PERSONAGGI,POETI, AVVENTURIERI

Massimo Bucchigiacomo leopardiENZO di DOMENICO: lettera a EDUARDO de FILIPPO NATALE in CASA CUPIELLO

casanova

Dopo quindici mesi di  e di preparativi,la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre del 1756 attraverso un buco nel tetto  GIACOMO CASANOVA fugge dalla prigione dei Piombi di Venezia in modo rocambolesco e si rifugia a Parigi. CASANOVA ha un progetto, elaborato nei mesi di prigione: introdurre il GIOCO del LOTTO in Francia per diventare ricco e potente e vendicarsi di Bernis, divenuto ministro di Luigi XV Alla corte è cominciata una lotta per il potere tra lo stesso Bernis e Madame de Pompadour XV. SI deve proprio a CASANOVA l’invenzione del GIOCO del LOTTO. Almeno nella forma in cui lo conosciamo oggi. Fu lui infatti il primo a dimostrare, nel 1757, che con una “lotteria di NOVANTA 90 BIGLIETTI i cui premi saranno pagati sopra i primi numeri da estrarsi una volta al mese” lo Stato non avrebbe mai potuto perdere. Presentò il progetto al governo francese che, nel giro di pochi mesi autorizzò la sua nuova lotteria.Con l’aiuto di madame Pompadour colpita dal fascino sfrontato di Giacomo decide di fare un patto. Madame organizzerà per lui un incontro con i matematici e finanzieri di corte, per presentare il suo progetto del GIOCO del LOTTO , e Giacomo renderà inoffensiva la giovane Charlotte d’Estradès una ragazza di cui Bernis si sta servendo per arrivare al Re e spodestare la Pompadour.
Casanova affronta direttamente Bernis: di nuovo giovinezza e passione contro maturità, calcolo, cinismo.
La Pompadour riesce a far approvare il GIOCO del LOTTO e Giacomo comincia a corteggiare Charlotte che si rivela essere una donna ribelle, ironica fino al cinismo, indotta a sedurre il Re non per sua ambizione ma perché ricattata da Bernis. Quando Bernis scopre il gioco della Pompadour e di Casanova, ingaggia un sicario per uccidere Giacomo. Questi però ha la meglio sull’avversario.
Giacomo e la Pompadour riescono nel loro progetto: Bernis viene allontanato dalla corte, mentre Charlotte sparisce nel nulla. Casanova si ritrova ricco ma infelice: il GIOCO del LOTTO dà i suoi frutti, ma Charlotte, di cui si è innamorato, è sparita. 
 

 il conte di cagliostro

'NGRELLE

Il suo Dio era la cabala. Il lotto. In una tasca migliaia di fogliettini. Sopra una infinità di numeri. Quando li estraeva, era una sorta di magia, un rito. Sebbene raccolti insieme, alla rinfusa, mescolati a noccioline o granelli di terra o ciuffi d’erba, erano pagine di una profana bibbia da rispettare con sacra solennità. Ambi, terni, quaterne. Un fatto, una parola, un gesto, un sogno: ognuno interpretato attraverso un numero nella sua intima essenza. Tutto ridotto a combinazione scientifica e non casuale. L’incertezza trasformata in certezza, l’imprevisto nel previsto, l’onirico in realtà. ‘Ngrelle così coglieva il significato recondito del destino, sicuro di possederne le forze occulte, di conoscerne i labirintici sentieri. Analfabeta di scrittura e di letteratura, scaltro mestierante della vita. Burattino e burattinaio. Preda e cacciatore.

Un non so che di accattivante si avvertiva nelle sue elaborazioni numerico-cabalistiche; mistero e scetticismo lottavano, si fondevano, convincevano molti. Gli occhiali sulla punta del naso, impartiva vere e proprie lezioni, maestro senza programmi e registro, dimostrava lo stretto legame tra casualità e realtà, tra numero ed interiorità. Con un lapis scheggiato su di un foglio tratteggiava una utopia: raccontava o inventava cunti, aneddoti, assiomi per un calcolo astrale. Filosofo innocente, ingenuo cantore, inconsapevole stregone.

‘Ngrelle giocava con ansia. Ha vinto. Ha perso. Non ha importanza. Nella lotta quotidiana necessitano la tensione, la fede (pur popolana), la finzione di un’altra realtà. La vita non è conteggio di vittorie, un cerchio perfetto. A lui si rivolgevano in tanti, mascherando la propria antica sete di vincita economica con uno sfottò, una ironia leggera. Si fingevano distratti, distaccati. Ma, il gioco era serio, ognuno lo sapeva. ‘Ngrelle, primo fra tutti lo sapeva e ha giocato con la serietà di un bambino, la speranza di un giovane, la baldanza di un adulto, la malinconia di un anziano. Ha distribuito probabilità, abbinamenti. Occasioni di vita.

Soltanto dai tuoni non riusciva a trarre alcun monito o presagio. Anzi, ne era talmente terrorizzato che scappava nella sua misera abitazione per rimanervi rinchiuso sino alla fine del temporale. In tale unica circostanza nessun numero poteva proteggerlo, spiegare l’inspiegabile, vincere il mistero. Una paura infantile. Chissà forse il ricordo delle bombe, della guerra, della morte. Il tuono, la voce rauca dell’inferno.

‘Ngrelle, poi, viveva un’altra dimensione, anch’essa tutto sommato legata al mondo dell’anima, della fantasia. Era la maschera del cinema Vittoria, il custode dei sogni eroici ed erotici delle famiglie e dei giovani montefalcionesi. All’entrata della sala a staccare biglietti, fiero e scrupoloso. All’interno attento al silenzio ed alla compostezza. Per lui assistere ad un film era quasi partecipare ad una cerimonia religiosa. Sulla spalla fili d’erba, le scarpe con i bordi sporchi di fango. Il duro lavoro nei campi era lontano, dimenticato. Restava l’odore di terra bagnata. ‘Ngrelle a rincorrere tra le poltroncine di legno i ragazzini, che pur erano sgusciati nella sala, eludendo la sua severa sorveglianza. A seguire anche lui le vicende di Mosè e di Spartacus con passione, quelle di Susanna e la sua cuccagna con calcolata indifferenza. Portava a spalla i cartelloni di compensato con le locandine spillate del film in proiezione, di quello in programmazione; li poggiava ad un muro in piazza, legandoli al cancello o al cornicione con lo spago in caso di vento; li riprendeva, caricandoseli sempre sulle spalle, prima che terminasse l’ultimo spettacolo. Uomo-sandwich d’altri tempi. Orgoglioso di un mondo affascinante e magico, che lui propagandava e portava sulle spalle. Popolano Atlante!

E i nomi delle attrici e degli attori, quelli dei registri, i titoli dei films, le trame erano la sua più geniale invenzione: storpiati, sì, ma mitici. Tutto diventava nuovo, straniero, elaborato dalla cultura contadina, pronunciato con suoni antichi. La storia è tramandata così, quella minore e rude, con parole dimenticate, con racconti mai scritti.

 Il cinema Vittoria chiuse. Ngrelle si sarà sentito attore non più famoso, personaggio non piùnecessario. Se ne stava tutto il giorno nella piccola casa sul castello, usciva raramente. Una finestrella era sempre aperta, d’inverno e d’estate. Chi passava di lì urlava un nome, un sogno, un fatto. Dall’interno dicono che rispondesse sempre un numero buono per tutte le ruote.

il GIOCO del LOTTO nel BERGAMASCO

La foto ritrae alcuni commercianti lanieri di Gandino saliti a vendere le loro lane a Goteborg, in Svezia, che nel 1862 era uno dei luoghi più affermati del mercato laniero europeo.Tra di essi un discendente di Rocco Rottigni, gestore del LOTTO e antenato della signora Dionisia Rottigni e Lucia Rottigni Tamanza. Una vecchia foto, il GIOCO del LOTTO, la Valgandino e un sacerdote, morto in odore di santità, benefattore di Ugo Foscolo. Storie antiche, diverse ed anche contraddittorie, con protagonisti i membri di una stessa famiglia. Il LOTTO dunque ha avuto risonanze storiche anche in Bergamasca, appunto in Val Gandino, in quanto concessionari del gioco, furono ricchi mercanti di pannilana che tanto seppero conquistare credito e fama in Austria, Ungheria e Germania, ma che persero molto denaro nella gestione del LOTTO. Insomma anche allora la passione per la cabala si rivelò un’infida impresa. La fotografia scattata nel 1862 è legata allla vicenda che stiamo per raccontare in quanto nel gruppo di lanieri gandinesi, in bella posa davanti all’obiettivo del fotografo di Göteborg, dove erano saliti per commerciare le loro lane, c’è anche un bisavolo della signora Lucia Rottigni Tamanza che ci ha inviato la preziosa immagine e una ricca documentazione.Il GIOCO del LOTTO, d’antica istituzione (pare che abbia avuto origine a Genova nel XVI secolo quando si scommetteva sull’annuale sorteggio dei cinque senatori della Repubblica tra 90 candidati), sta conoscendo di questi tempi una nuova giovinezza per via di quel Superenalotto che mette in palio cifre da capogiro e che su questa nuova «follia collettiva» degli italiani ha scomodato esperti in statistica, sociologia, costume, morale.Una mania che però rivela anche un altro risvolto dove protagonista diventa, oltre alla cabala, anche la magistratura che ogni giorno, è cronaca fresca, tira fuori nuovi episodi del colossale imbroglio allestito attorno alle ESTRAZIONI del LOTTO. Davvero niente di nuovo sotto il sole: nei primi decenni del secolo scorso anche i bergamaschi furono protagonisti di un’ingegnosa truffa ai danni del governo austriaco quando i NUMERI della RUOTA di BERGAMO venivano segnalati al «CENTRO LOTTO» di Milano prima della chiusura delle giocate, dando luogo a consistenti vincite.
Ma la storia che riguarda il
LOTTO e la Val Gandino è ancora più antica risalendo infatti ai tempi dell’impero di Maria Luisa d’Austria che con un editto promulgato il primo febbraio del 1757, concedeva ai fratelli Rottigni, il più anziano era Rocco, peraltro già concessionari di imprese e negozi dello Stato di Milano, un privilegio-pagato salatissimo anche a quei tempi- che comprendeva l’appalto del sale e del cosiddetto «GIOCO del LOTTO di GENOVA».Ma l’impresa non finì bene. Del resto Maria Teresa d’Austria nel suo editto aveva ben messo in guardia gli industriosi gandinesi: «Concediamo alli detti fermieri generali di Milano un privilegio privativo per il restante tempo pattuito cioè fino all’ultimo di marzo 1762 , dentro del qual tempo potranno continuare il cosidetto GIOCO del LOTTO di GENOVA a loro rischio, pericolo e così a loro guadagno e perdita…».
Restò solo il rischio perché l’ipotizzato guadagno con la GESTIONE del LOTTO di Genova non ci fu affatto e finì non troppo bene per Rocco Rottigni che si trovò alla fine, con la batosta finanziaria subita, impegolato in un processo per fallimento.Insomma, se una lezione si può trarre
dall’esperienza infausta del Rottigni, che per altro ebbe meriti notevoli per l’ardire di certe sue imprese e per certe innovazioni apportate nei mercati di quei tempi, è che ancor oggi bisogna saper resistere alle lusinghe di un gioco spesso infido.

Ceccardo Roccatagliata Ceccardi~

Carissimo Antonio, spero che avrai ricevuto la mia raccomandata e che starai provvedendo. La settimana scorsa mi ero rivolto agli studi astronomici anzi   astrologici ed è avvenuto che uscì dall’urna [ … ] del regio lotto un 2 – 4 – 6 da me indovinato ma non giuocato. Ora ci avrei tre numeri che ti pregherei di giuocar tu costì perché più non faccio in tempo. Per tutte le ruote, s’intende, e non più di tre lire, due per il terno, e uno per l’ambo, che se [ … ] almeno a [ … ] quelle [ … ] per altre due volte. Ti prego, (giacché so che tu [ … ] ti fidi qualche volta di me,) di non ripor troppa fiducia nel mio volo astrologico. Puoi giucar tu pure ma non [ … ] perché in fondo dovrei aver vinto la settimana scorsa… I numero sono. 10 – 47 – 50 (tutte le ruote lire 2 terno; lire 1 ambo. T’abbraccio. Tutto tuo fraternamente [ … ] Ceccardi. P.S. Gradirò un tuo rigo. Hai letto nelle Cronache d’Arte l’articolo di Alberico Fiori. Perché non [ … ] mai? Perché dimenticarmi così? Ti ho forse offeso in qualche modo? – Non lo credo. Ti sarò per molto grato se parlerai a [ … ] dell’edizione e delle mie povere cose. [ … ]! [ … ] Adolfo e a Virginio. Salutami la signora. 

PEPPINO,TITINA e EDUARDO de FILIPPO

La fortuna ci assiste (ma solo sul grande schermo)
«Direttò, questa sarebbe una buona occasione per chiedere al Papa tre numeri buoni da giocare al lotto».

Persino in udienza privata dal Pontefice con tutta la compagnia dei De Filippo, Tina Pica, indimenticata caratterista, non poteva rinunciare alla sua passione divorante, quel gioco del lotto che unisce fede e superstizione. La frase sussurrata all’orecchio del capocomico Eduardo è l’emblema di una tradizione tutta partenopea che ha furoreggiato al teatro e al cinema soprattutto tra gli anni Quaranta e Cinquanta, ma che in realtà non si è mai arrestata. Il Leitmotiv di queste pellicole è quello dell’impiegato tartassato, del poveraccio dei bassi napoletani che vede la vita come una Smorfia ininterrotta, che spera di sognare un parente defunto che gli dia qualche numero, che prega San Gennaro anche so
lo per un misero ambo.

TAVERNA-MUSEO: FELICISSMA SERA

Si chiama ‘Felicissima Sera’, è la taverna-museo intitolata a Mario Merola, cantante e attore della ‘sceneggiata’ napoletana. Il ristorante, voluto dai figli del ‘mito’, si trova a Posillipo, a pochi passi da piazza Salvatore Di Giacomo.

il NUMERO del SEGNAPOSTO del TAVOLO RICORDA la PASSIONE di MARIO MEROLA per il GIOCO del LOTTO

Tra le passioni di Merola, il gioco del lotto. I numeri in plexiglas dei segnaposto ricordano il suo vizio

ALBINO de FILIPPIPEPPINO de FILIPPO

 

il GENERALE DELFINO

ANTONIO GRAMSCI

HONORE de BALZAC

 BENEDETTO CROCE

Gabriele D'Annunzio

il VITTORIALED''ANNUNZIO GIOCA al LOTTOD'ANNUNZIO: DETESTAVA I NUMERI PARI, CHE PERO' GIOCAVA AL LOTTO

D'ANNUNZIO: DETESTAVA I NUMERI PARI, CHE PERO' GIOCAVA AL LOTTO
IMPRESSIONI di NAPOLICharles Dickens

Nella vita di Napoli vi è un elemento stupefacente, sul quale conviene soffermarsi un attimo: il gioco del lotto.

È diffuso in gran parte dell’Italia ma trova qui, per l’importanza che ha e per gli effetti che produce, il suo naturale luogo d’elezione. L’estrazione avviene ogni sabato. Il gioco del lotto garantisce allo Stato introiti immensi e diffonde fra i poverissimi un gusto per l’azzardo che, mentre giova a riempire le casse dell’erario, rovina loro del tutto. La giocata minima è un grano, meno di un nostro farthing. In una cassetta si mettono cento numeri che vanno dall’uno al cento compreso. Se ne estraggono cinque, che sono i numeri vincenti. Compro tre numeri. Se ne ‘esce’ uno, vinco un premio esiguo; se ne escono due, vinco una somma pari a qualche centinaio di volte la posta; se ne escono tre, tremilacinquecento volte la posta. Punto (o, come dicono qui, «gioco») quello che posso sui miei numeri, e compro i numeri che voglio. Pago la puntata al banco del lotto, dove si acquista il biglietto che reca scritta l’entità della puntata stessa.In ogni banco del lotto si trova un libro, una specie di «Divinatore Universale del Lotto», che contiene tutti i casi e tutte le circostanze possibili, corredati ciascuno di un numero corrispondente. Immaginiamo di fare una puntata di due carlini (circa sette pence] e di imbatterci, mentre ci rechiamo al botteghino del lotto, in un negro. Una volta arrivati, diciamo con aria grave: «Il Divinatore». Ce lo porgono dal banco, con l’aria di chi sa di trattare un affare di grande importanza. Cerchiamo la voce «negro». Vi corrisponde un certo numero. «Datemi questo». Cerchiamo «imbattersi in qualcuno per strada». «Datemi questo». Cerchiamo perfino il nome della strada. «Datemi questo». E così, abbiamo i nostri tre numeri.

Se crollasse il tetto del San Carlo, sarebbero talmente in tanti a giocare i numeri che nel Divinatore corrispondono a un simile avvenimento, che il Governo vieterebbe subito di puntare su codesti numeri, per non correre il rischio di rimetterci. Non accade di rado. Non molto tempo fa si verificò un incendio a Palazzo Reale e tutti corsero a giocarsi «il fuoco», «il re» e «il palazzo», tanto che ad un certo punto si dovettero sospendere le scommesse sui numeri che nel Libro Aureo corrispondono a tali parole. Il popolino ignorante crede che ogni caso, ogni avvenimento, sia una specie di visione tanto per chi vi assiste che per chi vi prende parte, e che abbia un rapporto diretto col gioco del lotto. Vi sono delle persone, ricercate da tutti, che per i sogni fortunati hanno un vero talento, e dei preti a cui capita abitualmente di ricevere i numeri fausti nelle loro visioni.

Mi raccontarono la storia di un cavallo imbizzarrito che ad un angolo di strada aveva scaraventato giù un uomo, lasciandolo moribondo. Il cavallo era a sua volta inseguito da un uomo che procedeva a velocità tale che si trovò sul luogo della disgrazia immediatamente dopo che questa si era verificata. Costui si gettò in ginocchio presso lo sfortunato cavaliere e gli afferrò la mano con l’espressione più afflitta di questo mondo. «Se vi è ancora vita in voi», disse, «ditemi una sola parola! Se vi resta un fiato di voce ditemi, per amor di Dio, quanti anni avete, affinchè io possa giocarmi questo numero al

 lotto!».

il LOTTO a TORRE del GRECO attuale ricevitoria

“U figlio ‘ddu pustière”

di Peppe D’Urzo

Il lotto è un gioco di sorte che risale, probabilmente, a prima dell’unità d’Italia (Regno d’Italia, 17 marzo 1861); in Italia è gestito dallo stato in regime di monopolio e che consiste nell’estrazione di cinque tra i primi novanta numeri, con vincite in denaro; ci sono stati anche periodi in cui il governo elargiva, per i fortunati vincitori, anche beni immobili ed in natura.
A Torre del Greco i primi “bancolotti” (uffici dove si ricevevano le giocate) sono sorti, se la memoria non ci inganna, al corso Umberto I, in via D. Colamarino, p.zza L. Palomba e, man mano, in altri punti della città.
Attualmente chi continua, ma per pura passione, a svolgere l’attività di gestore, ereditandola per tradizione familiare, è Stanislao Raiola, nato a Torre del Greco il 09.02.1926, da Martorelli Concetta e da Giuseppe, detto “Raimir” (1897-1982), poeta, scrittore e musico, nato, vissuto e morto nella nostra città.).
Giuseppe era ricordato anche come “‘U pustière“, cioè impiegato del bancolotto, il ricevitore delle puntate. Partecipò alla prima guerra mondiale e fu fatto prigioniero (internato); ex tranviere con biglietto “gratis” ai concittadini; lavorò, in seguito, nei locali, come gestore del lotto, al c.so Umberto I (di fronte alla Chiesa del Rosario, attuale civico 93); nei pressi dell’attuale Banca di Credito Popolare (al civico 7, il cui titolare si trasferì all’inizio di via Gradoni e Canali e in questo locale, gestito da Cimmino, si vendeva in precedenza la lana); nella ridente cittadina costiera di Massalubrense (NA), e di nuovo al c.so Umberto I n. 51, quasi al centro del corso (“‘Mrniez a San Gaetano“, al presente “Lotto, Superenalotto, Totip, lotterie, ecc.
Stanislao (“Stanise”), originario dl I° vico Orto Contessa, frequentò le scuole elementari in via Teatro, attiguo allo storico e mitico teatro Garibaldi; indossò, come la dottrina pragmatica dell’epoca esigeva, la divisa da balilla, partecipando a varie esercitazioni e manifestazioni; poi la scuola d’avviamento al v.le Castelluccio (preside Grillo).
A dodici anni, emulo del padre, imparò il mestiere, cominciando già a trascrivere le “cupielle” (copie dei numeri sulle matrici).

bancolotto

Dal dopoguerra riprese a lavorare col padre; l’1.06.1948 fu assunto come impiegato per concorso del Ministero delle Finanze, nella

Ricevitoria n. 161 al c.so Umberto 1 n. 51, fino al 1952; poi, alla Ricevitoria n. 162 in via D. Colamarino; reggente a Napoli, zona Sanità al Supportico Lopez; di nuovo a Torre; nel 1972 la nomina a ricevitore in quel di Isernia, Castellammare di Stabia ed infine a Torre. In pensione dal 1987.
Milite esente, coniugato con Maria Sorrentino; sei figlie femmine, di cui tre collaborano e lavorano nell’attuale esercizio di ricevitoria.
‘U figlio ‘ddu pustiere“, quasi ottantenne, ma con spirito giovanile, dal forte carattere, uomo navigato nell’esperienza, un po’ intrigante e scettico, precisa che i bancolotti, divenuti  ricevitorie negli anni ’50 e ’60, non sempre hanno avuto vita facile, portando gravi passivi al Governo; infatti, nel 1894 l’allora ministro delle Finanze, Borselli, relazionò al Re Umberto diversi reclami, dovuti alle tantissime anomalie da parte dei dipendenti che manomettevano le ricevute; furono queste ultime, in seguito, stampate con i dovuti importi; un’altra acuta osservazione: le giocate al lotto sono spesso frutto del caso; questo accade al sud Italia; al nord si è più calcolatori e si versano nelle casse dello Stato più soldi… Nella sua ricevitoria si sono registrate vincite importanti, ma mai di grossa entità

Eduardo Di Capua e Vincenzo RussoFILASTROCCA a VOCE BASSA di GIANNI RODARIil cappello del preteMARCO PAOLINIabolizione lottoreintroduzione del lottto

PERSONAGGI,POETI, AVVENTURIERIultima modifica: 2011-10-19T23:35:00+02:00da io-ei90numeri
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