CRONACA:OVVERO STORIE di ORDINARIA FOLLIA

la sindrome del 53
La sindrome “53”. Non è una nuova malattia, né una particolare forma influenzale, né una patologia tropicale proveniente da chissà quale paese, ma è quella “sindrome” che ha colpito i giocatori del Lotto, i quali sono ormai ossessionati dal fatto che il noto 53 sia latitante da circa 180 estrazioni. Ossessione sì, forse in taluni casi anche più di un’ossessione, ma una vera e propria patologia che ha fatto registrare purtroppo, inquietanti ed altrettanto drammatici casi di cronaca.
La situazione, infatti, preoccupa sempre più. A causa delle innumerevoli puntate sul numero “incriminato”, sono tantissime le famiglie ridotte sul lastrico, giunte ai divorzi e alle separazioni, o peggio persone arrivate al suicidio.
Sì, non è un racconto di fantascienza, né un film; per quanto il caso ha i tratti dell’inverosimile, tragicamente sono tutti veritieri gli episodi che hanno visto anche suicidi, in seguito all’aver sperperato tutti i propri risparmi su un numero che ha una probabilità su cento di uscire.
Una decina di giorni fa, una donna di Carrara di 57 anni si è uccisa, schiacciata dal rimorso di aver dilapidato tutti i risparmi di famiglia giocando al Lotto sul 53. La donna, madre di due figli, si è gettata in mare davanti alla spiaggia di Marinella, vicino La Spezia, ed è annegata.
Un altro caso (sarebbero moltissimi i casi da citare) è quello che ha visto protagonista un assicuratore di Signa, in provincia di Firenze, il quale, dopo aver ucciso la moglie e il figlio, si è sparato, perché non riusciva più a far fronte ai debiti commessi per giocare proprio sul 53 del Lotto.
Storie di “ordinaria follia”, disperazione, non si sa di preciso come definirle, resta il fatto che sono casi che preoccupano, sono sentore di come la società davvero sta attraversando un periodo denso di difficoltà, di problemi, di controversie, di disagio.
Per gioco, e forse qui non è più opportuno definirlo in tal modo, si può arrivare ad uccidere e ad uccidersi? E, ancor prima, come si possono sperperare i guadagni di una vita per tentare la fortuna, in un numero che ha probabilità così esigue di uscire?
Qual è il meccanismo misterioso che aleggia nella mente di queste persone e che le spinge a tutto questo?
Lo psichiatra Massimo Biondi, direttore del Dipartimento di Scienze Psichiatriche e medicina psicologica dell’Università “La Sapienza” di Roma, ha detto, in una dichiarazione rilasciata all’Ansa, che, per ciò che riguarda queste persone, il Lotto è l’evento precipitante e scatenante, ma non è la vera causa, l’origine motivante di suicidi ed omicidi, così come di qualsiasi altro tipo di squilibrio neuro-comportamentale.
Ci sono quindi altre motivazioni, che scatenano tanti atti drammatici. Troppe tragedie si continuano a consumare, rimanendo spesso non spiegate e irrisolte, in nome di un disagio mentale represso e poi esploso di fronte ad un evento preoccupante, che piomba improvvisamente nella vita dei soggetti coinvolti.
Altro fattore che desta angoscia e sgomento, è quello afferente al coraggio, che guida a rischiare così tanto, nella speranza di vedere moltiplicare i propri soldi.
Voglia di avere sempre più, infelicità, difficoltà nel cercare qualcosa che va al di là del materiale, seppur importante, denaro, mancanza di un atteggiamento sempre più assente nella nostra società: essere contenti con quello che già si ha, ovvero accontentarsi!
Si ha quasi la sensazione di una deriva, che nell’augurarci che sia solo una semplice ed infondata sensazione, speriamo non provochi altre inutili e irragionevoli vittime! di Ada Fichera

la maledizioe del 53C

CARRARA – Una donna di 57 anni di Carrara si è uccisa, oppressa dal rimorso di aver dilapidato i risparmi di famiglia giocando al Lotto: aveva puntato tutto sul 53 a Venezia. La drammatica storia è raccontata sul quotidiano Il Tirreno. R.D.A., 57 anni, si è tolta la vita, l’altra mattina, sulla spiaggia di Marinella. A casa ha lasciato un biglietto: non ce la faccio più, sono schiacciata dal rimorso per i debiti del Lotto. Storie simili a quelle che si registrano in tutto il paese, ma stavolta con un epilogo tragico. La donna, scrive Il Tirreno, viveva con il marito, due figli e un fratello in una casa popolare alla periferia della città. Sempre sorridente, un’esistenza esemplare, interamente dedicata alla famiglia. Ma negli ultimi tempi il demone del Lotto si era insinuato nella sua mente.
All’inizio piccole giocate, pochi euro, su quel 53 che da 175 estrazioni si ostina a non uscire. Poi puntate sempre più alte, fino a dilapidare tutti i risparmi. Martedì scorso, poco prima delle 13, il marito, è tornato a casa e ha trovato un biglietto: la moglie annunciava il suicidio, frustrata dalle perdite al gioco. In mattinata dopo aver scritto il biglietto di addio, aveva infilato il cappotto, era salita su un autobus diretto al mare ed era scesa sulla via litoranea, dove la provincia di Massa-Carrara finisce ed inizia quella di La Spezia. R.D.A. si è buttata in acqua dopo aver raggiunto la spiaggia di Marinella. Il mare ha quasi subito restituito il corpo. Alcune persone che passavano sul bagnasciuga hanno visto galleggiare, vicino alla riva, un cadavere e hanno telefonato ai carabinieri.
Proprio mentre la salma veniva identificata, racconta Il Tirreno, il marito, in casa, leggeva il messaggio della donna. Quando ha telefonato ai carabinieri per dare l’allarme non ci è voluto molto a collegare la scomparsa della donna e il ritrovamento del cadavere a Marinella. Il riconoscimento della salma è avvenuto sulla spiaggia. “La morte di questa povera donna è stata indotta, direi addirittura voluta dalla grancassa che incita sempre più ad alzare la posta sui numeri ritardatari ma anche da precise responsabilità, trasversali a livello politico, sia del passato che dell’ultima Finanziaria con l’ulteriore incentivo al gioco e alla distruzione”.
Con queste parole padre Massimo Rastrelli, presidente della consulta nazionale della fondazioni antiusura lancia la sua accusa. “Di fronte a quanto accade davanti ai nostri occhi – denuncia padre Rastrelli – possiamo addirittura dire che per fortuna finora si è uccisa solo una persona. Ma mi consta di numerosi casi di gente che ha venduto casa, svuotato il conto in banca, fatto debiti milionari per tentare quello che non gli riuscirà mai

la maledizione del 53

ROMA – Di fronte «al dilagare della psicosi del 53», il numero ritardatario sulla ruota di Venezia, il Codacons annuncia la presentazione di un esposto alle procure della repubblica di Roma e Venezia, in cui chiede di «sequestrare» il 53 sulla ruota di Venezia – in relazione «al disordine pubblico» che sta causando – e anche di «avviare contro ignoti indagini penali». Sono numerosi – afferma l’associazione in una nota – i reati che si potrebbero ravvisare «relativamente alla psicosi del 53″: dal «concorso in istigazione al suicidio», alla «violenza privata, istigazione all’usura, truffa commerciale (relativamente a chi vorrebbe far credere che il ritardo di un numero ne aumenti le probabilità di estrazione), concorso in bancarotta famigliare, concorso in abuso della credulità popolare», e altri ancora.
Il Codacons chiede inoltre al ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, di avviare una campagna di prevenzione, analoga a quella per le sigarette, presso le ricevitorie del Lotto, facendo esporre all’interno cartelloni giganti con una scritta che avverta che «i numeri ritardatari non hanno maggiori possibilità degli altri di essere estratti» e che «le scommesse eccessive possono danneggiare irrimediabilmente le persone e i loro beni».

la maledizione del 53

Una settimana fa a Carrara una donna di 57 anni suicida in mare Un cassiere licenziato perché ha rubato un milione di euro I debiti di gioco dietro l’omicidio-suicidio di Signa Codacons chiede di sospendere le giocate sul 53 ROMA – L’ultima vittima, un assicuratore in pensione e la sua famiglia. Accanto ai cadaveri di Franco Grassi, della moglie e del figlio di 27 anni, i carabinieri hanno trovato numerose ricevute di giocate. Il movente dell’omicidio-suicidio di Signa potrebbe essere la febbre da Lotto. Quel maledetto 53 sulla ruota di Venezia che da 176 estrazioni ritarda la sua apparizione. Era accaduto anche una settimana fa, a Carrara. La vergogna per aver dilapidato i risparmi di famiglia, ha indotto una donna di 57 anni a gettarsi in mare.
Al marito, sul tavolo del salotto, Rita ha lasciato un biglietto: “Non ce la faccio più sono schiacciata dai rimorsi. Ho fatto troppi debiti per colpa del Lotto”. E la lista delle vittime del 53 è lunga, lunghissima, ed è solo la punta di un fenomeno popolare in continua crescia. Al Superenalotto, Lotto, Tris, Totip, concorsi a pronostici, gli italiani hanno speso l’anno scorso poco meno del 2 per cento del Prodotto interno lordo: 23 miliardi di euro, oltre il 38 per cento in più rispetto al 2003. Il Lotto, tra tutti i giochi, è il più gettonato.
Rispetto al 2000, l’incremento delle giocate è stato del 42 per cento e le stime sono favorevoli ad un successivo sviluppo: la concentrazione di numeri ritardatari ha distratto moltissimi giocatori dagli altri giochi. Appena due giorni fa, un impiegato di una banca dell’Oltrepò Pavese è stato licenziato perché ha rubato un milione di euro dai conti correnti dei clienti per giocare il 53 sulla ruota di Venezia. Non si era mai investito così tanto su un ’centenario’, un ritardatario da più di cento estrazioni. Il tanto atteso 53 sulla ruota di Venezia è il più assente del terzo millennio. Secondo l’Agicos, l’agenzia giornalistica specializzata in concorsi e scommesse, il 60% delle giocate totali al Lotto è fagocitato dal 53.
Chi ha iniziato l’inseguimento al 53 con 10 euro e ha proseguito per le successive estrazioni, oggi deve giocare 250 euro per riavere il capitale finora investito. L’associazione dei consumatori Codacons chiede ora al governo un decreto urgente che blocchi le giocate del lotto proprio su quel numero maledetto: un po’ come accade in Borsa quando si sospende la trattazione per eccesso di rialzo. Ma lui, il 53, continua a beffare l’Italia intera. Nell’ultima estrazione la festa è stata sfiorata di un numero appena: sulla ruota di Venezia, anzichè uscire il 53, è uscito il 52.

TEST CONTRO IL VIZIO DEL LOTTO
Continua la caccia all’irraggiungibile 53 sulla ruota di Venezia FIRENZE – Sedici domande per capire quando il gioco del Lotto diventa una malattia. Un test semplice è disponibile su internet all’indirizzo www.doc.unifi.it Qual è la somma di denaro più alta che avete puntato in un giorno? I vostri genitori hanno avuto problemi con il gioco d’azzardo? Vi siete mai sentiti in colpa per il modo con cui giocate o per quello che vi accade quando giocate? Avete mai preso soldi in prestito per giocare? Per ogni risposta corrisponde un punteggio. Il gioco d’azzardo assume connotati patologici se il punteggio totalizzato supera i 5 punti. L’iniziativa è di un docente di psichiatria dell’università di Firenze, Stefano Pallanti, che da oltre dieci anni si occupa della patologia legata al gioco d’azzardo e che insegna psichiatria al Mount Sinai University di New York, considerato il centro di eccellenza mondiale per lo studio di questo tipo di disturbo mentale.
Questa sera, si ripeterà il rito dell’estrazione dei numeri del Lotto e per la 176esima volta, milioni di persone attenderanno quel irraggiungibile 53 sulla ruota di Venezia che ha trascinato alla disperazione e al suicidio più di una persona. “Purtroppo, in un anno, il Lotto fa più vittime del linfogranuloma maligno”. Il professor Pallanti lancia l’allarme: “Chi è malato di gioco d’azzardo spesso non ne è pienamente consapevole. Acquisire in tempo questa consapevolezza può indurre il giocatore a chiedere aiuto ad uno specialista prima che la disperazione lo distrugga”.

suicida per il lotto

ROVIGO – Suicida a 16 anni per debiti di gioco. È questa la tragica scelta di uno studente della provincia di Rovigo, che si è impiccato nella cantina di casa per l’incapacità di sopportare le conseguenze di un debito da 30 mila euro accumulato giocando al Lotto all’insaputa dei familiari. Il corpo del ragazzo è stato trovato dal padre. Alla famiglia, che vive in un comune a poca distanza dal capoluogo, un biglietto con la scritta «Perdonatemi». Il sedicenne, che studiava all’istituto alberghiero, aiutava nei momenti liberi nella gestione della ricevitoria della sorella, e qui nel corso dei mesi ha giocato segretamente al Lotto, senza versare in cassa il corrispettivo delle puntate. Accortasi infine dell’ammanco, la sorella ha pensato che si trattasse di una truffa telematica da denunciare. E a questo punto è uscita la verità. Sembra però che, pur nella prevedibile sorpresa per il comportamento del ragazzo, i familiari stessero già cercando di sistemare le cose. Ma evidentemente lo studente non ha retto alla vergogna, e ha scelto di togliersi la vita. RAGAZZO SCHIVO – Un ragazzo con pochi amici, schivo, ma con molti interessi, come quello per gli oggetti antichi, o la passione per i coltelli con il manico in osso, che si costruiva da solo e collezionava: sono alcuni dei tratti del carattere del sedicenne. Quando l’ammanco, probabilmente accumulato in più mesi con giocate di pochi euro sulle schedine del lotto, era stato scoperto, la sorella, 31 anni, gestore della ricevitoria, era ormai pronta a fare denuncia alla polizia, temendo una truffa telematica. È stato il fratello a fermarla,confessando che l’autore delle giocate non pagate al Lottomatica era lui. Uno choc per i genitori, che però aveva visto la famiglia reagire bene. Ne avevano parlato in casa, e forse dopo una lavata di capo per il ragazzo, i genitori avevano dato la disponibilità a far fronte loro stessi a quei 30 mila euro da pagare. Ma nella mente del sedicenne il senso di colpa e la vergogna si erano fatti troppo grandi, anche se la vicenda era rimasta ancora chiusa tra le mura di casa.

tribunale di udine
Si è presentato spontaneamente alla Procura di Udine. Aveva “investito” nel gioco del Lotto oltre 200 mila euro incassati dall’Ufficio notifiche esecuzioni e protesti che dirige al Tribunale di Udine. Li avrebbe dovuti versare allo Stato. Il dirigente dell’Unep, in sostanza, incassava il denaro proveniente da esecuzioni, sfratti, pignoramenti che, invece, di girare regolarmente allo Stato utilizzava per giocare al Lotto. Ad ora, pare che non ci siano irregolarità nei contributi versati per i 18 dipendenti. L’ammanco riguarderebbe soltanto il denaro incassato per l’attività dell’ufficio e non versato allo Stato.

rapina alla banca
La passione del Lotto, si sa, costa molto. Soprattutto se la passione si trasforma in un’ossessione. E proprio questo era diventato il gioco del Lotto per un pensionato sessantenne di Verona, che per colpa dei numeri al Lotto aveva perso tutti i suoi risparmi e la sua pensione. Ma neanche questo lo aveva fatto guarire. Come procurarsi allora i soldi per “scommettere” sui numeri? Semplice: rapinando le banche.

l'azzardo della signora bracchi
– In principio era solo un hobby, una cosa da fare ogni tanto, per sfidare la sorte. Quindi diventò un appuntamento regolare, poi una fissazione. Al punto da giocare anche 600 euro alla volta, due estrazioni alla settimana. Un’ ossessione che chiedeva sempre più soldi. Che aveva sempre più fame di denaro. C’ è anche il Lotto nello scandalo dell’ affare Italo Bracchi, il commercialista a processo perché accusato, assieme al suo ex socio Adriano Lazzarinetti, di aver sottratto milioni di euro dai fallimenti di cui era curatore. Finora la procura aveva cercato di spiegare come gli ammanchi sarebbero avvenuti (firme, timbri falsi e pochi controlli), ieri si è cominciato a capire il perché. «Un tenore di vita molto alto», aveva sempre detto l’ accusa: cene faraoniche, vacanze, spese folli. Una vita da re, insomma, per tutta la famiglia Bracchi. Che comprendeva anche le febbrili giocate al Lotto della moglie di Italo, Vanna Lazzarini: oltre centomila euro l’ anno. Ieri mattina, al processo, è stata sentita la titolare della tabaccheria che si trova a 150 metri dallo studio Bracchi-Lazzarinetti. In tre ore di esame e controesame, la signora Paola ha ricostruito la passione sfrenata di Vanna. «Conosco i Bracchi da molti anni – ha raccontato -. Vanna ha cominciato a giocare al Lotto verso la fine degli anni Novanta. All’ inizio era una giocatrice nella norma, poi le puntate sono aumentate. Giocava due volte la settimana cifre dai 300 ai 600 euro e pagava sempre con assegno. A volte faceva anche puntate superiori ai mille euro». Vanna non puntava sui «ritardatari», ma «giocava i sogni che faceva. Arrivava la mattina e mi consegnava una busta di plastica, contente un foglio con i numeri scritti a mano, le giocate da ripetere e l’ assegno, firmato da lei o dalla figlia Simona». Fino a che punto arrivava quest’ ossessione? Il pm Messina ha portato l’ elenco degli assegni versati alla tabaccheria: nel solo 2004, oltre 140 mila euro. «Di questi, almeno il 75% era per le giocate della signora». Le puntate, dopo l’ arresto di Adriano Lazzarinetti (socio di Bracchi), cessano. Siamo nel maggio 2005. «La signora Vanna – ha raccontato la tabaccaia – venne a trovarmi nel retro del locale e mi invitò a non danneggiarla: “Le faranno domande sulle giocate, è bene che non si sappia la cifra esatta”». Le domande arrivano e sono quelle della Finanza. Paola dichiara il falso, «per proteggere quella famiglia», ma poi sta male. Sa di aver commesso un reato, sa di poter perdere la licenza della ricevitoria e di dover pagare una grossa multa. Chiede un incontro con la famiglia Bracchi che non avverrà mai. «Ho passato notti insonni e ho sofferto – dice la tabaccaia in lacrime – per cui sono andata da un avvocato e ho deciso di ritrattare. E ho raccontato la verità su quegli assegni». Poco dopo, nel gennaio 2006, Bracchi viene arrestato. Il processo continuerà l’ 11 giugno e il lavoro della procura va avanti, con altri testimoni e una teoria: i Bracchi sono arrivati a prelevare soldi dai fallimenti travolti dal loro tenore di vita. Scandito da cene faraoniche, comfort extra lusso e centinaia di migliaia di euro giocati al Lotto.

 liberati figli ostaggio del padre

L’Aquila – Non era il timore di perdere i figli, ma la pretesa di ottenere la restituzione, da parte della moglie, della somma di 400 mila euro che la donna aveva perso al gioco del Lotto. E’ questa la ragione che ha portato un uomo, residente di una frazione dell’Aquila, a sequestrare i figli e a barricarsi in casa per tutta la notte. Poco prima delle 7 di oggi, gli uomini del Nocs, il gruppo speciale della Polizia di Stato addestrato in operazioni ad alto rischio, ha liberato con un blitz i tre bambini tenuti in ostaggio dalla serata di ieri dal padre. L’uomo, che ha in corso una causa di separazione dalla moglie, si e’ chiuso in uno degli appartamenti del Progetto Case (Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili) minacciando di far del male a loro e a se stesso. Tutto e’ cominciato ieri verso le 20,30 quando la moglie gli ha chiesto ancora una volta denaro con il pretesto di dover pagare un usuraio dal quale aveva ottenuto un prestito di 5 mila euro. A questo punto l’uomo l’ha cacciata di casa e si e’ barricato con i tre figlioletti. Constatata l’inutilita’ degli sforzi tesi a far desistere l’uomo, gli uomini del Nocs hanno sfondato la porta di casa e liberato i bimbi che stanno bene. L’uomo pretendeva che la moglie gli restituisse i 400 mila euro facendoli passare, una banconota alla volta, sotto la porta. E’ stato arrestato per sequestro di persona.lotto truccato

 A MILANO Lotto truccato, gia’ 700 domande di rimborso C’ e’ anche chi vorrebbe la restituzione di 300 milioni giocati nel ‘ 98 Lista destinata a crescere MONZA – Qualcuno ha mandato un telegramma. Qualcun altro ha scritto due righe. I piu’ hanno telefonato. Tutti con la stessa musica: “Vorrei fare qualcosa contro i truffatori del Lotto”. E all’ Acu, Associazione consumatori e utenti della Lombardia, hanno preso nota: un nome dopo l’ altro finche’ la lista degli sfortunati non e’ arrivata a 700. E l’ elenco non e’ ancora definitivo. Quello che vogliono i “mancati vincitori” e’ il rimborso delle giocate andate a vuoto sulla ruota di Milano, numeri puntati quasi tutti nell’ arco del 1998. Nella maggioranza dei casi le cifre rivendicate vanno dalle 100 mila lire ai due milioni, ma c’ e’ anche chi vorrebbe la restituzione di quasi 300 milioni: soldi giocati nel Cuneese su una delle estrazioni che adesso la procura di Monza ritiene sia stata pilotata. All’ associazione dei consumatori hanno fatto due conti. Per scoprire che ai 700 primi arrivati andrebbe piu’ di un miliardo se si decidesse a favore del rimborso. Ma il ricorso per il momento non e’ che una premessa. Di atti giudiziari veri e propri non ce ne sono ancora. Servira’ prima definire i reati per i quali s’ intende procedere: la truffa, sicuramente. “Si puo’ ipotizzare poi anche una perdita di chance” spiega l’ avvocato penalista dell’ Acu, Daniela Dawan “ma questo in se’ non e’ un titolo di reato. Il codice non prevede un reato specifico contro una mancanza di trasparenza come quella che si e’ verificata all’ Intendenza di finanza di Milano. Si puo’ pero’ parlare di una sorta di reato contro la fede pubblica. Dobbiamo ancora lavorare alle ipotesi penali”. Maria Teresa Rigo, presidente dell’ Acu Lombardia, assicura ai suoi iscritti “la massima tutela possibile, anche in sede penale” ma per ora la sola certezza che si puo’ mettere in conto resta la preannunciata costituzione di parte civile al processo. Che pero’ e’ ancora lontano. L’ inchiesta del sostituto procuratore Walter Mapelli e’ tutt’ altro che chiusa. C’ e’ un latitante da catturare. Devono essere esaminate montagne di carte, soprattutto documentazione bancaria sequestrata ai vincitori indagati o sospetti. I periti informatici devono controllare una quantita’ infinita di dati avuti dalla Lottomatica, la societa’ che gestisce il gioco del Lotto per conto dello Stato. Hanno ancora molto da lavorare anche al commissariato di Cinisello Balsamo dove i poliziotti hanno seguito le indagini fin dall’ inizio e dove l’ intendente Giuseppe Aliberti ha firmato la denuncia da cui e’ partita l’ inchiesta. Sono previsti altri interrogatori, e non e’ detto che dai nuovi verbali non spuntino guai per persone che finora l’ hanno fatta franca, compresi i “vincitori per forza” disseminati in ogni angolo d’ Italia: gente che – consapevole dell’ imbroglio – ha avuto i numeri “giusti” direttamente dagli inquisiti o che c’ e’ arrivato attraverso amici degli amici o parenti dei parenti. Il giudice delle indagini preliminari, Giuseppe Airo’ , valutera’ in settimana una lunga lista di istanze presentate nei giorni scorsi dagli avvocati dei tredici arrestati. L’ ultima in ordine di tempo riguarda Armando Testa, fratello maggiore del latitante (Francesco) che polizia e carabinieri stanno cercando in Puglia, la regione in cui vive. Il suo avvocato, Renato Ravallese, ne ha chiesto gli arresti domiciliari per motivi di salute sostenendo che fra breve Armando Testa dovra’ essere sottoposto a un intervento chirurgico. Il gip si e’ riservato di decidere e ha nominato un perito per accertare quali sono le condizioni fisiche dell’ indagato. Giusi Fasano

lotto di palle

lotto di palle
basta muovere l'alluce del piede

Dopo lo scandalo, come ora non notare che …. Domenica 1 Novembre 1998 – Corriere della Sera – Dopo la vincita di 63 miliardi del sabato, Corbelli del movimento Diritti Civili, dichiarava “Avevo esattamente previsto già da martedì scorso l’uscita del “6” miliardario; non solo previsto in quale regione, ma anche la città. Ho indicato la zona tra Foggia e Bari “. E Prometteva Corbelli, di rivelare la tecnica della “grande truffa” in corso ai danni dei giocatori. (cosa sapeva Corbelli?)Il “6+1” di 63 miliardi fu poi vinto a Peschici, a 6 chilometri da Manfredonia – Foggia Lo stesso giorno, un “5+1 di 10 miliardi, fu realizzato a Muggiò milanese, a pochi passi da Cinisello.Inoltre sulla stessa strada a pochi passi (5 km) , a Mariano Comense, in una stessa tabaccheria in precedenza erano stati vinti 4 miliardi, due miliardi, e un miliardo. Una coincidenza!Molto singolare é l’accostamento ora di nomi e città. Fra l’altro, il n. 21, della schedina vincente, era uscito proprio a Milano. Puntando solo su questo numero per ogni milione se ne vincono 52.E il Jolly 74 era uscito a Venezia. La stessa città che ha registrato due terni in due giorni. Dopo un centinaio di simulazioni, il computer lo dà possibile sulla stessa ruota all’incirca nell’arco di un secolo. Mica per nulla che viene pagato 5250 volte la posta! Cioè con un solo milione puntato si incassano 5 miliardi e 250 milioni!!Se usciva la cinquina, per pagarla ci volevano 1000 miliardi esatti. Quasi una finanziaria!!!Il ministro delle Finanze oggi dichiara, che d’ora in avanti vedremo in TV l’estrazione delle palline. Prima, con il rischio che abbiamo visto sopra, c’erano i figli degli addetti che le estraevano e i loro stessi padri che le confezionavano; pazzesco! Cioè un “gioco da bambini”! Ma gli altri, in alto, non sapevano proprio nulla? E’ perfino patetico il trucco, perchè già in uso alla fine dell’800 a Torino (con le palline più lucide – uno storico raggiro; senza dubbio risaputo in tutti gli ambienti del lotto, anche dai bambini, quindi facile da imitare). Pazienza allora, ma oggi siamo nell’era della telematica. Viene in mente quel contadino che si comprò l’auto più bella e non sapendola guidare la utilizzava come una carrozza, facendosi trainare da un cavallo. Oggi, i computer dietro, e davanti ancora le palline del bambino.Qualcuno ha proposto per l’estrazione perfino un pappagallo. Ma questo animale paradossalmente non è il più ammaestrabile di tutti? Li usavano gli imbonitori per far scegliere la “busta” o “la pianeta” alle Fiere di Paese. (naturalmente addestrati a prendere quella che desideravano) Ma non siamo al 2000?Il fatto di vedere in Tv estrarre le palline sembra per nulla rassicurante, visto che non sappiamo chi le prepara e come le prepara. Poi ha aggiunto, Visco, che il sistema informatico è a prova di bomba, molto sicuro. (ll sistema lo fanno gli uomini, e gli uomini sono deboli)Lo avevano detto anche alcuni mesi fa. Poi viene fuori questa truffa persino deamicisiana. Le palline lucidate col sidol, il bebé dell’addetto che le pesca, l’orsacchiotto in regalo per il lavoro ben fatto. Una farsa! Peggiore del partenopeo gioco delle Tre carte, che lo Stato punisce, perchè possibile d’imbrogli.Mentre i bricconi dello Stato anche se rei confessi sono sempre al loro posto, come quel funzionario a Domenica In; fece un contrito pianto in diretta è finì tutto lì.Prova di bomba il computer? Non è affatto così. Il Pentagono non spenderebbe tanti miliardi. Un gruppo di disonesti potrebbero (diciamo potrebbero, e sarebbe fattibile) compilare una schedina anche dopo l’estrazione dei numeri e poi introdurre gli estremi nell’elaboratore. In tanti modi: via cavo, via radio, o da un computer all’altro tramite raggi invisibili (all’infrarosso – perfino attraverso i muri)(A tale proposito vedi la tecnologia su questo stesso sito. Il Sistema Virtuale della strumentazione remota in Rte (400 pagine forse noiose, ovvie per i tecnici.)L’elaboratore potrebbe avere un banalissimo ricevitore interfacciato al suo interno capace di ricevere, modificare i dati, o inserire altri dati (degli insiemi pre-assegnati, dinamici- cioè capaci di modificarsi da soli) trasmessi da un punto vicino o anche da un luogo molto remoto. Possibile oggi perfino da un isola del Pacifico.Possibile muovendo anche l’alluce del piede. (vedi più avanti)Questa e la mia personale opinione, che non vuole essere opinione di un esperto. Conosco i computer solo da venti anni (ne ho venduti e piazzati solo circa 5000); i primi protocolli per la trasmissione dei dati via modem (via dedicata, in fonia, o doppino) li conosco solo da circa 15 anni (i primi venduti ai CED delle banche). Le strutture di rete Internet/Intranet su protocolli TCP/IP le uso solo da 10 anni. Ed infine lo SCPI (lo Standard Command for Programmable Instrument – quello del link sopra) ne ho una modesta conoscenza solo da cinque anni, cioè da poco tempo. Nel frattempo moltissimi sono diventati più bravi di quanto ho loro insegnato anni fa, e che ora con stupefacente ammirazione osservo, perché sono diventati degli “stregoni” cybernetici molto capaci, diabolici. Ma oltre il mio parere ci sono nel mondo opinioni identiche alle mie.”Nella sicurezza dei concorsi, il grande problema negli Stati Uniti é la tecnologia. I computer che stampano i biglietti sono facilissimi da manipolare”. Lo afferma, David Baldacci Ford – intervista sul Corriere d.S. del 16 gennaio 99.

IL FAMOSO ALLUCE DEL PIEDE DESTRO

Ancora nel 1977, tre matematici a Santa Cruz, Doyne Farmer, Packard, fecero tanti soldi alla roulette. Si costruirono tre microcomputer dentro le suole delle scarpe; poi frequentando i casino, via radio premendo l’alluce del piede inviavano informazioni all’esterno, a un computer che in base ad un algoritmo matematico era in grado di elaborare velocissimamente (nell’arco di tempo dal lancio della pallina al suo arresto) tre insiemi di numeri molto probabili e inviarli separatamente con degli impulsi elettrici codificati al piede dei tre giocatori. Puntando ognuno su un diverso gruppo, due perdevano ma il terzo abbondantemente recuperava vincendo. Questo 22 anni fa !! Da allora i computer hanno fatto molta strada. E Farmer esiste ancora. Lo troveremo più avanti.La “Stangata” (simile a quella del film con P. Newman) potrebbe essere architettata come nell’immagine illustrata ricostruita sopra. Fantascientifica? Forse. Ma abbastanza possibile. I tabaccai ricevono la giocata, la convalidano e inviano i dati al terminale della centrale. Se nel percorso telematico questi sono intercettati sulla linea dedicata all’host (cosa possibilissima con apparecchiature che oggi sono in vendita o che molti tecnici sanno costruire; soprattutto chi ha costruito il sistema – non la ditta ma potrebbe esserci qualche addetto talpa disonesto – La macchina non l’ha fatta Dio! Ma gli uomini, che sono uguali dappertutto: avidi nelle circostanze) si é in possesso dell’elenco delle giocate fatte in una città o in un paese prescelto.Se da qualche parte esiste un CLONE di una apparecchiatura simile a quella di una ricevitoria (cosa possibilissima), questo clone collegato a un normale computer con in memoria il Data Base delle schedine giocate dalla ricevitoria, potrebbe DOPO l’estrazione, in pochi secondi utilizzare gli estremi di una schedina non vincente, e quasi istantaneamente prima che avvenga lo spoglio accedere al file e al record di quella schedina e sostituire i numeri con quelli vincenti, nel computer centrale. Il tutto nell’intervallo di tempo di quei pochi minuti tra le estrazioni e il “via” allo spoglio fatto dall’ignaro operatore al centro stesso. (le password per entrare? non sono affatto un mistero per chi è veramente bravo. La password è una banalissima sequenza di bit. E’ la chiave di un “recettore”; e ogni bravo tecnico hardware sa com’é fatto, di conseguenza conosce la chiave. Ci mancherebbe altro, se un dipendente muore, in una azienda come si agirebbe altrimenti. (Ogni fabbro é capace di aprire la serratura fatta da un altro fabbro perchè sa dove mettere le mani).Poi con comodo, questo clone, riceve delle istruzioni per stampare una ricevuta identica a quella già giocata da un anonimo cliente perdente, i cui estremi il tabaccaio aveva inviato telematicamente all’ host del centro, che lo ha memorizzato. Infatti, materialmente il centro non ha nulla, ha immagazzinato solo i dati che ha ricevuto dalla periferia fino a pochi minuti prima (quando si dà l’alt alle ricevitorie su tutto il territorio).Dopo l’estrazione dei numeri nelle dieci città (abbiamo visto in che modo casereccio !? sic.) viene dato il via allo spoglio delle “giocate” immagazzinate con gli estremi. C’è però un lasso di tempo tra l’avvenuta estrazione e il “via” alle verifiche. (i dati dalle città arrivano cadenzati – in un’altra famosa truffa del ‘600 i truffatori per arrivare prima usavano cavalli più veloci del corriere ufficiale addetto) (ottocentesco anche questo – vedi in fondo)Che cosa può succedere in questo intervallo di tempo? Tutto o nulla? La risposta é molto difficile per le ragioni spiegate sopra (tecnologia sofisticata che conoscono pochissimi addetti)Il tabaccaio alla notizia della vincita è convinto che sia uno dei suoi clienti; ma anche i responsabili del Centro sono convinti che la schedina sia stata giocata in quella ricevitoria perchè hanno egli estremi. Ma nessuno ha mai visto in faccia un vincitore miliardario.(In passato nel Lotto esistevano le matrici fisiche, su un registro, che alla chiusura delle giocate faceva testo. C’era dunque un riscontro tangibile. Il biglietto fisico doveva corrispondere alla matrice fisica).Oggi nessuno dei giocatori si è mai sognato di verificare gli estremi della schedina giocata; si guarda solo il risultato. Mentre dovrebbero guardare anche gli estremi della schedina vincente (per nulla publicizzati) e confrontrarli con i propri (data, ora, numero del terminale, numero della giocata, sede della giocata). Invece se ne sbarazzano subito, altri la mandano al Lotto alle Otto, e ad eliminarle ci pensa (!?) il macero (Mentre forse proprio una di quelle potrebbe combaciare). (ma chi ha inventato questa trasmissione? E a chi fa capo?)Potrebbe benissimo esserci un cliente che ha in mano una schedina perdente ma con gli estremi di quella vincente. Estremi che potrebbero benissimo essere stati scippati telematicamente da una “talpa” e usati per compilare una schedina vincente dopo l’estrazione.Insomma, stamparsi con un clone-macchina, un clone-schedina vincente, potrebbe essere non difficile, come afferma David Baldacci Ford.L’incasso è coperto dall’anonimato. Quindi non sapremo mai chi ha veramente incassato la vincita.L’unico rimedio sarebbe quello di rendere pubblico il nome del vincitore. Chi non dichiara le proprie generalità non dovrebbe essere pagato. E delle vincite precedenti togliere il segreto bancario e fare accertamenti. Se c’è il sospetto della truffa allo Stato, l’emergenza indagini giustificherebbe la disposizione.I vincitori onesti, accetterebbero, perchè ora sono tutti a rischio; possono essere rivoltati come un calzino. Tutti gli anonimi potenzialmente ora sono nell’occhio del ciclone. Chissà cosa verrebbe fuori introducendo in un computer tutti i nomi e operare con un relazionale.Il numero degli anonimi che fino ad oggi hanno vinto, è abbastanza alto e strano. Ma sono veramente anonimi?Anche quel telefonare per dire “grazie” al tabaccaio è abbastanza curioso, atipico, singolare. Raramente accadeva alle vincite del TotocalcioSembra che l’anonimo interlocutore sia desideroso di far sapere agli italiani che si è giocato proprio in quella ricevitoria. (Lontana; ma lontana da dove?).Anche se alla ricevitoria di Bologna (quella dove abitavano gli operai e furono vinti 22 miliardi) non hanno detto “grazie”, ma hanno messo una bomba pochi giorni dopo. Ma perchè? Un bel “gial-lotto “!Tutto quanto sopra è un semplice sospetto e non un’accusa. Se la presupposizione è fantascientifica, questa può essere sgomberata dai dubbi solo da un “gruppo di esperti tecnici informatici” non di parte.Cioè dare una dimostrazione trasparente che tutto quanto detto sopra è materialmente possibile realizzalo.Ma come stimolarli? Bisogna mettere in palio minimo 100 miliardi! – Con meno nessuno ha interesse a parlare.Chi conosce il trucco non ha certo la convenienza a rivelarlo. A costoro bastano un paio di giocate (o qualche migliaia di piccoli anonimi importi) per incassare allegramente una decina di miliardi.Prevedo, che un giorno o l’altro, faranno saltare il Banco. Gli incassi di un anno non basteranno a pagare le vincite. E solo questione di tempo. Ma accadrà. (salvo che sia sotto controllo per non farlo accadere. Matematicamente è invece possibile). Ci sono di mezzo anche i “sistemi” escogitati da Doyne Farmer già citato sopra. Le sue teorie probabilistiche sono rivoluzionarie, anche se ora dal gioco lui le ha spostate ultimamente sulla finanza, addirittura su Wall Street; si teme che faranno fra breve impallidire gli economisti e tremare le banche. (cito Kevin Kelly. Out of Controll)) Sbaglierà il mio computer quando prova che se tutto procede senza sistemi sofisticati e senza palline truccate la probabilità di fare 6+1 é solo una volta ogni 100 estrazioni? Cioè una volta all’anno.(è chiaro che se conosco l’1, la probabilità che si verifichi, in base al volume di giocate, é di 1 su 2 estrazioni) (é alquanto strano che con una così bassa probabilità dell’evento A (i sette numeri), venga fuori la vincita quando il monte premi é quasi sempre sui 20-40 miliardi, cioè quasi costante la probabilità di questo evento B, che è l’ intervallo tra una vincita e l’altra. Il ritorno periodico così costante del B sembra anomalo in base al principio delle probabilità totali, di quelle composte e al teorema di Bayes).Se poi anche il computer inganna lo sapremo presto! Molto presto. Purchè, se é sincero, non sia troppo tardi. L’anomalia potrebbe esserci e la probabile “stangata” potrebbe effettivamente verificarsiA pagare in questo caso tutti. Fino ad oggi truffa o non truffa i giocatori dell’Enalotto non sono stati danneggiati. Se invece del 21 usciva il 22, i miliardi distribuiti erano sempre quelli, la percentuale dei “vincitori” pure. (anche se per alcuni la dea bendata forse non era affatto bendata; e gli altri giocatori li potremmo semmai chiamare solo “tonti”).Non così nel Lotto: lo Stato rischia di rimetterci le penne. Potrebbe essere costretto a pagare una cifra cento, e anche mille volte, superiore all’incasso. Un crack colossale !!!1000, 2000, 3000 miliardi? Per non dare nell’occhio il trucco è già da tempo in funzione (vedi sotto) A Venezia si è sfiorato il disastro due volte. Il terzo non perdonerà! Sarà una “mazzata”!
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I numeri erano 17-19-29 ruota di Milano. Furono giocate 120 bollette da 8.000 in una ricevitoria, 80 in un altra., e 108 in un’altra ancora. Tutte da 8000 lire sul terno per incassare da ognuna 4.200.000 solvibili subito in ricevitoria. Ma parlando parlando fra di loro sembra che lo stesso singolare fatto sia avvenuto in molte ricevitorie delle vicine città; a tappeto: Vicenza, Padova, Rovigo, Verona, Venezia e chissà in quante altre ancora. Migliaia di bollette “fotocopia”; e tutte sempre con puntate su Milano. (ruota per nulla abituale per i Veneti.) Nessuno si è mai allarmato. Ma perchè? I pagamenti sono in molti casi stati liquidati con assegni della ricevitoria. Il giornale sopra ( del 1996 ) lanciò l’allarme. Ma inutilmente!
la truffa del lotto
MONZA – In principio furono i cavalli. Poi, arrivo’ il Lotto con la stangata del secolo. Quella delle palline al “Sidol” e delle bende posticce. Franco Curatoli, classe 1946, un passato da centrocampista in serie B, una vita da “Capannelle”, nato al Vomero e cresciuto in Brianza con una divisa da vigile urbano sulle spalle e un sogno: “Vincere”. Libero in attesa di giudizio dopo tre mesi di carcere, racconta al Corriere la sua vita fra ricevitorie e sale corse e come nacque, nel gennaio ‘ 95, la truffa che nel gennaio scorso ha portato all’ arresto suo (sul conto aveva 3 miliardi) e dei complici. Ora ha giurato che non giochera’ piu’ : “E’ come perdere all’ improvviso un pezzo di esistenza. Perche’ il gioco allunga la vita”.
la truffa del lotto
 MONZA – Non c’ e’ che dire, aveva proprio un gran bel sinistro Franco Curatoli. “Ma soprattutto – giura lui – avevo una sfaccim’ e fortuna, una gran fortuna. Giocavo a carte e vincevo. Giocavo ai cavalli e vincevo”. Giocava a pallone e vinceva. E per un po’ , quel ‘ uaglionciello del Vomero classe 1946 con gli occhi azzurri, cresciuto nelle giovanili del Napoli, aveva persino fatto sognare Salerno, Monza, Bari, prima di spegnersi in provincia, Derthona, Torre Annunziata. E la vita, allora, per 24 lunghissimi anni si era trasformata in un ippodromo del galoppo d’ azzardo. Anzi in un’ agenzia ippica di cui era il Signore. La moglie in negozio, la figlia a scuola, lui con la divisa da vigile urbano di Cinisello Balsamo distaccato alla Procura di Monza. Tra una spesa all’ Ipermercato e il cartellino da timbrare, c’ era lei, la Divinita’ delle scommesse da adorare. “Quando si facevano le 4 del pomeriggio, andavo in agenzia. E sapevo quello che dovevo fare, perche’ studiavo. I cavalli. Centomila sul vincente, duecentomila sul piazzato. Maronna i soldi che ho fatto”. Una parte almeno dei 3 miliardi che la mattina del 12 gennaio gli vennero trovati dalla Procura di Monza su un conto in cui aveva appoggiato il frutto del sogno e del “lavoro” di una vita: la stangata del Lotto. Sara’ la suggestione, saranno i tre mesi passati al “fresco”, tra cella e domiciliari, sara’ per quel suo profilo aquilino, il fisico segaligno e l’ andamento dinoccolato, sta di fatto che ad osservarlo Franco ricorda incredibilmente l’ indimenticabile “Capannelle” di Febbre da cavallo, monumento cinematografico alla simpatica cialtroneria dell’ azzardo. E Franco ne e’ quasi lusingato: “E’ proprio vero. Febbre da cavallo l’ ho visto sette volte”. Con quanto profitto e’ da vedere. “Perche’ alla fine guarda che fine ho fatto. Sono stato dentro. Sono sospeso dal lavoro. Non ho piu’ una lira in banca. E ho giurato a me stesso che non giochero’ piu’ a niente. Cavalli, lotto, carte. Capisci che significa?”. Per Franco, e’ un pezzo di esistenza che se ne va. “Perche’ il gioco allunga la vita”. E fa salire la febbre. Quella da Lotto busso’ alla porta di Franco nel gennaio del ‘ 95, con il volto suadente di Giuseppe Aliberti, intendente di finanza addetto alla ruota del Lotto di Milano. “Peppe era un amico. Ci vedevamo all’ agenzia ippica, qualche partitella a carte e poi eravamo vicini di casa. Mia figlia aveva dieci anni e Peppe mi chiese se volevo farle fare le estrazioni del Lotto”. La bambina di Franco e’ innocente. Ma e’ anche sveglia. “Mi disse che le avevano spiegato in segreto che doveva cercare di prendere le palline che le provocavano un pizzichio sulle mani. Chiesi a Peppe. Mi disse che sapeva che per anni era stata truccata la ruota di Milano e che stava cercando di capire il modo”. E, alla fine, lo scopri’ . “Peppe era andato a Livorno e li’ credo apprese il trucco. E cosi’ si comincio’ . Aveva scoperto che il collega dell’ intendenza addetto a inserire i numeri nelle 90 palline dell’ estrazione era molto metodico. Li inseriva ripetendo sempre la stessa sequenza. Infilava i numeri 1 e 2 nelle due sfere a fondo scatola, quindi, procedendo da destra verso sinistra, sempre seguendo la sequenza numerica da 3 a 90, inseriva i numeri nelle quattro doppie file di palline nella scatola. Ora, Peppe era quello che preparava le palline nella scatola. Ne lucidava 8 con il Sidol e le sistemava in corrispondenza dei numeri che avevamo giocato. Poi, i bambini venivano bendati in modo che riuscissero a vedere le palline lucide”. Insomma, un marchingegno non particolarmente scientifico che confidava su due variabili: la metodicita’ del funzionario che inseriva i numeri e la bendatura posticcia dell’ “innocente”. Franco per un attimo trema del brivido del gioco: “Il trucco non era infallibile. Bastava che il funzionario dei numeri avesse il capriccio di disporli in altro modo e addio. O che il bambino venisse bendato male”. Male? “Bene da non vederci. Male per noi”. Alla corte dei miracoli del monzese il Lotto con il trucco fa, ne’ piu’ e ne’ meno, che l’ effetto di un gioco vero. “Avevo lo stesso brivido, la stessa libidine di quando segui le corse. Non eravamo mica sicuri di vincere. Alle estrazioni, perdevo ogni volta tre chili. Mi portavo sempre un giornale da sollevare sul viso per mascherare l’ emozione”. Era il 15 aprile del ‘ 95 quando festeggiarono la prima volta. 24 – 26 – 66 – 90. Una quaterna da 60 milioni. “Novanta, la paura”, dice la smorfia. Ma lui, napoletano, altro che paura. “Ci demmo dentro. Per un bel po’ di mesi facemmo solo qualche ambo”. Fino a quando il gr radio del 28 gennaio ‘ 96 annuncio’ che la ruota di Milano era stata sbancata. 6 – 8 – 16 – 20, la cassa pagava premi per 133 miliardi. Loro, quelli del Sidol, portavano a casa una quaterna da 500 milioni. “Che emozione essere la prima notizia dei tg”. Che emozione “poter cominciare a giocare ai cavalli non le solite 100 mila”. Gia’ , perche’ Franco su quel mucchio di soldi non aveva fatto crescere altri sogni. “L’ unica cosa, qualche giorno a Santo Domingo. L’ emozione e’ vincere non guadagnare”. Insomma, la solita casa in affitto, la solita divisa da vigile, la solita spesa all’ Ipermercato. E il solito magnifico Lotto. Nel settembre ‘ 97, altra quaterna al Sidol, 3 – 5 – 15 – 22, 500 milioni. E il 20 febbraio ‘ 98, l’ ultimo terno, 6 – 10 – 14, 400 milioni. Poi arrivarono i pugliesi e cominciarono i guai. “Non scherzavano. Spingevano per andare avanti. Io volevo uscirne e loro chiedevano soldi. Prima 800 milioni, poi 500. Ci accordammo per 265 che diedi prima di essere arrestato”. Il 12 gennaio, alle sei del mattino. Fu l’ ultima volta che in casa di Franco giocarono sulla ruota di Milano: 12 – 1 – 6 per l’ appunto. Ma non c’ era piu’ nulla da vincere. E da offrire. “Neanche un numero agli amici”………….L’ INCHIESTA Cento indagati, 150 ricevitorie sospette MILANO – Undici mesi d’ inchiesta, diciassette arresti, un centinaio di indagati, piu’ di 150 ricevitorie “sospette” e, lira piu’ lira meno, cento miliardi di vincite sequestrate. Sono le cifre aggiornate dell’ inchiesta sul Lotto truccato: “La piu’ grande truffa del secolo”, secondo alcuni degli stessi inquisiti. Le prime voci di vincite facili sulla ruota di Milano si diffusero, a maggio dell’ anno scorso, a Cinisello Balsamo, comune di residenza di molte delle persone poi arrestate. L’ ispettore di polizia che venne a sapere dell’ “affare” si mise a far domande e dopo qualche giorno si presento’ di buon’ ora nell’ ufficio del capo, il commissario Pepe: “C’ e’ una storia grossa. A Milano hanno truccato le palline del Lotto. E abbiamo una pista buona”. Aveva visto giusto, l’ ispettore. Era una “storia grossa” e a confermarlo, oggi, ci sono le decine e decine di faldoni messi assieme con le perquisizioni, con le deposizioni, gli interrogatori e i sequestri patrimoniali voluti dalla procura di Monza. Fra gli arrestati del Lotto truccato anche un maresciallo della Guardia di Finanza. La partita, comunque, non e’ ancora chiusa: si stanno controllando le moltissime ricevitorie i cui titolari sono sospettati di connivenze con gli ideatori della truffa.
la banda dei 100
Ventitrè miliardi. Trovato il tesoro che almeno cento giocatori del Lotto avevano accumulato in banca con una lunga sequenza vincite truccate. E così oggi tutto si spiega. Anche quella Ferrari testarossa che sfrecciava sulla statale 18 e continuava a ingaggiare un impietoso duello con un Ape sgangherato. Insolito da quelle parti, ma non era un miraggio. I vecchietti nel bar ebbero un sussulto. Gettarono all’ aria il tavolino e la carte del tressette, e cominciarono a immaginare quale divo o quale miliardario fosse capitato per caso tra i campi coltivati a erba medica e grano, tra le vecchie ville dei marchesi cilentani caduti in disgrazia e i ruderi che i contadini ancora usano come stalle. Poi le Ferrari divennero due. Arrivarono anche una Multipla e una Bmw cabriolet. E mentre i carretti trainati dai trattori si trasformavano in utilitarie ultimo grido, e tutti si domandavano quale fortuna si stesse spandendo nei paesini tra Vallo della Lucania e il mare, tra Omignano e Casalvelino, tra Salento e Ascea, il segreto fu svelato. Ambi e terni teleguidati. Perfino le quaterne, fino a settecento milioni vinti in una settimana. Febbraio 1999. La procura di Vallo della Lucania apre la maxiinchiesta sulla truffa del Lotto e comincia a battere la pista che porta a Milano, dove altri magistrati hanno scoperto quasi tutto (un dipendente dell’ Intendenza di Finanza pentito aveva raccontato il meccanismo delle estrazioni truccate sulla ruota di Milano), ma non che gran parte delle vincite si erano concentrate proprio nella zona a sud di Salerno. Ora, gli stessi uffici diretti dal procuratore Alfredo Greco, al termine di una ispezione a tappeto dei militari della Guardia di Finanza di Salerno in decine di istituti bancari della Campania, e anche di Lazio, Toscana e Lombardia, sono riusciti a localizzare il tesoro di tanti giocatori del lotto esageratamente fortunati. La svolta nelle indagini. Oltre otto miliardi di lire sono stati sequestrati in diverse banche dalla Finanza di Salerno a conclusione delle indagini. Sono 67 le persone raggiunte da informazioni di garanzie. Altre 33 erano già indagate. La cifra guadagnata in maniera illecita ammonterebbe complessivamente a 23 miliardi. Le persone denunciate per associazione per delinquere sono 57, e 10 quelle per truffa. Le indagini dovranno accertare anche l’ eventuale coinvolgimento della criminalità organizzata. Il meccanismo. Le combinazioni vincenti truccate venivano comunicate dai partecipanti alla truffa ad amici e parenti che, a loro volta, le passavano ad altri, ed è stato proprio il Cilento ad avere il più alto numero di «amici» favoriti dalle informazioni, soprattutto nei centri di Ascea, Casalvelino ed Omignano. Nelle indagini sono coinvolti professionisti, rappresentanti delle forze dell’ ordine, noti imprenditori e semplici cittadini che si sono improvvisamente arricchiti. Identità ancora topsecret, ma l’ indagine è alle battute finali. Le fiamme gialle, dopo lunghe indagini patrimoniali e la verifica degli scontrini delle giocate, sono riuscite a ricostruire l’ intero meccanismo della truffa, identificando i responsabili. Gli 8 miliardi di lire sequestrati nelle banche erano quasi tutti investiti in titoli. La gola profonda. La truffa nasce a Milano, e il primo a svelarla è il dipendente dell’ Intendenza «pentito», Giuseppe Aliberti, che racconta tutto alla procura di Monza. È lui a rivelare il sistema ideato con la complicità di altri dipendenti (la signora che guida le mani del bambino bendato nell’ estrazione dei bussolotti), e che consente di conoscere anche 24 ore prima quali saranno con quasi certezza i numeri estratti. In pratica la bendatura non era perfetta e al bambino si diceva di scegliere le palline di colore più chiaro nelle preventivamente venivano confezionati i numeri prescelti. Perché il Cilento. Un funzionario che partecipava alla truffa frequentava spesso un bar di Cinisello Balsamo, e tra le persone che vi incontrava spesso, c’ era un ex poliziotto in pensione originario di un paesino cilentano, Salento, (peraltro deceduto un anno fa), il quale venne coinvolto nella truffa e conoscendo i numeri in anticipo, cominciò a telefonare ai parenti della sua terra d’ origine. Una catena infallibile, vincite ogni settimana. E sistema sempre più scientifico: nei fine settimana gruppi interi di familiari e conoscenti partivano. Percorrevano l’ autostrada da sud a nord e si fermavano in diversi paesini per giocare. Poi il lunedì, sulla via del ritorno, tornavano per riscuotere le vincite. B O X la confessione “Un collega mio complice” Un «pentito» e cento indagati. Giuseppe Aliberti ha svelato il meccanismo della truffa. Sono state le dichiarazioni rese ai magistrati di Monza a far scattare l’ inchiesta. «Già nel 1995ha raccontatomi sono accorto che alcune palline nelle quali potevano essere inseriti biglietti con i numeri, erano più chiare, facilmente riconoscibili fra le altre». Così naque l’ idea. «Le palline, prima dell’ inserimento nella ruota, sono sistemata sul tavolo in un contenitore. Io insieme a un collega potevamo pilotare l’ estrazione e predisporre le palline nelle varie file». Il resto toccava all’ altro complice, che guidava la mano del bambino bendato verso le palline più chiare.
la gang del lotto
MILANO – Interrogati in galera o a piede libero, i protagonisti della grande truffa al gioco del Lotto, l’ imbroglio che per anni ha sbancato lo Stato sulla ruota di Milano, ammettono uno dopo l’ altro le loro colpe: e lo fanno scaricandosi il barile, offrendo di ridare i soldi, maledicendo il giorno in cui hanno incontrato i complici o quello in cui – ahiloro – hanno scoperto che, studia e ristudia, le palline con i numeri si potevano governare… Tutti, o quasi, offrono spiegazioni artigianali e familiari della stangata, una allegra catena di Sant’ Antonio in cui i numeri “buoni” circolavano di bocca in bocca miracolando familiari e amici, conoscenti e persino sconosciuti. Ma qualcosa dice che in realtà le faccende andavano in maniera diversa. E un sospetto prende forma sempre più precisa sul tavolo degli investigatori: sulla Grande Truffa del Lotto aveva messo le mani la malavita organizzata. L’ ipotesi è che siano stati i clan a decidere di esportare il gustoso giochino fuori Milano. “Non esisteva un’ organizzazone nazionale”, dice ieri sera il pubblico ministero Walter Mapelli: ma intanto fascicoli penali partono dalla Procura di Monza verso altre Procure, in particolare quelle di Roma e di Genova, pronte a accendere i riflettori su quanto avveniva il mercoledì e il sabato di ogni settimana quando le novanta palline iniziavano a girare nel cesto tra le speranze degli ingenui. Le indicazioni più preziose le ha fornite Francesco Curatoli, il vigile urbano arrestato nel corso della retata di mercoledì. Curatoli – assistito dall’ avvocato Raffaele Della Valle – ha cominciato l’ interrogatorio ammettendo le sue responsabilità. Ha detto di essere stato coinvolto nell’ impresa da Giuseppe Aliberti, il funzionario dell’ Intendenza di Finanza (oggi “pentito”) che era a capo dela banda: “Prima mi chiese se mia figlia poteva essere usata per le estrazioni, la bambina ci andò due volte e estrasse le palline sbagliate… Poi Aliberti mi ha coinvolto nel sistema, io facevo le giocate al suo posto e dividevamo le somme. Ma ero uno dei tanti”. Per dare un’ idea del volume d’ affari, si pensi che sui conti del solo vigile urbano è stato sequestrato circa un miliardo. Poi Curatoli ha affondato la versione edulcorata della faccenda fornita da Aliberti, che vorrebbe far credere di avere fatto circolare i numeri “buoni” disinteressatamente: “Su ogni vincita che veniva effettuata giocando i suoi numeri – ha rivelato invece il vigile urbano – Aliberti pretendeva una tangente del 10 per cento”. Ed infine ha raccontato di come l’ esistenza della banda del Lotto fosse arrivata, passo dopo passo, fino alle orecchie del crimine organizzato. Ha rivelato che nel 1998 l’ organizzazione cominciò ad essere taglieggiata da personaggi legati alla malavita pugliese. “Io stesso – racconta il vigile – ho dovuto versare 300 milioni a questi personaggi”. Una dichiarazione che rende assai probabile l’ emissione di nuovi ordini di cattura. Chi sono questi “personaggi”? Nel corso dell’ inchiesta, come è noto, sono stati arrestati alcuni giovanotti che avevano cercato di inserirsi nel business del Lotto e che ricattavano la famiglia dell’ intendente Aliberti. Sono quasi tutti incensurati, anche se – si legge nel provvedimento di fermo – “godono di buone ed opportune amicizie nell’ ambito criminale della Puglia”. Ma le intercettazioni realizzate nel corso dell’ inchiesta fanno intuire che sull’ affare si erano già scatenati altri appetiti, anche questi da parte di altri clan pugliesi. “Saranno stati quelli di San Severo”, dice uno dei ricattatori quando la moglie di Aliberti si lamenta di un’ azione intimidatoria. Gli inventori della truffa, insomma, si sarebbero a un certo punto trovati stritolati nella morsa di due clan differenti e forse rivali: e solo a quel punto la moglie di Aliberti ha deciso di rivolgersi alla polizia raccontando quanto stava accadendo. Nelle intercettazioni, d’ altronde, c’ è traccia di minacce pesantissime: “Andrai tutti i giorni a fare una passeggiata – viene detto alla donna quando rifiuta di far entrare il clan nella gestione dell’ affare – andrai a trovare i tuoi figli al cimitero”. E alla presenza di forme di criminalità organizzata rimanda inevitabilmente una ipotesi avanzata ieri da un quotidiano: quella secondo cui la truffa al Lotto sarebbe all’ origine anche dell’ attentato dinamitardo contro l’ Intendenza di Finanza di Milano il 22 settembre dell’ anno scorso. La Procura di Milano, che indaga su quell’ episodio finora inspiegabile, ha smentito di avere già chiesto ai colleghi di Monza copia degli atti relativi alla truffa del Lotto, ma ha confermato di seguire con grande interesse quanto sta emergendo. Oltre alla confessione del vigile Curatoli ci sono altri verbali che si ammucchiano sul tavolo del pm Mapelli: tra questi quelli dei due funzionari dell’ Intendenza di Finanza arrestati per complicità con il collega Aliberti, su cui entambi hanno scaricato quasi ogni colpa: “La mia assistita – dice l’ avvocato di Maddalena Vilella – ogni tanto era alle estrazioni. Giuseppe Aliberti, l’ artefice della vicenda, le chiedeva il favore di bendare i bambini in modo che ci vedessero. In cambio le dava numeri da giocare, a volte esatti a volte no. E’ prostrata e maledice il giorno in cui ha incontrato Aliberti”. E il difensore dell’ altro intendente, Gorgio Raggi: “Ha ammesso tutto, è stato travolto da un giro più grande di lui. Qualche volta ha bendato il bambino, altre ha girato la manovella. Vuole restituire il denaro”. Intanto – meglio tardi che mai – la direzione dei Monopoli annuncia il varo immediato di misure antitruffa: già da oggi, fa sapere il direttore generale Vittorio Cutrupi, le estrazioni del Lotto saranno tutte filmate. Più in là si studierà la possibilità di estrazioni elettroniche, magari in una unica sede e in diretta tv: anche se, dice Cutrupi, “sono opzioni da valutare attentamente. Si scontrano infatti con un gioco molto tradizionale. E’ noto che il giocatore preferisce l’ uso del bambino e dell’ urna a quello di un estrattore elettronico. A Napoli, poi, molti giocatori preferiscono assistere direttamente all’ estrazione. Ogni cambiamento dovrà quindi essere valutato attentamente per evitare contraccolpi”.
lotto truccato
MILANO – Prima certezza: la ruota del Lotto di Milano ha cominciato a girare in modo strano da ben prima che nel 1994 Giuseppe Aliberti, oggi indicato come “mente” della gigantesca truffa, venisse assegnato all’ ufficio estrazioni. Seconda certezza: la disdicevole abitudine di decidere a tavolino quali numeri dovessero venire estratti dalla ruota ha goduto in questi anni di complicità a livelli più alti di quelli dell’ astuto Aliberti. Da queste due certezze, acquisite dagli investigatori nel corso delle indagini, deriva una previsione fin troppo facile: l’ inchiesta del pm Walter Mapelli è destinata a fare nuovi sconquassi e ad offrire nuove, desolanti verità sul gioco più amato dagli italiani. L’ analisi ottimista fornita dai vertici dell’ Intendenza di Finanza milanese, secondo cui l’ imbroglio sarebbe stato perpetrato da “impiegati di bassa forza, gente magari ignorante con un genio criminale alla Diabolik” rischia purtroppo di venire smentita dai fatti. A parlare alla polizia di un malcostume che risaliva indietro nel tempo è stata per prima Maria Carano, cognata di Giuseppe “Diabolik” Aliberti. La Carano ha raccontato di come l’ idea di entrare nell’ affare fosse venuta a Aliberti – all’ epoca semplice gestore di una ricevitoria – notando che uno dei suoi clienti realizzava da anni vincite cospicue. Questo cliente viene indicato nel verbale in tale Claudio Olmi. Ma Olmi non è un cittadino qualunque: si tratta di un funzionario dell’ Intendenza di Finanza di Milano, marito – tra l’ altro – di quella Maddalena Vilella, anche lei impiegata dell’ Intendenza, che si occupava di collocare la benda sugli occhi dei bambini addetti all’ estrazione in modo che ci vedessero benissimo. Il nome di Olmi compare anche nella lettera anonima che a un certo punto movimenta la vicenda, indicato come uno dei complici in divisa (insieme a un vigile urbano e a un ispettore di polizia) che agevolerebbe la truffa. Claudio Olmi è stato raggiunto nei giorni scorsi da un avviso di garanzia e perquisito, ma non è ancora stato interrogato. Individuato sarebbe stato anche l’ ispettore di polizia che avrebbe poi collaborato alle indagini. Un “avviso” sarebbe stato recapitato anche a un funzionario di livello elevato dell’ Intendenza: si tratterebbe del dottor Giuseppe Ventre che – secondo alcune testimonianza – quando venne a sapere della truffa organizzata da Aliberti si limitò a spostarlo di ufficio ma si guardò bene dal denunciare l’ accaduto. Sempre secondo il famoso “anonimo”, Ventre non sarebbe solo un funzionario acquiescente ma avrebbe anche, attraverso un prestanome, tale “Umberto”, giocato sui numeri destinati inevitabilmente a uscire. A rafforzare i sospetti degli investigatori sulle collusioni nei piani superiori dell’ Intendenza c’ è il curioso episodio della assunzione di Aliberti. Questi, secondo quanto racconta la cognata con candore un po’ disarmante, riesce a fare il salto da gestore di ricevitoria a dipendente dell’ Intendenza come se di mezzo non ci fosse in teoria un concorso pubblico, e altrettanto facilmente ottiene di passare ad occuparsi delle estrazioni del Lotto. Inevitabile supporre che chi agevolò l’ assunzione dell’ intraprendente Aliberti e i suoi trasferimenti ne abbia, prima o poi, tratto un giovamento concreto. Ieri, domenica, gli investigatori hanno badato soprattutto a riordinare carte e idee in vista dei nuovi interrogatori previsti a partire da oggi: anche alcuni personaggi legati al “clan dei pugliesi” avrebbero deciso di parlare. A Milano intanto la Procura ha chiesto copia delle intercettazioni per verificare se vi sia traccia di un collegamento tra la truffa del Lotto e l’ attentato all’ Intendenza di Finanza del 22 settembre: per ora, specifica il procuratore aggiunto Pomarici, si tratta di una richiesta “puramente esplorativa”. A Roma da oggi la Procura, ad ogni buon conto, controllerà le sfere utilizzate per le estrazioni sulla ruota della Capitale, mentre la commissione Finanze della Camera sentirà domani il direttore generale del Lotto, Cutrupi.
il bottino del lotto
MILANO – Manette per altri due “ufficiali” della banda che faceva capo a Giuseppe Aliberti, i primi a sapere i numeri giusti da giocare al Lotto, quelli che giravano personalmente le ricevitorie per piazzare il colpo e davano la dritta agli altri di “terzo livello” che completavano l’ opera: un’ opera che, secondo le ultime stime, avrebbe procurato vincite truffaldine per almeno 100 miliardi di lire. Solo uno degli arrestati è un nome nuovo all’ inchiesta: Ettore Schingo, 36 anni, disoccupato ma con tre miliardi nelle banche vicino a casa. L’ altro è Claudio Olmi, impiegato all’ Intendenza di Finanza di Milano, marito di Maddalena Vilella, quella che bendava i bambini addetti alle estrazioni in modo che ci vedessero. Altri 2 personaggi sarebbero ricercati. Proprio Olmi si presenta come un personaggio-chiave. Non solo perché – secondo l’ ordinanza di custodia cautelare – avrebbe “promosso l’ associazione svelando ad Aliberti la possibilità di pilotare le estrazioni”, ma soprattutto perché costituisce “l’ anello di congiunzione tra l’ attività truffaldina degli Anni ‘ 80 e quella degli anni ‘ 90”. è la conferma di quanto era trapelato l’ altro giorno, e cioè che il malaffare all’ interno della Divisione Lotto era iniziato almeno dal 1982. Secondo quanto risulta a Repubblica, i magistrati monzesi avrebbero in questi giorni compiuto un passo avanti decisivo per ricostruire la genesi (piuttosto remota, purtroppo) dell’ imbroglio: è stato identificato il funzionario che aveva ideato il sistema per addomesticare le palline, e che lo gestì fino al 1988 quando – in gran silenzio – venne trasferito a Livorno per evitare che lo scandalo venisse alla luce. Il fantasioso funzionario si chiamava D’ Ambrosio. E se le sue responsabilità penali, essendo trascorsi più di dieci anni dal suo allontanamento dall’ Intendenza milanese, sono probabilmente coperte dalla prescrizione, resta ugualmente importante ricostruire nei dettagli quanto avvenne in quegli anni: anche perché i giudici sospettano che la banda del Lotto in questi 17 anni in realtà non abbia mai interrotto la sua attività, e il posto di chi veniva trasferito da Milano sia stato subito preso da altri impiegati dell’ Intendenza. Claudio Olmi, l’ arrestato di ieri, sarebbe un elemento decisivo di questa continuità della banda. Fu lui, scrive il gip, a istruire Aliberti “indicandogli le persone già coinvolte in passato nell’ attività”. A mettere nei guai Schingo e Olmi sono state le testimonianze di Giorgio Raggi, impiegato dell’ Intendenza (che riportiamo qui accanto) e di Francesco Curatoli, il vigile urbano che di Aliberti era un vero e proprio luogotenente. Ad Ettore Schingo sono stati sequestrati ben tre miliardi, in due banche di Monza e Vedano al Lambro. Ma non basta. Su conti riconducibili a suoi parenti, a Termoli, gli inquirenti sono riusciti a mettere le mani su altri due miliardi e 200 milioni. Il versante molisano potrebbe riservare sorprese. Gli stessi personaggi avrebbero accumulato grosse somme con una vincita del 7 settembre del ‘ 96 con una quaterna (5-22-15-3) sulla ruota di Milano, ma anche con un’ altra quaterna del 18 febbraio dello scorso anno (50-79- 45-70), giocata sulla ruota di Firenze. Se l’ indiscrezione risultasse confermata, getterebbe una luce diversa sull’ intera vicenda: dimostrebbe che in qualche modo la banda, o sue propaggini, era in grado di condizionare le estrazioni su altre ruote oltre quella milanese, in questo caso Firenze. Un’ indagine conoscitiva è stata aperta nel frattempo anche a Padova, su una vincita di mezzo miliardo ottenuta lo scorso anno, e analoghe iniziative sono in corso a Venezia e a Mestre. Ogni giorno gli inquirenti sequestrano conti correnti e titoli riconducibili agli indagati. A volte, però, il percorso dei proventi delle vincite truccate non è lineare e di facile individuazione. Esperti della Guardia di Finanza stanno per esempio vagliando i conti di Attilio Olmi, padre di Claudio, a cui finora sono stati sequestrati 600 milioni, che però si protesta innocente: “Sono un imprenditore (è socio in un allevamento di polli, ndr) quello è frutto del mio lavoro”.
9 ARRESTI
MILANO – Lotto sott’ inchiesta a Milano. Nove persone arrestate e una serie di perquisizioni sono state compiute nelle ultime ore dopo che i poliziotti di Cinisello hanno scoperto un misterioso ricatto di cui erano vittime alcuni funzionari della Intendenza di Finanza di Milano. L’ inchiesta, condotta dal pm della procura di Monza Walter Mapelli, è stata aperta con quattro diverse ipotesi di reato: associazione a delinquere, estorsione, abuso d’ ufficio e truffa. I primi arresti sono stati eseguiti a dicembre, gli ultimi ieri. “Se ci sono irregolarità nelle estrazioni lo scopriremo – assicura il direttore generale delle Entrate per la Lombardia, Giuseppe Conac – abbiamo già avviato tutti i controlli per verificare che le operazioni siano state condotte secondo le regole e senza trucco”. Secondo indiscrezioni, le indagini sarebbero state avviate qualche mese fa, quando è stata notata una “impennata” delle vincite nella zona di Milano. Una prima valutazione avrebbe portato a concludere che, forse, era stato predisposto un nuovo sistema informatico capace di individuare i numeri “ritardati” e quindi meglio indovinare le estrazioni. Stranezze e anormalità avrebbero permesso agli inquirenti di arrivare agli arresti. Nulla trapela da Monza. La consegna del silenzio da parte degli inquirenti, però, dovrebbe essere rotta nelle prossime ore, quando gli investigatori potrebbero spiegare la genesi di quest’ operazione che ha al centro il gioco che, con il Superenalotto, è diventato nel ‘ 98 una vera e propria mania nazionale. Arresti e perquisizioni gettano comunque un’ ombra sulla regolarità delle estrazioni che, peraltro, avvengono in pubblico e con modalità in cui è molto difficile escogitare qualche trucco per pilotare l’ uscita dei numeri. Dalle pochissime indiscrezioni filtrate l’ indagine sarebbe nata nell’ autunno scorso, dopo che nei confronti di alcuni funzionari della Intendenza di Finanza c’ erano stati tentativi di ricatto. I ricattatori avevano puntato su una gravissima accusa: che alcuni dipendenti del ministero avessero vinto grosse cifre al Lotto grazie al fatto che le estrazioni del Lotto venivano in qualche modo pilotate. L’ inchiesta era riuscita a individuare il primo gruppo di ricattatori. Erano state compiute intercettazioni e perquisizioni, poi era scattato il primo blitz. In carcere sono finite sei persone, accusate di estorsione. L’ indagine però non è finita. Accertato in che modo il gruppo stava cercando di ricattare i funzionari della Intendenza di Finanza, gli agenti del commissariato di Cinisello hanno tenuto sotto  
arresti
MILANO – Un altro arresto, il sedicesimo, nell’ inchiesta “Dea bendata” della Procura della Repubblica di Monza sulle estrazioni del lotto truccate sulla ruota di Milano. La polizia di Cinisello Balsamo ha arrestato – per associazione a delinquere e truffa ai danni dello Stato – Vittorio Torno, 54 anni, originario di Taranto, residente a Stigliano (Matera), ma domiciliato a Cinisello. Vittorio Torno è accusato di aver partecipato all’ organizzazione della truffa e, secondo gli inquirenti, sarebbe stato trovato in possesso di circa due miliardi ottenuti con le vincite irregolari. Secondo l’ accusa, Torno era a conoscenza del meccanismo della truffa e riceveva i numeri “vincenti” da Francesco Curatoli, il vigile urbano arrestato qualche settimana fa e ritenuto uno dei perni dell’ imbroglio. Sempre nel quadro dell’ inchiesta “Dea bendata”, ieri è stato interrogato dai giudici di Monza, il quarantenne Francesco Testa, di San Severo (Foggia), arrestato il 2 febbraio scorso, con l’ accusa di estorsione.
droga
 MILANO – Potrebbero essere state investite nel traffico di droga parte delle vincite ricavate dalla truffa del Lotto sulla ruota di Milano negli ultimi tre anni. L’ inquietante dubbio è affiorato quando gli investigatori si sono trovati difronte ai nomi dei fratelli Armando e Francesco Testa. In particolare potrebbero essere stati utilizzati per l’ acquisto di una partita di cocaina i 285 milioni che i fratelli Testa avevano estorto un anno fa al vigile urbano di Cinisello Francesco Curatoli. Un singolo episodio, dentro il sospetto di una fitta rete di traffici che dal Kossovo portavano direttamente a Milano, che ora gli inquirenti potranno contestare direttamente ad Armando Testa che proprio ieri è stato arrestato a Foggia con l’ accusa di estorsione e che sperano presto di poter chiarire anche con l’ aiuto di Francesco, il secondo dei due fratelli ancora ricercato. Armando Testa, detto “Popone” è stato fermato a San Severo, in Puglia. Un personaggio non da poco, vecchia conoscenza delle polizie antidroga, con alle spalle già due arresti. Ancora non si sa bene come entri nella vicenda del Lotto truccato: di certo c’ è che qualche tempo fa i due fratelli vennero a sapere delle estrazioni truccate e tentarono di mettere le mani sull’ affare. Alla fine, il vigile urbano Francesco Curatoli – uno dei componenti della banda del trucco – dovette versare ai Testa quei 285 milioni. Nei giorni scorsi, dopo essere stato arrestato, Curatoli ha raccontato l’ episodio e per i due fratelli è scattato l’ ordine di custodia. Proprio il vigile Curatoli, quello che avrebbe subito l’ estorsione da parte dei due balordi di San Severo, ieri si è intanto vista respingere dal giudice Giuseppe Airò la sua istanza di scarcerazione: il difensore Raffaele Della Valle fa sapere che Curatoli in realtà ci sperava, avendo collaborato con le indagini e avendo messo a disposizione dell’ accusa tutti i soldi accumulati con le puntate a colpo sicuro. “Il giudice – aggiunge Della Valle – riconosce che non c’ è più pericolo di reiterazione del reato ma ritiene che esista ancora un rischio di inquinamento delle prove”. Ed in effetti il timore degli inquirenti è che tra i quaranta indagati parta un grande match di scaricabarile, in cui ciascuno punti a limitare al massimo le proprie responsabilità dirette. Sono più di novecento intanto le banche dove la Procura di Monza sta cercando le tracce di vincite sospette: una traccia sottile ma indelebile, almeno per le vincite più “ingorde”, quelle sopra i venti milioni. Gli altri che non sono passati per gli sportelli bancari, possono probabilmente dormire sonni definitivamente tranquilli. –
la truffa non ferma il lotto
MILANO – Una complessa catena di Sant’ Antonio di giocatori col trucco che puntavano i numeri sospetti anche lontano da Milano: si allarga ad altre città l’ inchiesta sulla truffa del Lotto. Qualcuno confessa, altri giurano che quei numeri li hanno sognati la notte. Si parla di nuovi arresti a Foggia, base della gang malavitosa che si era inserita nel gioco. Ieri le estrazioni sono state filmate, mentre la truffa non scoraggia gli scommettitori.
MAGA
 

Grazie alle sue doti di veggente e maga prometteva generose vincite al lotto e la liberazione da malocchi e fatture: a mettere fine alle truffe di una 39enne originaria di Boscotrecase (Napoli) ci hanno pensato gli agenti dell’ufficio prevenzione della Questura di Avellino che hanno bloccato e denunciato la donna nel centro del capoluogo irpino alle prese con l’ennesima vittima dei suoi raggiri. La donna, con numerosi precedenti pe

nali, aveva architettato un efficace strategemma per spillare denaro soprattutto a persone anziane: le avvicinava con modi cortesi e in cambio di numeri ‘vincenti intascava ogni volta tra gli ottanta e i cento euro. In altre occasioni, sempre dietro pagamento, proponeva riti propiziatori per scacciare malocchio e fatture naturalmente inesistenti. Dopo la denuncia presentata in Questura nei giorni scorsi da una donna rimasta vittima della truffatrice, gli agenti l’hanno rintracciata in una via del centro della città proprio mentre stava mettendo a segno un’altra truffa. Fermata e condotta in Questura, è stata denunciata a piede libero e nei suoi confronti è stato emesso il foglio di via obbligatorio con divieto per i prossimi tre anni di mettere piede nei comuni di Avellino, Mercogliano e Atripalda
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proceso vanna marchi
Sfilano, al processo contro Vanna Marchi, le vittime della truffa dei numeri al Lotto, degli amuleti, del sale e dei bastoncini

scaccia-malocchio. Sfilano davanti alla stessa ex regina delle televendite e ai suoi coimputati: la figlia Stefania Nobile, e il convivente della teleimbonitrice, Francesco Campana. Vanna Marchi in prima fila, capelli rosso acceso, viso cupo e occhiali scuri calcati sul naso, si e’ trovata di fronte a chi l’ha denunciata e che senza celare la rabbia, l’amarezza, la vergogna o le sue fragilita’, e’ venuto a ripetere ai giudici la sua triste storia e a descrivere una struttura ben organizzata che portava i clienti, in cerca dei numeri buoni al lotto, a convincersi di essere stati colpiti dal malocchio. L’udienza e’ cominciata con l’ascolto di due centralinisti, tra cui il Mago Victor (che ha confessato di aver seguito personalmente persone che hanno speso fino a 30 milioni per curare mali d’amore e 60 per curare “problemi” di spiritism , di un “corriere” e di una addetta al centro elaborazione dati della Ascie’ (una delle societa’ riconducibili alla ex regina delle televendite, a sua figlia e a Campana). Poi la scena e’ passata alle storie toccanti e drammatiche delle parti offese come quella raccontata dalla signora Michelina, una casalinga 48enne di Genova, sposata e con un figlio, e che ora ha dei “grossissimi sensi di colpa per aver prelevato dal conto corrente di famiglia piu’ di nove milioni. Mi avevano spaventata”, ha spiegato fuori dall’aula, “e mi sono sentita minacciata e sotto pressione”. Per lei la prima volta e’ stato nel ’96, quando in onda su una tv privata vide una trasmissione condotta da Vanna Marchi e il mago Do Nascimiento (fuggito in Brasile appena scattata l’inchiesta dopo i servizi-denuncia di Striscia la Notizia). “Davano i numeri del Lotto per centomila lire”, ha raccontato. “Cosi’ li contattai, pagai e mi dissero di giocare mille lire e che avrei vinto una cifra superiore”. Ma la vincita non arrivo’ e la signora ci mise una pietra sopra: salvo poi, nel 2001, cinque anni dopo, essere ricontattata da un addetto della societa’ Ascie’. “Alla mia richiesta di chiarimenti”, ha continuato il teste, “la risposta fu che telefonavano a nome della signora Marchi. Mai avrei pensato…”. La centralinista in quell’occasione avverti’ la signora che il mago Do Nascimiento l’aveva sognata e aveva previsto “una vincita elevata”, ma era necessario pagare 300 mila lire. La signora Michelina si prese un giorno di tempo per pensarci e poi accetto’, quindi le arrivo’ il ‘corriere’ a casa, un addetto con il compito di consegnare la busta con i numeri della fortuna e ritirare i contanti. La vincita arrivo’, ma solo di 400 mila lire, e arrivo’ anche una nuova telefonata. Era l’operatrice numero 16 (i centralinisti si presentavano sempre e soltanto con un numero) che l’avverti’ che “quella non era la vincita fortunata e che i numeri non uscivano perche’ avevo una forte negativita’: per toglierla dovevo pagare 4 milioni. Mi avevano preso in un momento particolare”, ha proseguito la signora Michelina, “e mi spiegarono che se non fosse stata tolta questa negativita’ ci sarebbero state conseguenze sui miei familiari e su mio figlio”. La signora paga di nuovo ma non basta: troppo forte la negativita’, e per scacciarla ci vogliono ancora 5 milioni. In in quel frangente la donna parlo’ per telefono con Vanna Marchi: “Le ho chiesto spiegazioni e lei mi ha risposto: ‘Io non so chi lei sia, non capisco cosa voglia da me, lei e’ un’esaltata’. Ma mi ha anche domandato: ‘Quanti soldi ha versato?’. Le ho risposto nove milioni, e dopo un oh! mi ha messo giu”‘. La storia della signora Michelina e’ la fotocopia di quella raccontata in maniera un po’ confusa da un’anziana signora dell’hinterland milanese, e di quella vissuta da Pamela, una ragazza di Busto Arsizio: a lei sono stati chiesti addirittura 15 milioni (poi grazie ad uno sconto scesi a 5) per una “purificazione totale” che avrebbe dovuto essere fatta dall’ ‘Ordine dei maghi brasiliani’. Vanna Marchi, in altre udienze molto propensa a parlare con i giornalisti, oggi ha lasciato l’aula irritata, senza fare alcun commento. I suoi difensori, gli avvocati Caterina Caterino e Liborio Catagliotti, hanno affermato che le loro assistite (madre e figlia) “erano anelli di una catena. Stavano in quegli uffici per il lavoro che facevano, insegnavano ai centralinisti a fare solo le prime telefonate e poi andavano in televisione. Da qui a dire che hanno commesso dei reati ce ne passa”.
 
lotto truffa

Più di otto miliardi di lire sono stati sequestrati in diversi istituti di credito dalla Guardia di finanza di Salerno a conclusione delle indagini su una truffa legata alle estrazioni del gioco del lotto e avvenuta tra il 1995 ed il 1998. Sessantasette le persone raggiunte ieri da informazioni di garanzia mentre altre 33 erano già indagate. L’ operazione è stata condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, coordinata dal procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania, Alfredo Greco. Le indagini hanno avuto inizio parallelamente a quelle avviate dalla Procura di Monza, che aveva aperto un fascicolo sulle estrazioni sulla ruota di Milano. Dei cento indagati, dieci dovranno rispondere del reato di truffa, mentre gli altri sono accusati di associazione per delinquere. Una truffa che avrebbe fruttato oltre 23 miliardi di lire. La Finanza ha identificato i beneficiari delle vincite illegali. Ma sull’ indagine si proietta anche l’ ombra della criminalità organizzata: secondo gli investigatori, esponenti della camorra, a conoscenza della truffa, avrebbero chiesto il pizzo sulle somme vinte da insospettabili cittadini. Tra i nomi dei vincitori del lotto truccato, ci sono medici, imprenditori, rappresentanti delle forze dell’ ordine, assessori e politici. Tutti delle zone intorno al Cilento. Semplice il metodo per fare uscire le combinazioni vincenti. Un funzionario dello Stato, ora deceduto, istruiva i bambini sulle palline da scegliere nelle urne: involucri all’ apparenza uguali, che invece avevano piccole tacche che li rendevano riconoscibili. Le giocate venivano effettuate in numerose ricevitorie in tutta Italia. Piccole somme, quelle vinte, da riscuotere senza destare sospetti. Il sottosegretario alle Finanze Alfiero Grandi ha commentato positivamente l’ inchiesta, precisando che «il lotto ora è cambiato ed è trasparente».
animation maker
 
BARI.Gravina – Tre anni e sei mesi. E´ la condanna invocata dal pubblico ministero Antonino Lupo per don Giuseppe Nuzzi, il sacerdote di Gravina arrestato nell´ottobre del 2007 con l´accusa di circonvenzione di incapace aggravata e continuata. Secondo l´accusa, il prete approfittando della buona fede di una parrocchiana, ricca ereditiera, avrebbe dilapidato parte del suo patrimonio. Al sacerdote, il giorno dopo l´arresto, era arrivata la solidarietà del vescovo Mario Paciello. La prossima udienza è stata rinviata al 6 giugno quando il gup Antonio Lovecchio pronuncerà la sentenza Don Giuseppe Nuzzi, 59 anni, sacerdote nella parrocchia di San Nicola a Gravina di Puglia, è finito agli arresti domiciliari per circonvenzione d’incapace aggravata e continuata. Due anni fa offrì ad una parrocchiana, affetta da turbe psichiche, il suo aiuto per gestire il patrimonio lasciatole dal padre. La donna, fiduciosa, accolse l’offerta assistenza spirituale e materiale affi- dandogli il capitale ricavato dalla vendita delle proprietà im- mobiliari di famiglia (460 mila euro). Il sacerdote si occupò del- la ristrutturazione dell’immobile della donna (156 mila euro) ma abbandonandola quando i creditori pretendevano il paga- mento dei debiti. 280 mila euro sparirono investiti nelle punta- te al gioco del Lotto. Alla donna il prete assegnava 5 euro al giorno per i bisogni suoi e del figlio. La Procura ha accertato che il prete versava sul proprio con- to in banca somme di gran lunga superiori ai suoi redditi. Oltre alle accuse della vittima, testimonianze e indagini patrimoniali hanno incastrato il disonesto sacerdote, cui tuttavia il vescovo ha espresso “solidarietà e vicinanza”.
TRUFFA
TRENTO – Diceva di trovarsi in gravi difficoltà familiari, di non riuscire a tirare avanti, e per questo ha chiesto, in meno di sei mesi, oltre 42mila euro a un’amica: tutti soldi finiti in schedine del Lotto. È così che una donna di 33 anni residente in Trentino da tempo e di origine indiana è finita sotto accusa per truffa. La presunta vittima è un’anziana amica, ma la difesa dell’imputata fornisce una versione del tutto differente: le due donne si sarebberoconosciute proprio per la comune passione del gioco e l’anziana, per evitare di farsi vedere nelle ricevitorie del paese, avrebbe affidato all’amica più giovane alcune migliaia di euro alla volta. Il confronto tra le due versioni in aula è stato rinviato a luglio, quando le parti potrebbero trovare un accordo.
giallo napoletano

…..Dal balcone del suo appartamento al quarto piano di Via Caravaggio 78, lo sguardo di Domenico Santangelo si perde nel panorama. Scruta Napoli, il suo mare. I ricordi volano a 35 anni prima quando era capitano di lungo corso. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. Per undici anni amministratore del Rione Lauro, prima che una mai chiarita vicenda contabile gli facesse perdere la stima del Comandante. Ora non se la passa bene, si arrangia da rappresentante. In famiglia entrano tre stipendi ma lui ama il GIOCO del LOTTO e per quel vizio ricorre spesso al banco dei pegni o ai prestiti della figlia. Domenico è assorto nei pensieri quando Gemma, la moglie, lo chiama per la cena….

cronaca

Arrestato latitante pluriomicida – Cagliari, Piras tradito dal gioco

Riccardo Piras, 59 anni, latitante dopo il passaggio in giudicato di una condanna all’ergastolo per duplice omicidio, è stato arrestato dai militari della Sezione catturandi del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Cagliari. Piras è stato bloccato all’ingresso di un ricevitoria del lotto nel capoluogo sardo. A tradirlo sarebbe stata proprio la sua passione per il gioco. I Carabinieri sarebbero riusciti ad individuarlo grazie ad alcune schedine giocate e attribuite al ricercato da una perizia calligrafica. Piras, protagonista della guerra tra bande che insanguinò il quartiere cagliaritano di Is Mirrionis tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del decennio successivo, e’ stato condannato all’ergastolo per la spietata esecuzione di due trafficanti, Mariano Deidda e Diego Porcedda.I due erano stati uccisi da Piras perché non avevano pagato una partita di droga portata dall’Olanda. Il corpo di Deidda era stato abbandonato come monito in una discarica, mentre quello di Porcedda non è mai stato trovato perche’, probabilmente, dato in pasto ai maiali o distrutto con l’acido.

 striscia la notizia

Stasera a ‘Striscia’: numeri del lotto su una tv locale 

Stasera Striscia la Notizia si sposta a Padova per occuparsi di una trasmissione in onda su diversi canali locali, che da 15 anni vende quotidianamente numeri del Lotto e sistemi di gioco ai telespettatori.

Ogni giorno vengono ostentati in trasmissione i tagliandi vincenti giocati dai telespettatori che hanno acquistato dei numeri. Nei talloncini vengono però nascoste le parti che lascerebbero intuire la data, la somma giocata e la ricevitoria di riferimento.

Striscia, insospettita da tante presunte vittorie, ha contattato Lottomatica per verificare i codici a barre dei biglietti mostrati in Tv: con le prime undici cifre del codice a barre è possibile ottenere qualsiasi informazione sulle varie giocate. 

Il risultato è eclatante: quasi tutti i tagliandi con i numeri vincenti esibiti nel programma sono stati giocati il giorno successivo all’estrazione. Non si tratta quindi di ticket fortunati, ma di un espediante escogitato dalla trasmissione per convincere i telespettatori ad acquistare numeri del Lotto e sistemi di gioco.

 L’inviato Moreno Morello ha fissato un appuntamento con uno dei titolari della società, che è però scappato senza rilasciare alcuna dichiarazione.

la dipendenza dal gioco del lotto

CRONACA:OVVERO STORIE di ORDINARIA FOLLIAultima modifica: 2011-10-15T15:57:00+02:00da io-ei90numeri
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