41, 56-65, 78-87).

Z

Zerati: i nove numeri che terminano con la cifra 0, e cioè 10, 20, 30, 40, 50, 60, 70, 80 e 90. .

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STORIA D’ITALIA – L’ALTRA STORIA, QUELLA NON RACCONTATA

Quando l’estrazione del lotto dava la ’dote’ alle donne povere nel Regno delle due Sicilie e in Italia?

di Umberto Calabrese

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Nel Regno di Sicilia e successivamente nel Regno delle due Sicilie, alle donne povere il Re dava direttamente la “dote” o attraverso il gioco del Lotto, perché nessuno fosse inferiore ad un’altro nel territorio duosiciliano… . Nel Regno di Sicilia, esclusivamente dai proventi del gioco del lotto, furono destinati in parte a questo scopo… ovviamente i Savoia abolirono tale cosa, invece sarebbe interessante oggi aiutare i giovani e gli anziani destinando parte degli incassi del lotto a tal fine. Ma poi saremmo una società civile … come dire borbonica

Estrazione delle zitelle-maritaggi

Il Gioco del Lotto ha, da sempre, alimentato speranze di un fortuito arricchimento. In origine, intorno al XVI secolo, quando veniva chiamato “Gioco del Seminario”, esso si svolgeva tramite scommesse che la popolazione piazzava sui nomi dei senatori al cui nome era abbinato un numero, in seguito con l’introduzione del “Lotto della Zitella”, tramite l’abbinamento ai numeri, dei nomi di ragazze bisognose. Esso nacque per volontà dei gestori delle scommesse, ed era teso a migliorare la sorte di ragazze povere e nubili con la donazione dei proventi della lotteria sotto forma di dote per il matrimonio.

La condizione della donna, sul finire del 1600 era molto incerta – sottomessa all’uomo e prigioniera di uno status meramente strumentale – e la dote rappresentava, dunque, l’unica via d’uscita da questa situazione, e trasformava la donna in un buon partito. Poiché senza la dote, c’erano davvero poche possibilità che essa riuscisse a sposarsi, sia lo Stato del Regno di Sicilia, che la Chiesa, s’impegnarono a favorire la costituzione dotale. Il numero delle fanciulle bisognose di dote era elevato, ed imponeva la necessità di ricorrere all’estrazione a sorte. Già prima del 1682, anno in cui venne istituito il Lotto a Napoli, erano in vigore i “maritaggi”.Troviamo infatti un precedente nel 1520, anno in cui , G.B. Cavallo organizzò una beneficiata per assicurare il maritaggio alla propria nipote Beatrice Baiola. Se in principio i nomi delle zitelle venivano scelti dalla Regia Camera (dal 1682 al 1688), in seguito la scelta passò nelle mani degli impresari; il numero delle fanciulle che l’appaltatore imbussolava non poteva essere inferiore ad 80 né superiore a 90, e a suo giudizio egli poteva accrescere o diminuire tale numero.

Per la scelta della fanciulla venivano privilegiati i conservatori.

Successivamente il numero delle zitelle che potevano porsi in lista fu fissato in 90. Unitamente al numero delle fanciulle, durante gli anni cambiarono anche il numero di estrazioni che venivano effettuate durante l’anno e la determinazione dei giorni in cui veniva svolta l’estrazione.

Quando nel 1737 l’arrendamento del lotto fu demanializzato, il Re Carlo III, permise ad alcuni Conservatori e Ritiri, paragonabili agli attuali orfanotrofi, di indicare i nomi delle orfane ospitate presso gli stessi, i quali venivano scelti direttamente dal Direttore del Ritiro.

Nel 1816 una grave crisi economica colpì i luoghi pii, al punto che i Conservatori di Napoli non erano più in grado di dare aiuto alle loro alunne, cosicché Ferdinando IV, con Decreto del 29-5-1816 decise di concedere il beneficio, che permetteva alle orfane di entrare a far parte della lista delle donzelle che ricevevano il maritaggio, a tutti i Conservatori di prima classe della città, ripartendo i novanta numeri per i vari Conservatori:

• da 1 a 30 alle alunne del Reale Albergo dei Poveri

• da 31a 60 a quelle della Casa Santa dell’Annunziata

• da 61 a 70 a quelle dell’Ospizio di San Gennaro dei Poveri

• da 71 a 80 a quelli del Ritiro di San Vincenzo Ferreri e Immacolata Concezione

• da 81 a 90 a quelle del Conservatorio di Sant’Eligio e della Maddalenella.

Succedeva spesso che, molte ragazze che venivano estratte, e che godevano quindi del maritaggio, non avessero ancora trovato marito, mentre, altre che erano già state chieste in spose non avessero avuto la fortuna di essere estratte.

Queste ultime, purtroppo, rimanevano in Conservatorio anche se pronte a sposarsi.

Tale contingenza, non era gradita ai Conservatori, che erano interessati a liberare quanto prima gli alloggi per poter ospitare altre ragazze bisognose.

Per risolvere questa situazione di stallo, alcuni Istituti anticipavano le somme alle ragazze estratte, riservandosi il diritto di incassare la cifra in questione al momento della loro estrazione.

Un’altra soluzione adottata dopo il 1816 dal regno delle due Sicilie fu di devolvere il maritaggio delle ragazze estratte, ma che non avevano ancora trovato marito, alle ragazze non estratte che erano pronte a sposarsi .

Un altro problema da risolvere, era quello delle ragazze del Conservatorio che una volta estratte, invece di sposarsi entravano in convento per diventare suore.

Un decreto del 1816, stabiliva che esse non dovevano essere inserite nelle liste dell’estrazione del Gioco delle Zitelle, in quanto ad esse non spettava il maritaggio. 

I Governatori dei Conservatori però non erano d’accordo con questo provvedimento, perché sostenevano che la monacazione era paragonabile al matrimonio. La loro opposizione fu accolta, e i nomi delle ragazze che prendevano il velo furono inseriti nelle liste, ed il maritaggio loro spettante venne convertito in “monacaggio”.

L’ammontare dell’importo erogato in dote, era pari a 25 ducati, e rimase immutato durante gli anni, fino alla sua soppressione nel 1865 ad opera del Regno d’Italia da Vittorio Emanuele II di Savoia.

Questa somma, che veniva corrisposta alle fanciulle, prendeva il nome di “maritaggio”, e successivamente il termine diventò di uso comune nel Regno di Sicilia e successivamente nel Regno delle Due Sicilie, per indicare la dote che la donna portava con sè quando contraeva matrimonio.

Il pagamento dei maritaggi veniva effettuato tramite “bancali”, dei veri e propri titoli di credito nominativi trasferibili, paragonabili agli attuali assegni di conto corrente, che venivano emessi subito dopo l’estrazione.

Le polizze di pagamento dei maritaggi alle donzelle scelte dagli appaltatori, venivano intestate alle stesse, e potevano essere riscosse a seguito dell’identificazione notarile delle beneficiarie, previa esibizione del certificato di matrimonio.

Al contrario le polizze di pagamento dei maritaggi alle ragazze del Conservatorio, venivano a loro intestate, ma erano incassate dal rappresentante dell’istituto, a seguito della girata delle beneficiarie.

Il gioco delle Zitelle era accompagnato, inoltre, da molti rituali religiosi e riti propiziatori che venivano effettuati prima delle estrazioni.

Tali consuetudini non entravano in conflitto con lo spirito cristiano in quanto, oltre che per i giocatori, i quali guadagnavano unicamente del denaro, si pregava anche per delle giovinette povere, che, grazie al maritaggio ottenuto, disponevano dei mezzi necessari per poter contrarre matrimonio.

Era un culto talmente sentito che, nel 1740, il Re di Sicilia dispose che per ogni estrazione venissero prelevati dal Fondo del Lotto 20 ducati per la celebrazione di duecento messe. Con decreto del 12 dicembre 1865, le somme destinate alle opere di beneficenza della città di Napoli, vennero cancellate dal bilancio dello Stato italiano, quindi dal 1 gennaio 1866 i maritaggi non furono più concessi.

Dopo varie proteste e controversie sull’abolizione dei maritaggi, nel 1915 con Reggio decreto legge del Regno d’Italia si stabilì che i vecchi fondi dotali venissero devoluti all’Opera Nazionale Orfani di Guerra (O.N.O.G.), per consentire la “concessione di sussidi dotali ad orfane di guerra che abbiano contratto matrimonio non oltre il 25° anno di età”, che “le somme eventualmente esuberanti per la concessione di sussidi dotali saranno destinate all’assistenza in genere degli orfani di guerra” ed inoltre che “quando lo scopo dell’assistenza agli orfani di guerra verrà a cessare totalmente o parzialmente, il reddito delle fondazioni dotali ritornerà alla originaria destinazione”.

Il welfare italiano, ovvero lo stato sociale, è quello che si fonda sul principio di uguaglianza sostanziale, da cui deriva la finalità di ridurre le disuguaglianze sociali. In senso ampio, per Stato sociale si indica anche il sistema normativo con il quale lo Stato traduce in atti concreti tale finalità.

Potrebbe prendere a modello lo Stato borbonico, che in quanto a welfare come abbiamo visto, anche da questo piccolo esempio era all’avanguardia rispetto all’epoca, e che non finirò mai di ricordare, non aveva emigrazione, ma il sud d’Italia era noto al contrario per l’accoglienza ai migranti poveri del nord d’Italia e della vicina africa, e questo prima dell’unità d’Italia.

Se dai proventi del Lotto e delle altre lotterie e gratta e vinci

lo Stato destinasse una parte a garantire un salario minimo alle giovani coppie, o alle famiglie povere mono reddito con più figli e alle migliaia di pensionati che non arrivano alla terza settimana… saremo forse una civiltà moderna e civile… come lo era lo Stato borbonico!

Lo sfruttamento finanziario del gioco del lotto

Le prime notizie certe intorno al gioco del Lotto vengono fatte risalire al 1620,anno in cui la Repubblica di Genova intruduce il gioco regolamentandolo.Non si tratta di una novità per la città ligure dove un gioco simile al moderno lotto e basato sui numeri era già nato,molti anni prima,proprio in relazione alle scommesse che si facevano sull’elezione dei senatori della città.Da Genova il Gioco del Lotto si diffonde,nel 1644,nello Stato Pontificio.Mentre nella Repubblica genovese il gioco era in gestione a privati autorizzati sulla base di un appalto,nello Stato Pontificio si giocava di nascosto.Il perché è semplice.Il governo pontificio appena venuto a conoscenza della diffusione del gioco nello stato lo dichiara illegale.Ma non finisce qui.Nel 1666 Alessandro VII emana una bolla con cui proibisce il Lotto,pena la scomunica per i giocatori.Inizia così la persecuzione del gioco,destinata a durare sessant’anni sotto diversi papi(1) che si susseguono e che combattono una guerra aperta al gioco,con una serie di bolle e relativa scomunica per i praticanti e i gestori clandestini di quel divertimento “diabolico”.Ma con Clemente XI)finisce quest’era di persecuzione del gioco.Il pontefice,infatti,di fronte all’afflusso in massa di cittadini alle estrazioni tenute preso le case dei nobili,decide di tollerare il gioco,imponendo la presenza di un ecclesiastico della Camera Apostolica,in veste di giudice,affiancato da un notaio.La concessione di Clemente XI,tuttavia,dura poco e l’11 gennaio 1704 il papa scrive un’enciclica che impone la “totale distruzione dei clandestini lotti in Roma e in tutto il suo Stato”.L’enciclica dà buoni frutti a Roma,ma nel resto dello Stato Pontificio la diffusione del gioco è così ampia che imperversa addirittura all’aria aperta.E’ così che l’11 gennaio 1719 ,il papa ordina a tutti i vescovi di proibire qualsiasi gioco ambulante nelle piazze durante lo svolgimento di cerimonie religiose nelle chiese.Ma non finisce qui.Il papa così colpito dalla diffusione del gioco,nella primavera del 1720 affida lo studio sul gioco a una congregazione di teologi e canonisti con a capo il cardinale Giovanni Tolomei.Nel febbraio del 1721 la congregazione,finiti i suoi studi,comunica al papa come estirpare il gioco sia oramai impossibile,raccomandando,invece,una sua regolamentazione. Clemente XI non avrà modo di dar seguito all’invito della congregazione in quanto morirà poco dopo nel marzo dello stesso anno.Gli succede Innocenzo XIII che, preso atto della sentenza della congregazione,decide di eliminare il divieto al Gioco del Lotto.E l’8 maggio dello stesso anno,il cardinale Alessandro Falconieri, governatore di Roma,pubblica un editto che istituisce il gioco del Lotto a Roma e nello Stato Pontificio,mettendo al bando i lotti clandestini.Da questo momento il gioco del Lotto diviene legale nello Stato Pontificio. Resterà tale sino allo morte del papa nel 1724.A Innocenzo XIII,infatti,succede Benedetto XIII fortemente contrario al gioco.A tal punto che abroga immediatamente l’editto del predecessore.Ma non finisce qui.Il governatore di Roma Antonio Banchieri stabilisce pesanti pene pecuniarie e corporali per i trasgressori.Ma ciò non basta a fermare il gioco che continua a imprevesare,ugualmente, per tutto lo stato pontificio nonostante il fatto che,alle pene pecuniarie e corporali,il pontefice aggiunte la scomunica a divinis sia per gli ecclesiastici che per i laici dediti al gioco.Lo stato vive un clima di proibizionismo che finisce con Clemente XII(6),eletto dal conclave nel 1730 alla morte di Benedetto XIII.E’ con lui che inizia lo sfruttamento finanziario del gioco del Lotto da parte dello Stato Pontificio.ùIl pontefice,infatti,capisce che non vale la pena quel clima di rigore ed è opportuno legalizzarlo e farlo proprio dello Stato.In barba allo spirito diabolico del gioco e alle scomuniche dei suoi predecessori.Così che il 12 dicembre del 1731 Clemente XII decreta che il gioco sia introdotto in tutto lo Stato Pontificio,con gestione affidata all’arciconfraternita di San Girolamo della Carità.Gli utili andranno alla Depositiera Generale,a libera disposizione del Papa,delle missioni,degli ospedali,delle parrocchie nonché delle famiglie bisognose.Il che è anche un modo di santificare quel gioco così condannato per oltre un secolo.Un gioco che da ora in avanti si rivelerà una vera “macchina da soldi”.Proprio come ci racconta Gaetano Moroni nel suo Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica.Dai suoi scritti sappiamo tra l’altro che“dal 14 febbraio 1732 al luglio 1733 si svolgono nove estrazioni,che assicurano al banco del Lotto un’entrata di 1.050.000 scudi,della quale neanche la metà torna ai giocatori;così che tolte le spese e il frutto di appaltatori del Lotto,alla Camera Apostolic rimangono netti ben 418.745 scudi.Un autentico affare.Di quel guadagno 20.000 scudi vanno ad alcune comunità religiose,50.000 al monte di pietà,80.000 all’ospedale Santo Spirito,e il resto finisce nelle casse della Santa Sede per il rinnovamento delle chiese e acquisiti della Biblioteca  Vaticana.”.Ma i proventi cospicui del gioco non si limitano certo a quegli anni.Anzi.Il gioco dà particolari frutti sotto Papa Pio VI(8),che destina tutti i guadagni alla bonifica delle Paludi Pontine.Le cose vanno così bene che le giocate si moltiplicano arrivando a 48 l’anno,divise in 24 a Roma e 24 in Toscana.Nell’800 si diffondo,inoltre,numerosi sistemi di giocate legati per lo più a superstizioni religiose,tollerate dalla Chiesa,che non accondiscende apertamente ma neppure condanna. Qualche esempio ce lo fornisce il poeta romano,il Belli.Tra le pratiche più seguite per vincere al gioco del Lotto c’era,ad es.,il famoso “libro de’ rapporti fra le cose e idee anche astratte e i numeri del lotto”,una sorta di Libro dei Sogni moderno.Ma c’erano anche dei veri e propri rituali.Come quello di salire “coi ginocchi la lunghissima scalinata di Santa Maria in Ara Coeli,recitando ad ogni scalone o una Requiem aeternam o un De profundis”,praticato esclusivamente delle donne.Il gioco si fonde con la superstizione popolare.Un connubio che va avanti anche dopo la fine del regno pontificio e con l’unità d’Italia.Nonostante che entrambe le pratiche siano totalmente contrarie alle sacre scritture,direttamente o indirettamente.Vediamo in breve,quindi,cosa dice la Bibbia sul gioco d’azzardo e sulla superstizione.

Lotto e Tombola, tradizione ebraica e fantasia napoletana 

lotto e tombola

È il gioco della sorte legata ai numeri inventato a Napoli nel 1734, adottato all’estero e rigirato a noi sotto altro nome (Bingo).Si tratta della Tombola la cui genesi si lega all’esoterismo e più precisamente alla cabala, detta anche càbbala o più esattamente Kabbalah, dall’ebraico qabbàlàh che significa ricezione, con la quale si indicano le dottrine mistico-esoteriche ebraiche, riferite a Dio e all’universo, rivelate ad una cerchia ristretta di persone e poi tramandate di generazione in generazione.Secondo la qabbàlàh, nella Bibbia non esiste parola, lettera o numero privo di un significato celato, nel solco del simbolismo sul quale si basa il mondo stesso.Su questa base i cabalisti formarono una dottrina interpretativa che formulò una concezione secondo la quale, utilizzando la correlazione numerologica tra lettere e numeri, era possibile calcolare il numero preciso corrispondente ad ogni parola.A tutto ciò si unì la convinzione che i sogni fossero lo sfogo comunicativo delle forze extra umane, capaci però di manifestarsi anche tramite accadimenti naturali che venivano considerati segni del destino, e subito tradotti in numeri.Si maturò così la codificazione e la numerazione dei simboli onirici e fisici che divennero elemento per tentare la fortuna nella Napoli del ‘700, città esoterica per antonomasia, dove il Lotto nacque come gioco popolare benché clandestino.Resa indipendente Napoli nel 1734, il re Carlo di Borbone, nel suo illuminato progetto di sviluppo sociale e di accrescimento culturale, volle ufficializzare il gioco del Lotto nel Regno per strapparlo alla clandestinità che sottraeva entrate alle casse dello Stato.
Trovò però l’opposizione del frate domenicano Gregorio Maria Rocco, uomo di grande carisma e potere, noto in tutta la città perchè capace di ispirare numerose iniziative grazie alle quali la delinquenza fu decisamente arginata.Il frate riteneva eticamente sbagliato introdurre un simile gioco in un regno in cui gli insegnamenti cattolici erano alla base del fondamento educativo. Si arrese al Re quando questi lo convinse che il Lotto, se giocato clandestinamente, avrebbe potuto arrecare danno alle tasche dei sudditi.I due contendenti strinsero un patto secondo il quale il gioco del Lotto sarebbe stato sospeso nella settimana delle festività natalizie per evitare distrazione al popolo in preghiera. Ma ormai quel gioco era entrato nel costume dei cittadini che a quel punto, per non doverne fare a meno, si organizzarono per conto proprio.Fu così che la fantasia popolare fece in modo che i novanta numeri del lotto fossero infilati nei cosiddetti “panarielli” di vimini e ognuno si disegnasse delle cartelle improvvisate con dei numeri scritti a caso. Il gioco pubblico del lotto divenne gioco familiare della tombola, figlio quindi del matrimonio tra il Lotto stesso e la fantasia dei Napoletani. La parola “tombola” deriverebbe da tombolare, ovvero roteare e far capitombolare i numeri nel “panariello”.
Gioco natalizio per eccellenza, proprio perché nato nel Natale del 1734, ma la Tombola è giocata a Napoli durante tutto l’anno nei quartieri popolari dove per tradizione possono partecipare esclusivamente donne che seguono la chiassosa chiamata dei numeri effettuata dai “femminielli”, mentre agli uomini è consentito solo assistere fermi sulla porta o alla finestra.


02654_1.jpg Con il Regio Decreto n° 1534, il Governo Italiano reintroduce il gioco del lotto, abolito da Garibaldi, a vantaggio dello Stato. Una serie di leggi regolamenta minuziosamente le giocate minime e massime, il tipo di bollette su cui sono registrate, le assunzioni per concorso del personale. Probabilmente, in questo modo si vuole rendere evidente una volontà di riforma in ogni aspetto della vita sociale che si rifà alla più generale politica piemontese. In effetti, sulle prime si era previsto di far scomparire il gioco, che, nello stesso decreto richiamato, è considerato “temporaneamente mantenuto”. Sono molte le riserve espresse sulla sua reintroduzione, soprattutto da parte di intellettuali meridionali che, proprio in questi anni, si scagliano contro il vizio del gioco, ritenuto incompatibile con la nuova Italia, dando il via a frequenti dibattiti che si protrarranno per lungo tempo.

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 I Sogni e la Smorfia: storia di una tradizione millenaria

La Smorfia, il libro per l’interpretazione dei sogni, ha origini antichissime, ma ancora oggi numerose persone continuano ad usarla per interpretare i loro sogni e trasformarli in numeri da giocare al Lotto.

Smorfia:origini e significato

Il termine “smorfia” deriva probabilmente da Morfeo, il dio greco dei sogni, ma l’origine della Smorfia si fa risalire alla Cabala ebraica dei sogni. Secondo la Cabala, tutti gli episodi, i termini, le parole e i segni contenuti nella Bibbia hanno un significato simbolico nascosto, che deve essere interpretato e tradotto in un numero. I cabalisti crearono quindi una dottrina che studiava i sogni, li interpretava e assegnava a ogni simbolo un numero. Successivamente, nel corso dei secoli, vari filosofi, come ad esempio Pico della Mirandola, ripresero i testi dei cabalisti e li tramandarono: il testo della Smorfia venne lentamente accostato al gioco del Lotto e, a partire dall’Ottocento, il libro dei sogni iniziò a essere presente in ogni ricevitoria.
Tuttavia, la tradizione della Smorfia insegna che non tutti i sogni contengono un significato simbolico da decifrare; alcuni potrebbero essere solo il ricordo di eventi passati o la manifestazione di problemi e traumi passati o presenti. Per questo motivo, la prima cosa da fare è capire se il sogno è solo una manifestazione di un qualcosa di vissuto o se si tratta di un contenuto da interpretare e “tradurre” in numeri fortunati. Fatto questo, si ricorre quindi alla consultazione del libro dei sogni che consente di abbinare, quasi a ogni evento e situazione, il numero o i numeri da giocare.

Giocare al Lotto usando la Smorfia

Il gioco del Lotto risale al 1576, quando il genovese Benedetto Gentile pensò di sorteggiare tra 120 candidati, che scesero poi a 90, chi doveva sostituire i membri uscenti del Serenissimo Collegio. Numerose erano le scommesse sui numeri uscenti e chi li indovinava vinceva un premio: nasceva così il gioco del Lotto.
Per quanto riguarda la Smorfia, la tradizione sostiene che i numeri derivanti dall’interpretazione di un sogno debbano essere giocati nella prima estrazione successiva al sogno stesso e per tre estrazioni consecutive. Qualora i numeri non vengano giocati alla prima estrazione dopo il sogno, la tradizione vuole che i numeri non siano più validi. Inoltre, i numeri perdono la loro validità anche se vengono rivelati ad altre persone, fatta eccezione per parenti stretti, come i genitori o i fratelli. Per quanto riguarda invece la ruota su cui giocare, secondo la tradizione, occorre giocare sulla propria città o sulla città più vicina, tranne nel caso in cui nel sogno vi sia espresso riferimento anche alla città sulla quale puntare i numeri.
In conclusione, anche se la Smorfia sembra quasi una scienza, non resta che augurare “Buona fortuna
!

Introdotto a Roma nel ‘600, fornì la dote alle zitelle povere

 Il gioco del lotto: tre secoli di sogni

 di Antonio Venditti

L’ingresso del lotto in Italia può datarsi al XVI secolo ad opera di un patrizio genovese, Benedetto Gentile ed è da collegare alle scommesse praticate a Genova in occasione del rinnovo semestrale dei 5 membri dei Serenissimi Collegi, sorteggiati fra 120 nomi, ridotti poi a 90 – come i numeri del lotto – messi in una urna detta “seminario”.

Da Genova, il lotto arrivò a Roma, ma venne proibito da Innocenzo XI nel 1685

e da Innocenzo XII nel 1696. Fu consentito da Clemente XI (1700-21) e da Innocenzo XIII (1721-24), venne proibito in perpetuo da Benedetto XIII nel 1725 per essere poi confermato da Clemente XII (1730-40) e di nuovo abolito perché i romani continuavano a puntare sui lotti “ esteri “, tanto che  il papa si servì persino della scomunica.

L’estrazione del nuovo lotto avvenne giovedì 14 febbraio 1732 in cima allo scalone del Pa­lazzo capitolino. In prin­cipio, si tennero 9 estrazioni l’anno, sempre il giovedì. Dal Diario di Roma del 2 febbraio 1743 sappiamo che la loggia della Curia Innocenziana, ossia del Palaz­zo di Montecitorio, fu la nuova sede per l’estrazione dei numeri del lotto.

A Roma, come a Napoli, il lotto fu espressione di fede popolare mista a superstizione. Numeri sicuri si ottenevano recitan­do una novena a Sant’Alessio o a San Pantaleone che si credeva andasse di persona in casa delle postulanti, oppure piantando 90 chicchi di grano in un vaso di terra raccolta accanto alla croce di San Lorenzo. Anche dai frati zuc­coni o torzoni (i conversi) si potevano avere numeri vincenti.

Gli astri erano una fonte di ispirazione: le stelle vicine alla luna annunziavano   numeri bassi, quelle lontane numeri alti. Per­fino le esecuzioni capitali costituirono ottimi spunti per i numeri da giocare, naturalmente effettuando dei precisi riti, come correre di notte davanti alla   chiesa di S. Giovanni decollato – dove si seppellivano i giustiziati pentiti – o al Muro Torto – dove si buttavano i corpi degli im­penitenti – recitando delle preghiere. Occorreva, però, tradurre in numeri da giocare i segni delle anime, attraverso il “Libro dell’Arte” o dei sogni. Indossare la camicia di un giusti­ziato dava la certezza di una sua apparizione in sogno e dei numeri fortunati.

Nel 1811, durante la dominazione francese, le estrazioni fu­rono spostate nell’abside della SS. Concezione a Campo Marzio, ma il 5 novembre 1841 Pio VI le riportò a Monte­citorio.

I proventi del lotto furono utilizzati in un primo tempo per le doti delle zitelle povere, poi per utilità pubblica.

Gli ebrei erano obbligati dal Governo Pontificio a giocare serie di numeri delle prime decine, senza alcuna combinazione, per il timore che avessero la facoltà di prevedere le estrazioni.

Per avere fortuna al lotto i cristiani tenevano in tasca un trifoglio o due denti   legati con un filo di seta sba­vato da una lumaca, oppure in casa una lucertolina

appena nata o con due code, o il corno di un bu­falo macellato secondo le

norme ebraiche e tenuto una notte all’aria aperta.

I numeri, contenuti in un’urna d’argento, “terrina”, venivano estratti da un orfanello, chiamato dai romani “roffianello”, perché sospettato complice dell’Im­presa pontificia de’ Lotti.

Dal 1814, le estrazioni furono 48 l’anno, 24 a Roma e 24 sui lotti toscani i cui risultati arrivavano la domenica o il lu­nedì. L’estrazione si faceva il sabato mezzogiorno, ma veniva anticipata al venerdì se il sabato era festivo.

 

dalle ORIGINI all’ATTUALE GIOCO del LOTTOultima modifica: 2011-10-15T00:56:00+02:00da io-ei90numeri
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